Padronato e $indakati vogliono prolungare il regime speciale da pandemia: col piffero!

Ah beh, questa ci mancava. Adesso arriva anche la bella pensata del telelavoro per i frontalieri. Nel giugno del 2020 – quindi in piena pandemia di stramaledetto virus cinese –  è stato sottoscritto con il Belpaese (come pure con altri Stati confinanti) un “accordo amichevole” che permette ai frontalieri di lavorare da casa, senza che questo influisca sulle loro tassazioni.

In effetti, in base alla famosa Convenzione del 1974, per ogni giorno lavorato in patria il frontaliere non sarebbe più tassato alla fonte in Svizzera, ma diventerebbe un soggetto fiscale italiano. Nella pratica questo si traduce in più tasse da pagare e complicazioni burocratiche.

Il Belpaese ha decretato che l’accordo amichevole decadrà il 31  gennaio. Ma in Ticino padronato e $indakati non ci stanno. Quindi tirano la giacchetta ai burocrati bernesi affinché negozino con Roma il suo prolungamento; possibilmente sine die. Frena, Ugo!

Non ci stiamo

A noi  la proroga del regime speciale non sta bene, ma proprio per niente. Per vari motivi.

  • In termini generali. Come già scritto a più riprese, il telelavoro magnificato dalla casta (ro$$overdi in primis) darà la mazzata finale all’occupazione in Ticino. Se il telelavoro diventa la modalità generalizzata, chi assumerà ancora ticinesi per metterli in home office, quando può prendere frontalieri e farli anch’essi lavorare da casa, ovviamente pagandoli meno? Anzi: si assumeranno direttamente rumeni che lavoreranno dalla Romania a paghe rumene. Sul modello dei call center.
  • I frontalieri in telelavoro di certo non sono quelle figure professionali che non si troverebbero (il condizionale è d’obbligo) in Ticino. I muratori non lavorano da casa, e nemmeno gli infermieri. In home office si possono semmai mettere quei permessi G assunti nel terziario per svolgere mansioni amministrative. Ovvero quei frontalieri che nemmeno dovrebbero esistere, dal momento che nel settore non c’è affatto carenza di personale ticinese, ma ce n’è anzi in esubero, specie dopo la colpevole rottamazione del segreto bancario ad opera della partitocrazia e conseguente perdita di migliaia di impieghi sulla piazza finanziaria ticinese. Eppure i frontalieri, per colpa della devastante libera circolazione delle persone, esplodono proprio nel terziario, dove soppiantano i ticinesi. E noi dovremmo favorire questo pernicioso fenomeno, rendendo permanente una misura che era stata introdotta in via eccezionale per la pandemia? Abbiamo forse scritto “Giocondo” in fronte?
  • “Il telelavoro è richiesto dai frontalieri”, protestano padronato e $indakati. E a noi che ci frega? Se vogliono telelavorare parzialmente, i permessi G lo possono comunque fare, senza alcun bisogno di regimi fiscali speciali. Certo: non a costo zero. Devono pagare più tasse e far fronte a maggiore burocrazia. Embè? I frontalieri sono dei privilegiati fiscali rispetto agli italiani che lavorano in Italia. Nei giorni trascorsi in home office risparmiano la trasferta. Quindi: se gli va bene è così. Se non gli va bene, che lascino il posto a dei ticinesi.
  • E’ poi il colmo che chi assume frontalieri invece di cittadini svizzeri tenti di sdoganare il telelavoro dei frontalieri come misura per ridurre il traffico. Punto primo: l’ accordo amichevole che “si” vorrebbe prolungare è in vigore da giugno 2020. Qualcuno ha visto una diminuzione del traffico? Ma va là! Punto secondo: se i datori di lavoro testé citati vogliono migliorare la viabilità di questo sfigatissimo Cantone, che assumano residenti!

Morale della favola

Di prolungare il regime speciale per favorire il telelavoro dei frontalieri – e quindi per agevolare ulteriormente l’assunzione di frontalieri – non se ne parla.

In Ticino i frontalieri sono ormai 80mila in continuo aumento. L’invasione da sud va contrastata. Invece qui c’è chi pretende di stendere tappeti rossi. I datori di lavoro che vogliono permettere il telelavoro parziale (ovviamente pro saccoccia propria) non hanno che da assumere ticinesi. E non ci vengano a raccontare la storiella che non ne trovano perché – come detto – i lavori che si possono svolgere da casa non sono certo quelli che “i ticinesi non vogliono fare”. Anzi.

Il fatto poi che i $indakati, andando a manina con gli odiati “padroni”, approvino la richiesta di prolungare il regime speciale pro-frontalieri, è l’ennesima dimostrazione che queste organizzazioni non difendono l’occupazione dei residenti.

Eh già: visto che anche i permessi G si sindacalizzano e dunque pagano le loro brave quote… dentro tutti! E intanto UNIA ha un patrimonio di UN MILIARDO.

Lorenzo Quadri