Quando ci decideremo a mandare finalmente affan… certi burocrati stranieri del piffero?
Visto che i soldi ci servono per aiutare l’economia ed i cittadini elvetici, azzerare immediatamente i contributi all’estero ed anche i fondi contro il “razzismo”
Nemmeno l’emergenza coronavirus riesce a far tacere certe scempiaggini. Nelle scorse settimane infatti – non avendo evidentemente altro da fare e dovendo giustificare la propria esistenza – da Strasburgo la sedicente “Commissione europea contro il razzismo e l’intolleranza (ECRI)” ha avuto la bella idea di bacchettare la Svizzera. A dire di questi cocomeri, il nostro paese non “combatterebbe con sufficiente efficienza” il razzismo e la discriminazione. Uhhh, che pagüüüraaa!
I burocrati dell’ECRI si producono in una lista di fregnacce davvero sconcertante. A loro dire:
- La rete di consulenza per le vittime del razzismo deve essere rafforzata con ulteriori risorse finanziarie e di personale (e nümm a pagum).
- C’è preoccupazione per l’aumento dei “discorsi di intolleranza” nei confronti dei musulmani, anche sulla stampa.
- I richiedenti l’asilo respinti che non possono essere rimpatriati devono ricevere un regolare permesso di soggiorno dopo al massimo sei anni: così potranno rimanere in Svizzera vita natural durante, facendosi mantenere dagli svizzerotti.
- Il razzismo istituzionale e strutturale (?) rimane un problema nelle forze di polizia. Occorre istituire un organismo indipendente (uella!) per indagare sui presunti casi di discriminazione razziale e di cattiva condotta da parte degli agenti.
Salgono i fumi
A sentire (leggere) simili “cagate pazzesche” (cit. Fantozzi) salgono davvero i fumi. Tamberla dell’ECRI, ma VAFFA!
Prima di tutto, ne abbiamo piene le scuffie, ma ben oltre la saturazione, di sentire cavolate sugli svizzeri razzisti. Nel nostro paese, oltre un quarto della popolazione è straniera, e le naturalizzazioni facili permettono di taroccare ulteriormente, ed alla grande, le statistiche sulla popolazione immigrata. In più, le frontiere sono spalancate grazie alla partitocrazia PLR-PPD-P$$ (Verdi-anguria ovviamente inclusi), ed è grazie alle frontiere spalancate che siamo tra i paesi più impestati dal coronavirus per rapporto al numero di abitanti.
Del resto sempre più migranti vogliono arrivare in Svizzera: se questo fosse un paese razzista, si assisterebbe semmai al fenomeno inverso!
Vogliono la censura
Vergognosa, poi, la fregnaccia sui “discorsi d’intolleranza” sulla stampa nei confronti dei musulmani. Eh già: i burocrati dell’ECRI pretendono nientemeno che l’introduzione della censura. Dell’islam e degli islamisti bisogna solo parlare bene. Guai a dire che si tratta di una religione inconciliabile con i valori occidentali! Il sacro dogma del multikulti, imposto dalla casta spalancatrice di frontiere, non può essere messo in discussione. Chi osa fare un cip è uno spregevole razzista da censurare! Ecco la libertà di stampa secondo i tamberla di Strasburgo ed anche secondo la $inistra islamofila: libertà di dire solo quello che piace a loro! Ed è il caso di ricordare che il delirante patto ONU sulla migrazione – quello che attualmente giace imboscato in un qualche cassetto bernese e che i camerieri di Bruxelles sotto le cupole federali aspettano solo l’occasione buona per firmare (una volta passata l’emergenza coronavirus) – prevede, oltre alla trasformazione dell’immigrazione clandestina in un diritto umano, anche una disposizione di censura. Ovvero: dell’immigrazione si potrà solo parlare bene, qualsiasi posizione non allineata verrà criminalizzata come “discorso d’odio”.
Non meno penosa la storiella del razzismo istituzionale (?) tra le forze dell’ordine. Prima di profferire simili baggianate, i funionarietti dell’ECRI dovrebbero andarsi a guardare le statistiche sui reati commessi in Svizzera. Scoprirebbero allora che la propensione a delinquere dei finti rifugiati è un multiplo di quella degli svizzeri, in particolare per i reati più gravi, come emerge dal grafico sotto.
Razzismo d’importazione
Inutile dire che prosegue il silenzio ipocrita e tombale sul razzismo d’importazione, ovvero quello generato in Svizzera da migranti, spesso e volentieri economici, in arrivo da “altre culture” i quali sono razzisti, antisemiti, sessisti, omofobi. E trasmettono questi disvalori anche alle nuove generazioni. Ed infatti, come spiegava di recente uno specialista zurighese, il “profilo” dell’autore di aggressioni omofobe è: giovane con passato migratorio.
Se in Francia sempre più ebrei sono costretti ad andarsene, non è certo perché i francesi sono diventati d’un tratto antisemiti. E’ a causa dell’aumento esponenziale di migranti islamisti.
Naturalmente queste cose i signori dell’ECRI ben si guardano dal dirle, ma quando mai! Perché tale organo, così come l’inutile e faziosa Commissione federale contro il razzismo, ha un unico obiettivo: denigrare e criminalizzare chi si oppone alla politica delle frontiere spalancate e del devono entrare tutti.
Altro che “più soldi”!
E’ scandaloso che l’ECRI, specialmente in questo periodo, abbia ancora la faccia di tolla di pretendere nuove risorse finanziarie per la “rete di consulenza per le vittime del razzismo” ed analoghe fregnacce. Data la crisi coronavirus, è evidente che le risorse finanziarie previste per simili scopi vanno azzerate e destinate ad aiutare gli svizzeri. E anche i miliardi spesi per i finti rifugiati ed in regali all’estero vanno tagliati, ma con la motosega! Basta fare il paese del Bengodi per migranti economici in arrivo da paesi stranieri vicini e lontani. Basta con le idiozie sugli svizzerotti razzisti e con la pretesa di spendere cifre sempre più scriteriate per fare il lavaggio del cervello ai cittadini in nome del fallimentare multikulti e del “devono entrare tutti”. Le cose dovranno cambiare. Radicalmente.
Lorenzo Quadri