E inoltre rifiuta a priori qualsiasi ipotesi di riduzione delle sue spropositate entrate

 

Anche il Gigi di Viganello si è accorto che la TV di Stato sta facendo di tutto e di più per recuperare consensi in vista del voto del 4 marzo sulla “criminale” iniziativa No Billag. Vedi l’ipocrita riesumazione delle commedie dialettali, che erano state accantonate perché il diktat della casta recita: “bisogna essere aperti, multikulti, pensare a chi ha trascorsi migratori”!

Questa campagna elettorale di un isterismo mai visto è finanziata con i soldi del canone. In sostanza, il direttore kompagno Canetta e accoliti da mesi lavorano a tempo pieno, con i nostri soldi, per inculcare ai cittadini, tramite lavaggio del cervello, che le sorti della Svizzera, anzi del mondo, anzi dell’Universo, dipendono dal prelievo del canone obbligatorio più caro d’Europa.

Proprio vero che il ridicolo non uccide; altrettanto vero che, se la partitocrazia dedicasse al mercato del lavoro di questo sfigatissimo Cantone o all’esplosione dei premi di cassa malati (tanto per citare due esempi evidenti) la stessa energia e gli stessi soldi che ha investito per difendere la R$I – centro di propaganda e di conservazione del potere dell’establishment – metà dei problemi che affliggono i ticinesi sarebbero già risolti. Invece il triciclo PLR-PPD-P$ in Gran Consiglio è riuscito ad affossare “Prima i nostri”!

Doppia imposizione

A partire dal 2019 (a meno che venga approvata l’iniziativa No Billag) il canone si trasformerà in un’imposta, che tutti saranno costretti a versare. Anche i ciechi dovranno pagare per la TV ed i sordi per la radio. Un’imposta che, oltretutto, è priva della necessaria base costituzionale.

Pagheranno pure le aziende, tutte quelle con una cifra d’affari sopra il mezzo milione. Per loro il canone crescerà in base al fatturato, fino ad un massimo di 36mila Fr. Questa è una forma, sfacciata, di doppia imposizione. Sia i titolari che i dipendenti delle aziende, se vivono in Svizzera, pagano già il canone. Non si capisce perché dovrebbero versarlo anche le imprese, incluse quelle piccole, visto che i collaboratori sono lì per lavorare e non per guardare la TV! Si tratta, è chiaro anche ai paracarri, di un trucchetto per riempire ulteriormente la mangiatoia del canone (a cui, come è apparso con evidenza in queste settimane, attingono “cani e porci”).

Il ricatto

Stupisce che in Ticino i rappresentanti dell’economia non insorgano contro questo sfrontato ladrocinio.  Ma il motivo è presto detto. La Pravda di Comano ricatta le aziende con cui collabora. Vedi la famosa clausola di salvaguardia comparsa (ma tu guarda i casi della vita…) sui contratti  con i fornitori. Clausola che recita così:

La SSR si riserva il diritto di disdire il presente contratto per la fine di un mese civile, nel rispetto di un preavviso di tre mesi, qualora siano apportate modifiche all’articolo 93 della Costituzione federale, alla legge federale sulla radiotelevisione (LRTV) o al quadro normativo di riferimento (ad es. alla Concessione) che potrebbero comportare un peggioramento del finanziamento a svantaggio del gruppo SSR”.

Rifiuto a priori

Capita l’antifona? Non solo l’emittente di regime minaccia di lasciare a piedi i partner commerciali in caso di approvazione dell’iniziativa No Billag ma, sapendo bene che l’iniziativa non passerà, aggiunge anche “il quadro normativo di riferimento che potrebbe comportare un peggioramento del finanziamento”. Quindi, l’emittente di regime rifiuta a priori, e con tanto di minacce, qualsiasi ipotesi di riduzione degli spropositati mezzi finanziari di cui ora dispone; e ne dispone indipendentemente da ogni crisi, perché li pesca direttamente dalle tasche del contribuente! E qualcuno ancora si illude che le promesse di riforma e di emendamento che abbiamo sentito a profusione nelle scorse settimane verranno mantenute dopo il 5 marzo? Ma è come credere a Babbo Natale!

Altro che “svizzera”!

Tramite il ricatto inserito nei contratti, RSI e dintorni hanno costretto l’economia ad un’operazione tafazziana. Quella di scendere in campo a sostegno di un ladrocinio a proprio danno. Ma il messaggio giunto dai grandi “manager” di Comano – quelli che non si assumono uno straccio di rischio aziendale visto che le entrate sono garantite; e che non hanno nemmeno il piano  B – è chiarissimo. O scendete in campo contro il No Billag, o con noi avete chiuso. Vi tagliamo i viveri. Per cui, vedete un po’ voi cosa vi conviene di più… E questa sarebbe l’emittente che pretende di ergersi ad “essenza e simbolo” della Svizzera? Ma non fateci ridere. Altro che Svizzera. Questo è il Venezuela!

Darsi da fare

Un concetto va ribadito. La TV di Stato non si accontenta di vincere la votazione sul No Billag: che le chance di accettazione dell’iniziativa siano prossime allo zero, era chiaro fino dall’inizio. La TV di Stato vuole invece (con i nostri soldi) stravincere. Asfaltare. Perché così potrà rimangiarsi tutte le promesse di riforma e di ridimensionamento fatte negli scorsi mesi. Per impedire questa ennesima presa per i fondelli dei cittadini, c’è un solo modo. Darsi da fare affinché l’iniziativa No Billag ottenga il maggior sostegno possibile. Sicché, per chi non l’avesse ancora fatto: tutti a votare sì!

Lorenzo Quadri