L’ “Iniziativa per l’autodeterminazione” è indispensabile per salvare la nostra sovranità
E’ riuscita da un paio di settimane l’iniziativa popolare per l’autodeterminazione, lanciata dall’Udc nazionale, che ha raccolto oltre 166mila sottoscrizioni.
L’iniziativa chiede che in Svizzera il diritto svizzero abbia la preminenza. Il che a prima vista sembrerebbe anche un’ovvietà. Ma così purtroppo non è. Infatti ci sono norme costituzionali, votate dal popolo elvetico, che non vengono applicate. Rimangono lettera morta. Il caso più flagrante è quello del “maledetto voto” del 9 febbraio. Ma non è certo l’unico. Un altro esempio è l’espulsione dei delinquenti stranieri. La volontà del popolo sovrano viene sabotata quando non piace all’elite politikamente korretta e spalancatrice di frontiere: leggi Consiglio federale; leggi partitocrazia; leggi burocrati bernesi camerieri dell’UE; leggi stampa di regime; leggi intellettualini da tre e una cicca; leggi legulei dei tribunali; e via elencando.
Le mire della “casta”
Infatti, l’obiettivo della “casta” è quello di trasformare l’aberrante sabotaggio della volontà dei cittadini nella regola. All’élite spalancatrice di frontiere, la sovranità popolare fa proprio schifo, tranne nei casi, sempre più rari, in cui le dà ragione. Di conseguenza essa tenta – ovviamente con la solita tattica del salame, una fetta alla volta – di rottamare la democrazia diretta. I soldatini sono già in marcia. Non è certo un caso se il sedicente “think tank” (traduzione: serbatoio di pensiero (sic!)) Avenir Suisse se ne è uscito con la seguente fregnaccia: bisogna rendere più difficile il lancio di iniziative e referendum. Quindi: bisogna in ogni modo impedire che siano i cittadini a prendere le decisioni importanti per il futuro del paese! Deve decidere la casta!
Ripresa automatica?
I camerieri dell’UE vogliono sostituire il diritto svizzero, formulato su base democratica, con i diktat imposti dagli eurofunzionarietti non eletti da nessuno. Il ministro degli esteri PLR, Didier “dobbiamo aprirci all’UE” Burkhaltèèèr, afferma di volere la ripresa dinamica (ovvero automatica) del diritto comunitario in Svizzera. Questo significa: leggi straniere e giudici stranieri in casa nostra. I firmatari del patto del Grütli fanno piroette carpiate nella tomba grazie a questo ministro liblab! In concreto, la conseguenza della “ripresa automatica” sarebbe che gli svizzeri non potrebbero più decidere, ad esempio, di limitare l’immigrazione o di espellere i delinquenti stranieri. Dovremmo accogliere tutti e (man)tenere tutti: proprio come piace agli spalancatori di frontiere.
Rottamare la democrazia diretta
L’élite politikamente korretta vuole rottamare la nostra democrazia diretta e la nostra sovranità. Questo significa nientemeno che distruggere il modello svizzero. Quello stesso modello con cui la partitocrazia ama riempirsi la bocca – ma solo quando fa comodo, e naturalmente con secondi fini. Davanti alla prospettiva di trovarci i balivi della fallita Unione europea a dettar legge in casa nostra, una forza politica che sia svizzera non solo di nome, scenderebbe in piazza col forcone. Sì perché, per opporsi a simili oscenità, non bisogna essere né nazionalisti e nemmeno di “destra”. Basta essere svizzeri. Eppure non solo questo non accade, ma anzi, la partitocrazia regge giuliva la coda all’introduzione del diritto straniero e quindi allo smantellamento della nostra sovranità e democrazia. Che è poi il presupposto per renderci sempre più succubi della fallita UE.
Spazzar via ogni dubbio
E non ci si venga a raccontare la fregnaccia che i voti popolari sgraditi non vengono applicati perché “c’è confusione con il diritto internazionale” e che le iniziative popolari, naturalmente solo quelle disapprovate dall’élite, creano “insicurezza giuridica”.
Balle di fra’ Luca! A nuocere alla certezza del diritto è solo chi cerca sotterfugi per non applicare la volontà dei cittadini. L’iniziativa per l’autodeterminazione, dunque, sgombera il campo da tutti i dubbi (dubbi peraltro costruiti ad arte per convincere il popolino di aver “votato sbagliato”).
Le decisioni del popolo si applicano senza discussione. La Costituzione federale prevale sul diritto internazionale. In caso di conflitto con norme internazionali, sono queste ultime che dovranno essere adattate alle disposizioni costituzionali; non il contrario. Se l’adattamento non è possibile, si disdice l’accordo internazionale diventato obsoleto. Più semplice e logico di così…
Lorenzo Quadri