Ma il governicchio permette al kompagno Bertoli di fare tutto quelli che gli pare

Il 23 settembre 2018 i cittadini ticinesi hanno respinto, con il 56.7% dei voti, la riforma “La scuola che (non) verrà”, meglio nota come “scuola ro$$a”.

Si tratta(va) di una riforma pesantemente ideologicizzata, incentrata sull’egualitarismo spinto (parità della riuscita invece di pari opportunità) e sul conseguente livellamento verso il basso. Secondo l’ideologia $inistrata, la scuola non deve trasmettere sapere, bensì correggere vere o presunte “ingiustizie sociali”. A fare le spese di una simile impostazione distorta sarebbero le competenze dei giovani ticinesi: diventerebbero sempre più scarse. Ciò ne comprometterebbe ulteriormente gli sbocchi professionali in un mercato del lavoro già devastato dall’invasione da sud voluta dalla partitocrazia.

Volontà popolare? Connais-pas!

La Lega ed il Mattino, come si ricorderà, hanno fornito il proprio decisivo contributo all’affossamento in votazione popolare della “scuola ro$$a” del DECS targato P$.

Tuttavia è da tempo fatto notorio che i politicanti di $inistra se ne impipano della volontà dei cittadini. E quindi tentano di far rientrare dalla finestra, con la tattica del salame (una fetta alla volta), ciò che il popolo ha fatto uscire dalla porta. Gli esempi, anche attuali, non mancano: vedi gli ecobalzelli asfaltati dalle urne il 13 giugno scorso. Vedi, appunto, la Scuola che (non) verrà.

Il colmo è che il kompagno direttore del DECS ha ancora la “tolla” di sostenere che il popolo nel settembre 2018 non avrebbe bocciato la riforma in sé; avrebbe solo respinto il modello di finanziamento proposto. Certo, come no! Diceva Totò: “Accà nisciuno è fesso”!

Il colpo di mano

Ora si arriva al dunque. Perseguendo il proprio piano di contrabbandare comunque la Scuola che verrà, il DECS aveva infilato nel Preventivo 2022 un importo di 390mila franchetti finalizzato al superamento dei livelli in terza media, a partire dall’anno scolastico 2022/2023. Anche il Gigi di Viganello ha capito che, se si eliminano i livelli in terza media, poi sarà “doveroso” fare la stessa cosa anche in quarta. Altrimenti l’operazione non ha alcun senso.

Di fronte a questo pacchiano tentativo di colpo di mano, tanto per una volta anche il cosiddetto “centro” – che pure nel 2018 si era fatto infinocchiare da Bertoli ed aveva benedetto la scuola ro$$a, rimediando così l’ennesima sconfessione popolare – ha reagito. Il rapporto di maggioranza sul Preventivo 2022 stralcia il credito per l’abolizione dei livelli in terza media. E qual è la reazione del DECS colonizzato dal P$? Il Dipartimento “Tira dritto”, come diceva quel tale di Predappio: vorrà dire che, invece di “implementare” la sostituzione dei corsi A e B di matematica e tedesco in terza media con laboratori e classi miste, ci si limiterà (?) a “sperimentarla”. E, ça va sans dire, dai resoconti sulla sperimentazione, opportunamente pilotati ed “interpretati”, risulterà che l’esperimento è stato una figata pazzesca: e dunque bisogna consolidare! Avanti con la presa per il lato B!

Consultazione taroccata?

E qual è il pretesto per “tirare dritto”? L’esito della consultazione sull’abolizione dei livelli in terza media, conclusasi lo scorso 23 dicembre. La consultazione, ma tu guarda i casi della vita, avrebbe raccolto il 64% dei pareri favorevoli. Ohibò. Non c’è bisogno di un dottorato per sapere che queste consultazioni sono facili da manipolare. Già il conteggio dei pareri è farlocco. L’opinione di genitore o di un allievo conta come quella di un’associazione o di un partito. Anche l’interpretazione delle risposte si presta ad esercizi di taroccatura creativa, finalizzati ad ottenere il responso auspicato dal Dipartimento $ocialista. Tanto per dirne una: sarebbe interessante vedere le sintesi delle prese di posizione dei plenum dei docenti di scuola media, come pure gli esiti delle votazioni degli allievi. C’è quindi da sperare che, tramite atti parlamentari, arriveranno le necessarie richieste di trasparenza.

Fino a quando?

La domanda è: fino a quando i ro$$i vertici del DECS pensano di prendere per il naso i cittadini (e i loro rappresentanti nel parlamenticchio cantonale)?

Visto che la facoltà di “sperimentare”, di cui il Dipartimento dispone, viene apertamente abusata per riesumare proposte asfaltate dal popolo come appunto la scuola ro$$a, è evidente che questa facoltà va abrogata. Come giustamente rileva l’UDC nell’iniziativa parlamentare appena presentata sul tema, è tempo che “la politica (Governo, Parlamento e Commissione scolastica del GC) torni ad essere la regista della riforma scolastica, e che il potere del DECS di fare e disfare, e di non rispettare la volontà popolare, sia finalmente arginato. La scuola dell’obbligo è pubblica, cioè di tutti, e non solo del DECS e di chi lo dirige”. 

Lorenzo Quadri