Nessuna sorpresa: Cantoni e Confederazione a bocca asciutta. Avanti con i risparmi!
Il Mattino l’aveva previsto già parecchi mesi orsono. E puntualmente è successo: la Banca nazionale svizzera (BNS) ha annunciato che quest’anno non verserà dividendi. Né ai Cantoni,né alla Confederella. Con una perdita di 142 miliardi di franchi (ma qualcuno si rende conto di cosa sono 142 miliardi?) nei primi 9 mesi dell’anno di disgrazia 2022, non ci voleva certo il Mago Otelma per indovinare che sarebbe andata a finire così.
Tuttavia il Cantone, ma anche Berna, le entrate le ha incautamente inserite a preventivo. Per il Ticino mancheranno all’appello 137 milioni di franchetti: non proprio noccioline. Sicché il buco di 80 milioni previsto per il 2023 si allargherà fino a superare i 200 milioni! Apperò!
Davanti ad un simile scenario, s’impongono alcune sempliciconsiderazioni.
Prima considerazione
Il direttore del DFE, il PLR Christian Vitta, ieri sui media commentava che “già nel 2023 occorrerà fare uno sforzo per contenere il disavanzo”. Chiaro che occorrerà contenere il disavanzo; ma che nessuno si sogni di farlo mettendo le mani nelle tasche dei contribuenti! Oltre alla votazione popolare delloscorso maggio sul risanamento dei conti cantonali senza aggravi fiscali, è evidente che dalla Lega e dal Mattino arriverà un’opposizione durissima ad ogni tentativo (diretto o indiretto) di aumentare tasse, balzelli ed affini a danno dei cittadini e delle imprese!
Il Ticino non ha un problema di entrate, di gettito fiscale. Il problema è la spesa pubblica andata fuori controllo. Come pure l’amministrazione cantonale gonfiata come una rana, che costa un miliardo all’anno e che si inventa il lavoro. E’ dunque evidente che i risparmi andranno fatti a tali voci. Ovvero sul fronte delle uscite! E che nessuno si sogni di infinocchiare i cittadini con qualche fregnaccia sulla “simmetria” tra risparmi ed entrate! Chiaro il messaggio, vertici liblab del DFE?
Seconda considerazione
Date le circostanze, e stante la necessità di risparmiare anche sul funzionariato, è ancora più evidente che di calare le braghe davanti alle pretese della cosiddetta ErreDiPi, ovvero la rete a difesa delle pensioni (ma solo di quelle degli statali), non se ne parla proprio. Il tasso di conversione dell’istituto previdenziale cantonale andrà dunque ridotto dall’attuale, insostenibile 6.17% al 5% senza che il datore di lavoro – ossia il Cantone, ossia il contribuente – ci metta un centesimo di compensazione! In caso contrario, lo ribadiamo per l’ennesima volta (repetita iuvant), sarà referendum.
Terza considerazione
Per le perdite mostruose della Banca nazionale, che si è farcita di valuta estera stampando moneta nel tentativo abortito di indebolire il franco, qualcuno dovrà pur fornire delle spiegazioni!
Negli ultimi 15 anni, la BNS ha moltiplicato le proprie riserve stampando moneta. Ad inizio 2022 la Banca nazionale disponeva di un portafoglio investito in valuta estera di 966.20 miliardi di franchi, il 25% in azioni ed il 75% in obbligazioni, molte delle quali con un investimento di lunga durata. Un profilo di rischio che pone degli evidenti interrogativi. Specie in un contesto di tassi al rialzo.
Sulla borsa USA, la BNS investe in quasi 2800 titoli, comportandosi come il gestore di un fondo di investimento. Ma le ha le competenze e le risorse necessarie a gestire un simile volume di transazioni?
Anche detenere quasi il 100% del bilancio in valuta estera rappresenta un notevole rischio. Oltretutto senza i franchi non si può investire in società e debitori elvetici.
Chiaro che in queste circostanze non c’è da stupirsi se si bruciano miliardi come fossero coriandoli! Eppure, incredibilmente, dal fronte della politichetta (in genere logorroica) tutto tace! Governicchio federale e partitocrazia non emettono un cip. I vertici dell’istituto, dal canto loro, nemmeno si sognano di scusarsi; figuriamoci di assumersi le proprie responsabilità! La Lega, per il tramite di chi scrive, nei giorni scorsi ha presentato un atto parlamentare a Berna sulla disastrosa situazione della BNS.Attendiamo le risposte!
Lorenzo Quadri