Il Ticino – o meglio: la Svizzera italiana – non ce l’ha
fatta. Il Consiglio nazionale a maggioranza ha deciso di archiviare le due
iniziative cantonali ticinesi che chiedevano di aumentare il numero dei membri
del Consiglio federale da 7 a 9. Il risultato non è una sorpresa. Tutti
sapevano che aria tirava. Varie proposte sono state fatte, negli ultimi anni,
per riformare la composizione del Consiglio federale (c’era anche chi proponeva
di ridurne i membri). Nessuna l’ha spuntata. Quella del nostro Cantone aveva
una particolarità: l’elemento federalista.

Il Ticino manca ormai da 13 anni dal Consiglio federale e,
viste le premesse, l’assenza è destinata a durare. Come rimediare?
Evidentemente non si può contare sulla solidarietà latina che non solo è una
clamorosa bufala – basti pensare all’ostruzionismo romando sul completamento
del tunnel autostradale del San Gottardo – ma in questo caso è pure un
boomerang, specie qualora il rappresentante ticinese rischiasse di andare a
scapito di uno svizzero francese.

L’accusa più frequente che viene rivolta al Ticino, e che
spesso il Ticino si rivolge da solo, è quella di non preparare delle
personalità politiche alla “scalata” al Consiglio federale. In effetti a
tutt’oggi, si fa molta fatica ad immaginare chi tra i politici ticinesi
potrebbe fare il consigliere federale. E tuttavia, se il risultato della
“preparazione” e dell’”addestramento” che in altre parti della Svizzera si terrebbe,
ma in quella italofona no, sono gli attuali 7 membri dell’esecutivo, beh vuol
dire che Oltregottardo, quanto a materia prima, sono messi ancora peggio di
noi. L’unico Consigliere federale diventato tale per merito proprio è stato
Christoph Blocher. Abbiamo visto come è andata a finire. Dimostrazione che il
merito non paga. Non siamo in una meritocrazia. Semmai in un “inciuciocrazia”.
Gli altri Consiglieri federali sono piuttosto la conferma della circostanza,
ovvia, che una carriera politica dipende in massima parte da circostanze
fortuite e non prevedibili, men che meno pianificabili. L’esempio più lampante
è stato quello di Ruth Metzler (qualcuno se la ricorda ancora?). L’ex ministra
di giustizia nel 1999 venne proiettata in Consiglio federale dall’Esecutivo di
Appenzello interno;  di fatto
l’equivalente di un municipio di Locarno. Si trovava nel posto giusto al
momento giusto. Quattro anni dopo venne estromessa dall’Esecutivo: si trovava
nel posto sbagliato al momento sbagliato.

Si tratta ora di capire se per il Ticino è possibile dare una
mano al caso e tornare ad essere rappresentato nel principale esecutivo
elvetico. La proposta di un Consiglio federale a 9 membri era un gesto
d’allarme, una proposta che ha il sapore dell’ultima spiaggia. Visto che con
sette non ce la facciamo ad entrare, aumentiamo il numero dei “commensali”. Un
aumento del numero dei Consiglieri federali avrebbe potuto essere sensato anche
per altri motivi. Ma era chiaro che l’argomento principe era quello di fare
spazio al Ticino. Non è tuttavia un argomento così debole come si è voluto far
credere. Senza la sua componente italofona, la Svizzera non è più tale. A
maggior ragione ora: a seguito della devastante libera circolazione delle
persone il nostro Cantone, confinando con uno stato bancarottiero e con la
disoccupazione alle stelle come l’Italia, si trova in una situazione che non ha
eguali in Svizzera. Da qui la necessità ancora maggiore di poter essere
presenti  nell’esecutivo nazionale.

L’argomento del federalismo amputato è forte. Dove porterà,
non è dato di sapere. Tuttavia una cosa è certa: se l’attuale sistema di
elezione del Consiglio federale in base ad inciuci parlamentari non è neppure
in grado di garantire la salvaguardia del federalismo allora, se il Ticino è comunque
destinato a rimanere fuori, tanto vale puntare con decisione all’elezione
popolare del Consiglio federale. Al meno si avrà, forse, un governo che
rispecchia le aspettative degli elettori e non uno, come quello attuale, che le
prende sistematicamente a pesci in faccia. E che non rispecchia neanche
lontanamente l’orientamento politico del paese, visto che la $inistra ha almeno
tre Consiglieri federali: Berset, Sommaruga e la ministra del 5% Eveline Widmer
Schlumpf.