Predicano la rottamazione della Svizzera, e poi si nascondono dietro la bandiera?

 

A Comano sono così “sereni” che da settimane va in scena il lavaggio del cervello; e i cittadini, a tre mesi dalla votazione, ne hanno già piene le scuffie

Si avvicina Natale, ma a leggere certe posizioni della RSI sembra già Carnevale. Particolarmente carnascialesco il comunicato, diffuso di recente, con cui la Pravda di Comano (e le emittenti private) garantiscono un “dibattito equilibrato” sulla “criminale” iniziativa No Billag ed assicurano che non useranno il canone (più caro d’Europa) per fare campagna di votazione. Scusate ma ci scappa da ridere! E l’ilarità aumenta leggendo dichiarazioni del seguente tenore: “L’iniziativa popolare costituisce un diritto democratico che va riconosciuto serenamente e senza irrigidimenti”. Oppure: “In nessun caso queste emittenti utilizzeranno risorse provenienti dal canone radiotelevisivo per una campagna in merito alla votazione del 4 marzo 2018”. O ancora: “Le emittenti che assicurano il servizio pubblico radiotelevisivo garantiscono nei loro programmi un dibattito oggettivo e pluralistico, ospitando in modo equilibrato le opinioni contradditorie sul tema”.

Sereni?

L’iniziativa No Billag va riconosciuta “serenamente”? Ed infatti i galoppini di  Comano e Besso sono così “sereni” che da settimane ormai si stanno producendo in un improponibile ed isterico lavaggio del cervello ai cittadini, con scenari sempre più catastrofisti. Nemmeno si stesse votando sulla terza guerra mondiale. Vedi il grottesco slogan “No Billag – No Svizzera”. Come se la Svizzera esistesse grazie all’emittente di regime! Ma soprattutto: con quale faccia di tolla certa gente, che ha sempre sostenuto la rottamazione della Svizzera – perché bisogna essere “aperti”, multikulti ed “eurocompabili” (ovvero: eurosguatteri) – adesso si permette di nascondersi dietro la nazione?

La stessa Pravda di Comano, organo di propaganda di regime pro-UE, pro-frontiere spalancate, pro-finti rifugiati, e soprattutto ferocemente contraria agli odiati nazionalisti, che vengono sistematicamente equiparati ai fascisti, adesso che se la vede grigia tira in ballo la bandiera rossocrociata? Dopo averla sempre sminuita e disprezzata secondo i dettami dell’ideologia becero-internazionalista ro$$a? Ma chi credono di prendere per il tafanario questi signori?

Geometrie variabili

E ricordiamoci che quelli che piagnucolano e strillano allo scandalo perché la “criminale” iniziativa No Billag metterebbe a rischio dei posti di lavoro (come se fosse plausibile una sua accettazione a livello nazionale) sono gli stessi che hanno sempre fiancheggiato lo smantellamento della piazza finanziaria, che in Ticino ha perso quasi 3000 impieghi in 15 anni. E sono sempre quelli che reggono la coda alla devastante libera circolazione delle persone, che genera sostituzione e dumping salariale. Ma evidentemente ci sono posti di lavoro che “valgono” (quelli occupati dai kompagni dell’emittente di regime) e quelli che invece non contano una cippa (quelli di tutti gli altri).

Obiettivi?

In quel di Comano e Besso sono così “sereni” che il direttore kompagno Canetta rilascia ormai un’intervista al giorno contro il No Billag, una più catastrofista dell’altra, con tanto di accuse (pronunciate con la massima serenità, sia chiaro) ai sostenitori della “criminale” iniziativa contro il canone di essere bugiardi.

In quel di Comano sono così “sereni” che, alla disperata ricerca di suffragetti/e, stanno slinguazzando senza ritegno tutti i politicanti che ritengono possano fare campagna anti No Billag. Un solo esempio tra tanti: i grotteschi quantitativi di panna montata – che proprio nulla hanno a che vedere con il servizio pubblico – sull’arrivo di Rocco Cattaneo in Consiglio nazionale.

E sono così “obiettivi”, a Comano, da infarcire i notiziari RSI di propaganda contro l’iniziativa No BIllag, e nemmeno tanto subliminale (lavaggio del cervello).  E come la mettiamo con i dipendenti dell’emittente impegnati sui social a fare campagna permanente, 24 ore al giorno?

Equilibrati?

Non utilizzano risorse del canone per fare campagna”, recita ancora il comunicato. Ohibò. Lo stipendio del buon Canetta non è forse pagato con i soldi del canone? La gestione ordinaria della CORSI non è forse finanziata con i soldi del canone? E non è forse la CORSI, con il presidente uregiatto Gigio Pedrazzini, a gestire la questua per il finanziamento della maxi-campagna contro i quattro gatti che sostengono ufficialmente il No Billag, con tanto di polizze di versamento intestate all’ex partitone (Ovvero: chi vuole sostenere la campagna contro il No Billag deve spedire i propri soldi al PLR)?

E gli uccellini cinguettano pure di una risorsa interna alla RSI (quadro dirigente, ovviamente pagato col canone) il cui compito attuale sarebbe proprio quello di coordinare la campagna contro il No Billag… ma naturalmente si tratta delle solite maldicenze, vero?

“Il dibattito equilibrato è garantito”? Ma chi si pensa di fare fessi? I dibattiti equilibrati alla RSI non sono garantiti nemmeno su temi che non vedono l’emittente di regime quale parte in causa. Figuriamoci allora quando lo è…

Imposta

E’ forse anche il caso di ricordarsi che l’attuale canone non è nemmeno tale. Infatti è  stato trasformanto – senza la necessaria base costituzionale! – in un’imposta pro-SSR. Una sfacciata contraddizione del famigerato principio del “chi consuma paga”. Un principio che la partitocrazia, a cominciare dalla gauche-caviar, sostiene ad oltranza. Tranne, ma guarda un po’, in questo caso. Perché, quando si tratta di foraggiare l’emittente di regime, quella che permette al centro-$inistra di mantenere potere e cadreghe – il 70% dei giornalisti della SSR sono di $inistra e un ulteriore 16% di centro-($inistra) – allora ecco che scatta il “contrordine compagni”: tutti devono pagare indiscriminatamente! Anche se non consumano alcun prodotto radiotelevisivo, perché non possono o non vogliono. Ed in più, per vedere quello che desiderano, devono ancora pagare gli abbonamenti alle emittenti tematiche. Questo sistema è uno sconcezza. Costretti per legge ad acquistare una prestazione che non si vuole? E che non è affatto un servizio di base al cittadino, dal momento che rientra ampiamente nella sfera del superfluo? Non sta né in cielo né in terra. E questo già basta, ed avanza, per sostenere l’iniziativa No Billag.

Lorenzo Quadri