L’iniziativa popolare ipotizzata non potrebbe rimediare alle cappellate già commesse
Christoph Blocher ha annunciato il lancio di un’iniziativa popolare che garantisca la neutralità della Svizzera.
L’iniziativa popolare ovviamente varrebbe – se approvata – solo per il futuro. Non potrebbe porre rimedio allo scempio attuale. La neutralità svizzera è infatti stata rottamata senza remore dai camerieri bernesi di Bruxelles per correre dietro ai loro padroni dell’UE.
Un parossismo sfascista culminato nella demenziale ed irresponsabile partecipazione del presidente della Confederella, il “medico italiano” (cit. Corriere della Sera) Ignazio Cassis, PLR, ad una manifestazione di piazza a sostegno dell’Ucraina. Nemmeno i presidenti dei paesi della NATO, quelli che mandano le armi a Kiev, si producono in simili cappellate. Difficile immaginare una minore considerazione (eufemismo) per la neutralità elvetica!
Non ci crede più nessuno
Già prima di questa iniziativa del Cassis – dove sono gli altri membri del governicchio federale? Non hanno nulla da dire? – la neutralità svizzera era diventata una barzelletta, oggetto di lazzi e frizzi a livello internazionale. Figuriamoci dopo.
La realtà è che oggi alla neutralità elvetica non crede più nessuno. E sono patetici i soldatini della partitocrazia (liblab in primis), che vanno in giro a cianciare che no, la Confederella è ancora neutrale, che non è la prima volta che adotta sanzioni, che blablabla.
Ma su che pianeta vivono costoro? Quando i giornali di tutto il mondo titolano che “la Svizzera ha rotto la storica neutralità”; quando i governi dell’intero globo terracqueo dicono la stessa cosa; quando la Russia iscrive il nostro Paese sulla sua lista nera, vuol dire che la Svizzera non è più neutrale. Punto. Per essere neutrali bisogna anche essere riconosciuti come tali. E’ evidente che non è più così.
Miliardi a Dubai
Questo scempio avrà pesanti conseguenze. Il prezzo lo pagheranno i cittadini elvetici.
Esempio: le sanzioni ai cosiddetti oligarchi, che sarebbero poi dei borsoni russi ritenuti vicini a Putin e dunque (?) politicamente influenti. (Tra parentesi, se la definizione di oligarca è quella testé citata, allora anche il $indakato ro$$o UNIA va considerato un oligarca: ha un patrimonio di UN MILIARDO e mena il torrone in politica).
Prima cosa: come ha scritto il filosofo Carlo Lottieri in un recente intervento sul CdT, “Non è violando i diritti dei singoli che si può operare a restaurare il diritto là dove esso è stato calpestato o perfino dissolto”.
Seconda cosa: appare evidente che lo “zar” se ne impipa del parere altrui e dunque questi “oligarchi” non hanno alcuna influenza reale sull’invasione dell’ Ucraina.
Terza cosa: se il punto è che gli “oligarchi” si sono arricchiti incamerando le risorse della Russia, questo non è affare della Svizzera, tanto più che al popolo russo sembra andare bene così.
Ma soprattutto, quarta e più importante cosa. E’ evidente che prima o poi i beni degli “oligarchi” che il governicchio federale ha deciso di congelare per correre dietro alla fallita UE dovranno essere scongelati. In particolare i conti bancari. Impossibile sapere di che cifre si tratti. C’è chi stima 150 miliardi di franchi bloccati a clienti russi della piazza finanziaria elvetica; chi immagina siano ancora di più. Nel momento in cui questi patrimoni stellari verranno sbloccati, qualcuno immagina che rimarranno in Svizzera? Bisogna essere caduti dal seggiolone da piccoli! I soldoni dei russi andranno a Dubai, o in qualche altra piazza offshore, dove già si fregano le mani. Quante migliaia di posti di lavoro genera la gestione di questi patrimoni? Che gettito fiscale comporta? E’ chiaro che questi posti di lavoro e questo gettito fiscale la Svizzera li ha ormai persi.
Indotto perso
E come la mettiamo con l’indotto che i ricconi russi generano in vari settori economici del nostro paese, pensiamo solo al turismo e al segmento del lusso? Fino all’altro giorno gli “oligarchi” erano clienti riveriti. Oggi – nell’isteria collettiva alimentata dalla stampa di regime – sono visti con imbarazzo e fastidio. Al punto che St Moritz ha presentato un reclamo contro un servizio della SSR che presentava la rinomata località engadinese come un paradiso per borsoni russi. Da notare che il servizio in questione è stato confezionato servendosi di immagini ed interviste vecchie di anni, ma spacciate per attuali. E poi la SSR ha il coraggio di spacciarsi come baluardo contro le fake news? Ma non facciamo ridere i polli! Avanti con l’iniziativa per il canone Serafe a 200 Fr!
E’ comunque significativo che il comune St Moritz si sia sentito in dovere di precisare che i russi rappresentano solo una piccola percentuale dei suoi turisti. Come se ospitare turisti russi fosse un reato.
L’indotto generato dalla presenza sul nostro territorio, stabile o stazionaria, di ricchi russi, per il futuro la Svizzera se lo può scordare.
Man bassa
L’iniziativa popolare annunciata da Blocher non potrà porre rimedio alle cappellate già commesse. Se approvata, potrà però (forse) evitare che quanto accaduto si ripeta. Soprattutto, essa ridarà forza, anche simbolica, alla neutralità svizzera. La partitocrazia internazionalista e xenofila la sta picconando da anni. L’attuale sfacelo non è che l’epilogo di un lungo processo. Un processo che comprende anche il lavaggio del cervello, ad opera della stampa di regime (quella che sognava di MUNGERE più sussidi pubblici), contro la “neutralità moralmente (?) insostenibile”.
Sul fatto che, in caso di lancio, l’iniziativa pro-neutralità farà man bassa di firme, non sussistono peraltro molti dubbi. Solo i media mainstream con i loro sondaggi farlocchi si ostinano a sostenere che la maggioranza della popolazione elvetica approverebbe la rottamazione della neutralità operata governicchio federale. Ma andate a Baggio a suonare l’organo!
Lorenzo Quadri