Tra i temi in votazione il prossimo 18 maggio figura anche il moltiplicatore cantonale con freno all’indebitamento. I tecnicismi ed il linguaggio arzigogolato servono, ovviamente, ad uno scopo preciso: quello di rendere il tema incomprensibile al cittadino e di spingerlo a far fiducia a Consiglio di Stato e alla maggioranza del parlamento.

In realtà, come sempre, la trappola c’è. Questa volta non è nemmeno granché occulta. Il freno all’indebitamento è il cavallo di Troia per introdurre  un meccanismo di aumento automatico delle imposte ogni volta che il disavanzo cantonale supera il 4% annuo.

Anche se proposto dalla direttrice PLR del DFE Laura Sadis, il moltiplicatore cantonale è un vecchio cavallo di battaglia della $inistra, ossia del partito delle tasse. Già questo rende evidente gli scopi che persegue.

Uscite fuori controllo

Chiaro che i debiti è meglio non averli piuttosto che averli. Ciò vale anche per l’ente pubblico. Tuttavia risanare i conti con le imposte è proprio l’ultima cosa che si deve fare, quando tutte le altre vie sono già state percorse. In Ticino non siamo certo a questo punto. Le entrate fiscali sono, al momento, più che sufficienti. Ad essere sproporzionata è invece la spesa. Quindi le uscite. Queste hanno continuato  a crescere senza controllo. Per vari motivi:  amministrazione cantonale sempre più pompata e gestita come riserva di posti di lavoro per gli amici del partito giusto; immigrazione scriteriata nello Stato sociale; spese spropositate in settori politikamente korretti (kultura, musei inutili, biblioteche deserte, piste ciclabili, assurdi standard energetici che fanno schizzare verso l’alto i costi degli edifici pubblici, stabili scolastici creati come monumenti agli architetti, e via elencando). Inoltre la devastante libera circolazione delle persone, voluta dai partiti $torici – si ricorda che il comitato PLR si è espresso all’unanimità contro l’iniziativa “Contro l’immigrazione di massa”, venendo asfaltato dalle urne –  ha fatto schizzare verso l’alto disoccupazione ed assistenza, ed ha esercitato una pressione al ribasso sui salari. Quindi è aumentata la spesa sociale ed è diminuito il gettito fiscale.

Se il DFE avesse salvaguardato il mercato del lavoro cantonale, invece di pappagallare il mantra del “margine di manovra nullo”, la spesa sociale sarebbe inferiore e il gettito maggiore. La politica non ha saputo e non sa tutelare le entrate. In particolare non sa proteggere il reddito da lavoro dei ticinesi dall’invasione in arrivo da sud. Ancora meno sa controllare le uscite. In un Cantone in campagna elettorale permanente, ogni richiesta diventa un bisogno ed ogni bisogno diventa indispensabile.

I politici spendono, i cittadini pagano?

Con il moltiplicatore cantonale d’imposta, i politici si garantirebbero il diritto di spendere e spandere senza doversi crucciare delle entrate. Se il deficit sale sopra il 4%, si ha scodellata la scusa per mettere le mani nelle tasche della gente. Più pratico di così! Un po’ come se il cittadino che spende al di sopra delle proprie possibilità potesse contare automaticamente su un aumento di stipendio automatico per coprire i debiti!

Il partito trasversale del tassa e spendi, poi, tenta di far digerire la pratica perversa degli aggravi fiscali dicendo che, tutto sommato, in Ticino le aliquote per i redditi medio-bassi sono sociali e quindi questi ultimi non saranno messi tropo in difficoltà. Queste balorde teorie sono semplicemente l’ammissione che il ceto medio pagherà per tutti. Ed in particolare chi ha la disgrazia di essere il proprietario di una casetta o appartamento. Chi dispone, in altre parole, di quella “sostanza al sole” su  cui lo Stato si fionda famelico, proprio perché è al sole. E questo non è certo uno spauracchio. E’ un dato di fatto. Il governo ha infatti già aumentato proditoriamente le tasse ai proprietari di appartamento o casetta, senza dire niente a nessuno. Lo ha fatto decurtando le deduzioni sul valore locativo. E’ altresì noto che la direttrice del DFE, Laura “Margine di manovra nullo” Sadis intende rivedere le stime immobiliari. Non certo per passare il tempo, ma per tassare di più i proprietari.

Scorciatoia deleteria

Poiché il ceto medio diventa sempre più povero, e per questo come noto possiamo ringraziare anche la devastante libera circolazione delle persone, le aliquote fiscali sociali di cui in Ticino meniamo gran vanto dovranno essere riviste. Ovviamente al rialzo. Anche chi guadagna poco dovrà dunque fare i conti con percentuali d’imposta ben più elevate delle attuali.

Il 18 maggio votiamo dunque un chiaro No al moltiplicatore cantonale. Esso è infatti una scorciatoia di comodo per abbellire i conti pubblici mettendo le mani nelle tasche della gente. Ed è  la scorciatoia più sbagliata di tutte.

Lorenzo Quadri