Sessione straordinaria del parlatoio federale? Sarà uno squallido teatrino elettorale
La nomina a capo della nuova UBS “extralarge” del ticinese Sergio Ermotti, già CEO della grande banca tra il 2011 ed il 2020, è senz’altro una notizia positiva. Tra gli scopi di questa scelta c’è anche quello di mandare al Paese un messaggio politico di discontinuità con un passato fatto di manager americani ed africani che hanno affossato Credit Suisse. Gente lontanissima dalla nostra cultura, che della Svizzera e degli svizzeri se ne fregava: si circondava di stranieri e pensava solo al proprio tornaconto personale.
Il segnale che si vuole dare con Ermotti è quello del “ritorno alle origini”. Giusto e positivo, ma non bisogna farsi illusioni: i tagli al personale ci saranno comunque. Sia in UBS che in CS. A livello nazionale migliaia, se non decine di migliaia di bancari perderanno il posto ed andranno ricollocati. Con simili premesse, è improponibile che in Ticino vengano ancora rilasciati nuovi permessi per frontalieri nel settore terziario.
Se il diritto d’urgenza può far saltar fuori centinaia di miliardi del contribuente (e della Banca Nazionale) dalla sera alla mattina, anche “solo” a titolo di garanzia, non ci si venga a dire che non può decretare una moratoria su taluni permessi G!
Chiamare alla cassa
Per reggere la coda ai balivi di USA, UE e NATO parte della politichetta vuole addirittura confiscare (ossia RUBARE) i beni dei cosiddetti oligarchi russi: gente che alla Svizzera non ha mai arrecato alcun pregiudizio (anzi). Perché allora a carico dei manager stranieri di CS, che invece hanno danneggiato enormemente il nostro Paese, non si propongono le stesse misure? I soldi requisiti serviranno ad indennizzare, almeno in parte, i collaboratori di UBS e Credit Suisse che perderanno il lavoro.
Intanto l’ex presidente del CdA di CS Urs Rohner ha già messo le mani in avanti dichiarando che lui non restituirà un centesimo dei 52 milioni (!) che si è portato a casa nel giro di sette anni. Ah, ecco.
Un motivo in più per chiamare alla cassa i responsabili del disastro. Questa deve essere una priorità politica.
Pompare la burocrazia?
L’ultima cosa che serve alla Svizzera è una criminalizzazione generalizzata della piazza finanziaria. Ne beneficerebbe solo la concorrenza estera. Che infatti già spala palta con l’intenzione di trarne profitto. La sua speranza è che la partitocrazia federale – presa dal panico e succube del populismo di $inistra – introduca regolamentazioni castranti che demoliranno l’attrattiva della piazza finanziaria elvetica: a tutto vantaggio dei “competitor” stranieri.
Non c’è alcun bisogno di potenziare la Finma (ovvero l’autorità di controllo): se questa, come scrive Tito Tettamanti sul CdT di venerdì, è “occupata a sorvegliare chi di noi ritira qualche biglietto da mille, subito sospettato di riciclaggio di valuta”, significa che di risorse ne ha fin troppe, e che ha “il temp che pècia”.
Se la Finma disintegra i santissimi ai pesci minuscoli ma guarda dall’altra parte davanti a quelli grossi, non va potenziata, bensì azzerata e ricostituita con un mandato diverso.
C’è un parallelismo tra il caso CS e quello dell’innominabile funzionario violentatore $ocialista del DSS Marco Baudino. Ovvero la reazione della politichetta: che è immancabilmente quella di pretendere “più controlli”, “più Stato”, nell’illusione di “impedire che si ripetano situazioni simili in futuro”. Illusione, appunto. Perché l’unico risultato che si ottiene è invece quello di pompare ulteriormente procedure, burocrazia, tempi e costi. A danno del contribuente e dell’economia.
Gonfiarsi l’ego
Sul caso CS le Camere federali hanno deciso una sessione straordinaria e l’istituzione di una commissione parlamentare d’inchiesta (CPI). Si tratta di teatrini elettorali fini a sé stessi. I soldatini della partitocrazia, in fregola di visibilità, scalpitano per mettere fuori la faccia sui media. Vogliono far credere al popolazzo di contare qualcosa e di avere voce in capitolo. Pori nümm.
Le decisioni già prese dal governicchio federale tramite diritto d’urgenza verranno confermate in toto. Ma questo è scontato. Sicché, la sessione straordinaria servirà unicamente a gonfiarsi l’ego e a fare proclami, pensando alle elezioni di ottobre. A tirare fuori i soliti slogan (i $inistrati cercheranno pretesti per strillare sul clima). Un “trailer” di campagna elettorale, del tutto inconcludente, ma certo non a costo zero per il solito sfigato contribuente.
Quanto alla CPI, abbiamo già detto: trattasi di politicanti che giocano a fare i piccoli Sherlock Holmes, senza cavare un ragno dal buco. Del resto, il parlatoio non è un’autorità inquirente. L’unico obiettivo è mettersi in mostra e fatturare gettoni di presenza.
Non risolvono nulla
Certamente i nodi sul tavolo della politica ci sono. Le sfide e i problemi in arrivo sono enormi: pensiamo solo alla perdita di una marea di posti di lavoro, e alla nascita di una maxi-banca che terrà in ostaggio il Paese e avrà di fatto una garanzia dello Stato (quindi dei contribuenti). Per scioglierli, o almeno provarci, serviranno le dovute riflessioni nei dovuti tempi. Berciare “in favore di telecamera” slogan ideologici ed elettorali raffazzonati in pochi giorni, per contro, non risolve nulla.
Lorenzo Quadri