L’élite nel panico: teme di vedere ridimensionato uno dei suoi centri di potere
Indipendentemente dall’esito della votazione del 4 marzo, l’emittente di regime dovrà riformarsi profondamente. Perché non ha futuro. L’era della TV lineare imposta dallo Stato ai cittadini è finita.
I contrari all’iniziativa No Billag – ossia la casta spalancatrice di frontiere, oltre alla stessa SSR ed ai suoi addentellati – da svariate settimane sono caduti in preda a furori uterini. Numerosi dipendenti della RSI passano il tempo a sbroccare sui “social” e ad insultare i promotori (quattro gatti) della “criminale iniziativa”. Forse si immaginano di intimidire qualcuno.
Una simile isteria è decisamente fuori posto. Dimostra che l’establishment ha perso la trebisonda. E’ chiaro: la casta teme l’indebolimento del proprio anacronistico dinosauro mediatico finanziato col canone più caro d’Europa. Poiché esso è un suo strumento di potere: serve alle élite per spartirsi prebende e cadreghe, per influenzare l’opinione pubblica, per farsi campagna elettorale con i soldi del canone. Quindi, che il popolazzo becero non osi pensare metterci becco! Deve solo pagare e tacere!
Antisvizzeri e schizofrenici
La votazione sulla “criminale” iniziativa No Billag è stata voluta da chi ha rifiutato qualsiasi compromesso sul canone (ad esempio: portarlo a 200 Fr all’anno). E a decidere sul futuro del canone obbligatorio il prossimo 4 marzo saranno i cittadini elvetici; non certo i quattro gatti del comitato No Billag. L’atteggiamento dei furiosi nemici dell’iniziativa è quindi profondamente antisvizzero. A costoro, infatti, non va giù che i cittadini possano dire la loro sul canone più caro d’Europa, estorto con metodi da Stasi anche a chi non ha né una radio né una TV. Guai! Diritti popolari? Eresia!
Oltre che antisvizzeri – perché pretendono di sottrarre il canone e l’élite che ci sta dietro dalla volontà popolare – i travasi di bile di “Comano” e dei suoi disinteressatissimi (come no) “amici” sono schizofrenici. Se infatti il prodotto radiotelevisivo è così qualitativo, importante ed amato come dicono loro, allora
1) la “criminale” iniziativa No Billag dovrebbe venire asfaltata dalle urne con maggioranza bulgara e
2) in ogni caso cittadini pagherebbero ben volentieri per poter vedere i programmi SSR; senza bisogno di obblighi.
Negare la realtà per tirare a campare?
La realtà è che la casta non può fare quotidianamente il lavaggio del cervello ai cittadini con il politikamente korrettissimo principio del “chi consuma paga” e poi pretendere però di far pagare il canone Billag anche a chi i programmi della SSR non li “consuma” affatto. Nell’era della rivoluzione digitale, la TV lineare di Stato imposta a tutti i cittadini è un relitto del passato, e del resto nessuno si sognerebbe di proporla ora se non esistesse già da ottant’anni. La SSR è un dinosauro il cui tempo è scaduto. E questo indipendentemente dall’iniziativa No Billag. Inutile quindi che i furiosi galoppini dell’emittente di regime tentino di raccontare la storiella che la sorte della TV di Stato dipenderebbe dalla votazione del 4 marzo. E’ solo l’ennesima mistificazione. Una scusa ridicola per tirare a campare. Ancora per quanto?
Le leggi di natura dovrebbero aver insegnato che o ci si adatta all’evoluzione o ci si estingue. Gli alti papaveri della SSR ed i suoi politicanti di riferimento, invece, pretendono di negare l’evoluzione. Fingono che la rivoluzione digitale non esista, malgrado sia sotto gli occhi di tutti. Strano, perché quando fa comodo l’atteggiamento è diametralmente opposto. Proprio ad una presunta evoluzione inventata ad hoc ci si appella infatti per far passare le peggiori boiate del “pensiero unico” politikamente korretto: frontiere spalancate? “E’ l’evoluzione, bisogna adeguarsi!”. Invasione da sud? “E’ l’evoluzione, bisogna adeguarsi!”. Sfascio della piazza finanziaria elvetica? “E’ l’evoluzione, bisogna adeguarsi!”. Solo per la SSR l’evoluzione non esiste.
L’ipocrisia dei posti di lavoro
Lascia poi basiti l’ipocrisia di chi sfodera il ricatto dei posti di lavoro della RSI. Come se la RSI dovesse chiudere i battenti il 5 marzo nell’ipotesi – peraltro del tutto inverosimile – di accettazione dell’iniziativa No Billag. E’ vero per contro che la SSR, quindi anche la RSI, dovrà ripensarsi radicalmente. Ma non certo per il No Billag. Bensì perché la TV lineare non ha futuro (i giovani non la guardano più), e perché il mondo è cambiato. E’ forse il caso di ricordare che in Ticino le sole banche hanno perso oltre 2700 posti di lavoro: quasi due volte e mezzo quelli della RSI. Ma naturalmente nessuno dei politicanti che adesso si stracciano le vesti e minacciano scenari apocalittici a seguito della “criminale” iniziativa sul canone ha mosso un dito per difendere questi impieghi! E men che meno lo hanno fatto a Comano, dove anzi si osannano i distruttori del segreto bancario. Inoltre, la RSI ha sempre sostenuto a spada tratta la devastante libera circolazione delle persone che ha sfasciato il mercato del lavoro ticinese quadruplicando i frontalieri nel Terziario. Chi la pensa diversamente? E’ un becero populista!
La realtà dunque è che l’emittente di regime se ne è sempre sbattuta alla grande del lavoro dei ticinesi: gente “chiusa e gretta” che osa votare contro le indicazioni dell’élite spalancatrice di frontiere. Chiaro: negli sfarzosi uffici della Pravda di Comano si credevano intoccabili. Adesso cominciano a rendersi conto che non è proprio così. E di conseguenza hanno perso la testa.
Gonfiata come una rana
Senza contare che l’emittente di Stato nel corso degli anni, potendo contare su entrate eccessive e sicure, pagate dai cittadini ed al riparo da ogni crisi, si è gonfiata come una rana. Si è inventata il lavoro per spendere i troppi soldi che aveva a disposizione, producendosi in “prestazioni” che nulla hanno a vedere con il servizio pubblico. Servizio pubblico che peraltro la SSR/RSI nemmeno fa. Perché con il 70% di giornalisti di $inistra, a cui va aggiunto un altro 16% di centro-$inistra, non ci può essere servizio pubblico, ma solo propaganda di parte.
Da ogni ente statale sovradimensionato il cittadino – chiamato a finanziarlo con le proprie imposte: ed il canone Billag è a tutti gli effetti un’imposta – si aspetta che dimagrisca. Se l’amministrazione cantonale avesse 50mila dipendenti, qualcuno direbbe forse che va bene così? No di certo.
Gli svergognati
Addirittura ripugnante è l’atteggiamento di chi ha sempre sostenuto tutte le iniziative e le politiche antisvizzere, naturalmente ben supportato dalla Pravda di Comano. E adesso bercia senza vergogna carnascialeschi slogan del tipo “No Billag – No Svizzera”. Vero spalancatori di frontiere?
Bravi, avanti così: per difendere la vostra emittente di servizio ora vi va bene anche starnazzare alla Patria in pericolo, come se la Svizzera fosse una creazione della SSR! Quella stessa Patria sui cui avete sempre vomitato bile, scherno e spocchia multikulti, adesso pensate di poterla strumentalizzare per i vostri giochetti. Ma chi credete di prendere per i fondelli?
Colpa di chi?
Se la SSR/RSI fosse davvero quello che dicono i suoi galoppini, l’iniziativa No Billag dovrebbe venire asfaltata sotto un 90% di No.
Se invece l’iniziativa dovesse venire approvata, la colpa sarà della radioTV di Stato e delle maggioranze politiche che hanno rifiutato qualsiasi compromesso sul canone.
Lorenzo Quadri