Dal profilo finanziario non cambia niente. Quanto alla cooperazione internazionale…
I kompagnuzzi euroturbo, quelli che nel programma elettorale hanno l’adesione della Svizzera alla fallita UE, pur di fare il lavaggio del cervello al popolazzo e convincerlo che bisogna calare le braghe davanti ai balivi di Bruxelles, si attaccano al “famoso” (?) programma di ricerca Horizon Europe. La Confederella, come sappiamo, ne è stata tagliata fuori per ripicca. E i $inistrati strillano alla catastrofe, che va evitata a tutti i costi (?). Addirittura, il kompagno consigliere nazionale Eric Nussbaumer (Eric chi?) pretendeva di raddoppiare il contributo (pizzo) di coesione per ottenere l’associazione al programma UE!
Il caso Erasmus
Non è certo la prima volta che la casta tenta di servirsi della ricerca per sdoganare invereconde cessioni di sovranità a Bruxelles. Si ricorderà che, dopo il “maledetto voto” del 9 febbraio 2014, gli eurobalivi bloccarono i programmi Erasmus. I kompagnuzzi, la stampa di regime e gli ambienti universitari – colonizzati da intellettualini rossi – si misero a strillare. Poi si “scoprì” che i programmi in questione avevano costi esorbitanti, ma ci partecipavano due gatti. Quindi, tutto un bluff.
Catastrofismo farlocco
Con Horizon si ripete lo stesso desolante copione incentrato sul catastrofismo farlocco. Ma davvero la non-associazione della Svizzera ad Horizon rappresenta la tragedia che qualcuno vorrebbe farci credere? No, ovviamente.
Al tema è dedicato un interessante articolo pubblicato sul Bollettino ASNI (Associazione per una Svizzera neutrale ed indipendente) di dicembre, firmato dal Dr. Iur. Richard Wengle.
Ebbene, dall’analisi – lunga e dettagliata – emerge che di svantaggi concreti causa mancata associazione ad Horizon ce ne sono ben pochi. Quindi: gli ambienti universitari non starnazzano per problemi reali. Si agitano perché costoro bramano, per motivi ideologici, lo sconcio accordo quadro istituzionale e la svendita della Svizzera.
Chi paga?
Dal punto di vista finanziario, l’associazione o meno ad Horizon non cambia nulla. Da un lato perché in Svizzera la principale finanziatrice della ricerca è l’industria. Dall’altro perché – come noto – i 6 miliardi che la Confederella avrebbe dovuto versare all’UE per partecipare ad Horizon per il periodo 2021-2027 sono rimasti in patria. Quindi possono essere usati per sostenere progetti di ricerca che si sviluppano, oltre che nell’UE, anche al di fuori della medesima.
Inoltre, i centri di ricerca internazionali che effettuano gli investimenti maggiori, come il CERN o l’istituto Paul Scherrer, “sono legati tra loro da contratti a lungo termine”: non risentono, pertanto, della mancata associazione.
Quanto alla cooperazione, assicura Wengle, funziona meglio tramite i contatti personali tra ricercatori o tra università. Infatti “se, per ragioni politiche, si devono coinvolgere partner di molti paesi, che però sono in grado di portare solo contributi marginali all’obbiettivo della ricerca, allora la cooperazione diventa laboriosa e costosa”.
A ciò si aggiunge, e non sorprende, l’enorme sforzo amministrativo necessario a preparare le richieste di finanziamento da presentare agli organismi europei. Sforzo che nella maggior parte dei casi è vano, dal momento che l’82% delle domande viene respinto.
Abituarsi a stare senza
Visto poi che nella sua meschinità la fallita UE utilizza i programmi Horizon come mezzi di ricatto nei confronti della Svizzera, sperando di spingere in questo modo la pavida partitocrazia federale a versare miliardi dei contribuenti ed a cedere sovranità, è chiaro che non si può fare affidamento sui finanziamenti da essi previsti: dipendono dai capricci degli eurobalivi.
La Svizzera farà dunque bene ad abituarsi a stare senza questi programmi: le conseguenze negative sono irrisorie. Tanto più che – a maggior ragione dopo la Brexit – le più prestigiose Università del mondo si trovano al di fuori dell’UE. Senza dimenticare che gli stessi funzionarietti di Bruxelles, bandendo la Confederella da Horizon, escludono anche le sue eccellenze. In questo modo danneggiano in prima linea la ricerca nei loro paesi membri.
Il mondo è assai più grande della DisUnione europea in declino. Specialmente quando si parla di ricerca scientifica. Altro che farsi ricattare da Bruxelles!
#swissexit