I sette nani, succubi dell’UE, gettano nel rüt i principi fondanti della Svizzera

Anche sulle sanzioni alla Russia i camerieri bernesi di Bruxelles si sono accodati servilmente ed integralmente ai desiderata (Diktat) degli eurobalivi. Questo significa, e non c’è panzana che tenga, che la nostra neutralità è stata rottamata. Non esiste più. Ormai siamo alla “ripresa automatica” delle decisioni europee: quella prevista dallo sconcio accordo quadro istituzionale, e che viene ora sdoganata.

La calata di braghe del governicchio federale è stata appoggiata lunedì dalla partitocrazia in Consiglio nazionale dopo un dibattito il cui squallore avrebbe fatto arrossire Montecitorio (con tutto il rispetto).

Non ci sogniamo certo di difendere l’invasione dell’Ucraina da parte di Putin. E’ un’azione scellerata. Neutrali non vuol dire ciechi. Giusto condannare. Giusto non farsi utilizzare per aggirare le sanzioni altrui. Le sanzioni elvetiche, però, sono controproducenti sotto ogni aspetto. Alla Russia fanno il solletico. Espongono la Confederella a contro-sanzioni. Ma soprattutto,affossano la nostra neutralità. E, con essa, la possibilità per la Svizzera di rendersi concretamente utile alla pace in Ucrainaoffrendo i propri celebrati “buoni uffici”: quelli che hanno contribuito alla reputazione del nostro Paese nel mondo.

Evidentemente qualcuno finge di non capire che le sanzioni svizzere non fanno avanzare di un millimetro il processo di pace; anzi. Una Svizzera che starnazza nel coro non serve a nulla. E’funzionale solo al lavaggio della coscienza di qualche politicante che così, nei propri film mentali, può autoconvincersi di “essere dalla parte giusta della storia”. Ridotto all’inutilità, ma “dalla parte giusta”. Pori nümm. Ed intanto negli USA ci sfottono.

Lorenzo Quadri

A pagina 2

 

 

Dida:

I “sette nani” sempre più asserviti alla Von der Divano