Njet al divieto di burqa

Ma in Ticino c’è stata una votazione popolare. Attendiamo al varco l’Assemblea federale

Ma guarda un po’: il Tribunale costituzionale di Basilea Città ha stabilito la scorsa settimana che il divieto di burqa sarebbe anticostituzionale. La corte basilese si è determinata su un ricorso contro una decisione del Gran Consiglio del semicantone, che aveva dichiarato irricevibile un’iniziativa dei giovani Udc che proponeva di introdurre un divieto di mascherarsi in pubblico.

Quando i legulei dei tribunali si mettono a fare politica è sempre un brutto segno. Ed è quasi matematico che saltino fuori disastri. Tanto più che non sta di sicuro a dei giudici decidere se una proposta politica è adatta o necessaria. Se vogliono fare politica, i legulei in questione si mettano in lista, si facciano eleggere, e poi faranno tutte le valutazioni politiche del che vorranno.

 Divieto plebiscitato

In Ticino il divieto di mascheramento del volto, che comprende quindi anche il divieto di girare in burqa, è stato plebiscitato in votazione popolare a seguito di un’iniziativa costituzionale. Iniziativa che venne lanciata dal Guastafeste Giorgio Ghiringhelli ed attivamente appoggiata dalla Lega, e che raccolse facilmente 12mila sottoscrizioni (per la riuscita ne sarebbero bastate 10mila). Quindi la situazione di partenza è ben diversa da quella basilese, dal momento che ci troviamo davanti ad una decisione del popolo sovrano.

L’azzeccagarbugli da aula giudiziaria che si mette a cavillare su una decisione popolare lo vogliamo proprio vedere. Dalla scorsa domenica gli eurobalivi falliti di Bruxelles si sono dovuti rendere conto che il popolo è ancora sovrano. La stessa consapevolezza dovranno acquisirla eventuali giudici, anch’essi privi di qualsiasi straccio di legittimità democratica, ai quali frullasse nella zucca l’intenzione di contestare un responso delle urne.

 

Burqa vs Occidente

Che Basilea città, cantone di $inistra che ha votato No all’iniziativa contro l’immigrazione di massa, fosse anche contrario al divieto di burqa, non sorprende più tanto. Da notare le motivazioni date dai giudici per la loro decisione: l’interesse pubblico sarebbe tutto da dimostrare ed il divieto di burqa sproporzionato ed inutile. Silenzio, hanno parlato dei pozzi di scienza!

 Qui qualcuno non ha capito da che parte spunta il sole.

Il Burqa non è solo un brutto pezzo di stoffa. Il Burqa è la negazione dei principi della nostra società liberale (non in senso partitico…), cristiana e occidentale. Indossarlo – o costringere altre persone ad indossarlo – è la dimostrazione della più totale e sfacciata intenzione di vivere in Svizzera approfittando dei vantaggi che ciò comporta ma rifiutandone le tradizioni, la cultura, le radici, i modi di vita. Gente con simili intenzioni può fare solo due cose: o cambiare radicalmente (improbabile) oppure tornare da dove è venuta.

Quindi dei legulei non eletti da nessuno (certo non dal popolo) che comodamente siedono in un tribunale (posto di lavoro ben remunerato e garantito a vita) vengono a raccontarci che la difesa del modello di società occidentale non rappresenta un interesse pubblico:  semplicemente vergognoso!

 Attendiamo al varco

Certamente il segnale che giunge da Basilea città non è dei più rallegranti in vista della decisione sul conferimento della garanzia costituzionale da parte delle Camere federali al divieto di burqa approvato “alla grande” dal popolo ticinese.

Al momento in cui a Berna si deciderà, comunque, vorremo vedere bene in faccia chi si metterà a starnazzare contro una decisione del popolo sovrano tirando in ballo le solite patetiche fregnacce politikamente korrette ed invocando il ridicolo mantra del “populismo e del razzismo” che ormai non fa più effetto a nessuno; e magari invocando a gran voce anche la multikulturalità completamente fallita.

Se qualcuno – e ciò vale in tutti i campi – sotto le cupole federali pensa di essere nella condizione di prendere sottogamba la volontà popolare, questo qualcuno farà bene a tirarsi assieme. E, come dicevano i nostri vecchi, a farlo “püssee scvelt che in prèssa”.

Lorenzo Quadri