Siamo già come gli indiani nelle riserve! Altro che balle della Lega populista e razzista!

Come volevasi dimostrare, stiamo proprio finendo come gli indiani nelle riserve.

In Ticino un terzo degli abitanti è straniero. In certe località la percentuale è ancora più elevata. A Lugano, ad esempio, si naviga attorno al 37%. Quindi siamo vicini al 40%.

Di recente si è saputo che, secondo un’indagine realizzata dall’Ufficio federale di statistica, il 50,7% degli abitanti del Ticino ha un passato migratorio. Vale a dire, la maggioranza. A livello federale la quota è del 38%.

Solo l’internazionalista Ginevra ha una percentuale più alta della nostra: il 62%. Basilea Città è messa più o meno come noi (51%). Per contro, nel Canton Grigioni la quota è del 28%! Poco più della metà di quella ticinese…

Oltretutto, a dipendenza di come si definisce il concetto di passato migratorio, la percentuale può ulteriormente impennarsi.

Un’altra maggioranza

Sempre in Ticino, il 51% dei lavoratori è straniero. Di nuovo una maggioranza. La percentuale comprende evidentemente anche i frontalieri. Essi già da soli occupano circa un terzo dei posti di lavoro sul nostro territorio.

E’ evidente che, se si trovassero confrontati con una situazione analoga, ma a parti invertite, i vicini a sud avrebbero già costruito un MURO sul confine. Invece i politicanti d’Oltreramina, bramosi di farsi campagna elettorale tra i frontalieri e sperando di apparire sui media (così l’ego si gonfia come una mongolfiera), starnazzano al razzismo contro i ticinesi “rei” di votare l’iniziativa “Per la limitazione”.

Il non-problema del razzismo

In un Cantone dove la maggioranza della popolazione ha passato migratorio, fa ridere i polli che ancora si blateri di razzismo come se questo fosse un problema diffuso. E’ invece manifesto che si tratta di un non-problema, sia in Ticino che in Svizzera. O meglio, è un non problema il presunto razzismo degli indigeni. Ci sono invece migranti in arrivo da “altre culture”, magari islamiche, che, come sappiamo, sono razzisti, sessisti, antisemiti, cristianofobi, omofobi, eccetera. Per non parlare dei conflitti etnici che vengono importati in Svizzera e poi trasmessi alle nuove generazioni. Quindi il razzismo è semmai d’importazione. Ma non è certo questo fenomeno ad interessare ai vari ed inutili gremi creati per montare la panna fino a farla diventare burro Floralp. La Commissione federale contro il razzismo (CFR), presieduta da un’ex politicante radikalchic, ha il solo obiettivo di far credere che gli svizzeri siano dei beceri razzisti bisognosi di emendarsi. E quindi devono (?) “aprirsi”, fare entrare tutti, votare la devastante libera circolazione delle persone, sottomettersi alla fallita UE,… Altro che razzismo: la CFR serve solo per sdoganare politiche immigrazioniste, europeiste, e naturalmente per criminalizzare ogni e qualsiasi forma di sovranismo.

Abolire la Commissione

Di conseguenza, la Commissione federale contro il razzismo va abolita tout-court. Al proposito, è stata presentata una mozione leghista a Berna. Ma la partitocrazia ha pensato bene di imboscarla nei cassetti per due anni; ed una mozione che non viene trattata dal parlamento entro due anni, decade automaticamente. Hai capito i giochetti dei soldatini del triciclo? E’ chiaro comunque che la mozione verrà presentata un’altra volta, pari pari.

 

Naturalizzazioni facili

La maggioranza della popolazione ticinese ha “passato migratorio”. Questo vuol dire che chi non l’ha è una minoranza. Già oggi. Come scritto sopra, praticamente solo Ginevra è messa peggio di noi. Con la differenza che Ginevra è un Cantone tradizionalmente internazionalista e $inistrato (“gauchiste”). Il Ticino no.

L’abbondanza di neo-svizzeri ci dà ancora una volta la misura di come alle nostre latitudini vigano le naturalizzazioni facili di stranieri non integrati (evidentemente, ci sono anche quelli meritevoli).

Altro che fantasie della Lega populista e razzista. In Ticino c’è una moltitudine di svizzeri di comodo. Quelli che hanno ottenuto il passaporto rosso per pura convenienza personale. Magari per essere sicuri che, qualsiasi cosa accada, mai dovranno lasciare il Paese. E naturalmente, costoro non si sognano di rinunciare alla nazionalità d’origine. La “bigamia” è molto più conveniente. Si tiene il piede in due scarpe. Un numero crescente di politicanti, soprattutto a $inistra ma pure al centro, si trova in questa situazione. Perfino tra i deputati alle Camere federali. Addirittura ai vertici dei partiti nazionali: vedi il neo-copresidente P$$ Cedric Wermuth (simpatico come un cactus nelle mutande). Si può immaginare con quali risultati. Ringraziamo il triciclo!

 

La faccenda si fa spessa

E’ chiaro che questa situazione porta conseguenze tangibili. Al neosvizzero non integrato non frega un tubo dell’autonomia e della sovranità del nostro Paese. Men che meno della sua identità e tradizioni. Del resto, neppure le condivide: non sono le sue. Quando poi gli interessi della Svizzera si contrappongono a quelli della nazione d’origine, la faccenda si fa “spessa”. Accade ad esempio con la devastante libera circolazione delle persone. Come voterà al proposito il cittadino UE che ha anche il passaporto svizzero e che “tiene famiglia” nel natìo paesello? La risposta è fin troppo semplice da intuire.

 

Esempio recente

I risultati si vedono. Prendiamo il voto popolare sugli aerei da combattimento dello scorso 27 settembre. Come noto in Ticino l’acquisto dei velivoli, indispensabili a garantire la sicurezza della Svizzera, non è stato approvato. Tutta colpa di una campagna di votazione senza dubbio moscia? Oppure c’è anche dell’altro, e segnatamente un elevato numero di neo-cittadini elvetici con diritto di voto che però degli interessi del Paese se ne impipano, dal momento che il loro passaporto rosso è solo di comodo?

 

Urge un giro di vite

Intanto ricordiamo che in Giappone gli stranieri sono il 2% della popolazione. Che in Australia i doppipassaporti non possono sedere in parlamento. Che nel Liechtenstein chi acquisisce la cittadinanza del principato deve rinunciare a quella d’origine.

E’ ora che anche noi, invece di farci condizionare da strumentali ed ipocrite accuse di “razzismo”, procediamo ad un giro di vite sulla concessione facile della nazionalità elvetica e del conseguente diritto di voto.  Perché siamo già sulla buona strada per finire come l’indiano nella riserva che figura sullo “storico” manifesto della Lega.

Lorenzo Quadri