L’unica alternativa al sistema attuale è l’elezione popolare. Il sorteggio è una ciofeca
Tra i tre temi federali in votazione il prossimo 28 novembre, il meno discusso è quello sull’elezione dei giudici federali. Oggi questi ultimi sono nominati dal parlamento. La logica adottata dalla partitocrazia, come ben sappiamo, è quella del mercato del bestiame: tu dai una cadrega a me, io do una cadrega a te.Un’iniziativa popolare chiede che si passi all’elezione tramite sorteggio.
Campa cavallo
La situazione attuale può essere giudicata insoddisfacente. A fare stato è in prima linea l’appartenenza partitica dei candidati magistrati. E il centro-$inistra è sovrarappresentato nelle aule giudiziarie. Qualcuno di molto ingenuo potrebbe ritenere che la tessera di partito non influenzi le sentenze. Campa cavallo. Come rileva sulla NZZ della scorsa domenica Adrian Vatter, professore di scienze politiche all’Università di Berna: “le convinzioni ideologiche non giocano un ruolo ovunque, ma nelle sentenze che riguardano temi politicamente o mediaticamente controversi sì. E’ il caso del diritto dell’asilo e di quello delle assicurazioni sociali. I giudici iscritti al PS accolgono il doppio dei ricorsi presentati darichiedenti l’asilo rispetto a quelli dell’UDC”.
Sicché i giudici, nel loro ruolo, fanno politica eccome. Alla faccia della separazione dei poteri.
Usare il margine di manovra
L’assegnazione delle cadreghe nelle istanze giudiziarie della Confederella fa sì che i candidati alla carica di giudice federale debbano presentarsi al parlamento muniti di un’etichetta di partito. Più che la tessera di partito, nel ruolo fa stato l’adesione ad un certo sistema di valori (uella). Pensiamo a temi importati quali la supremazia del diritto UE o la trasmissione all’estero di dati bancari. Il giudice $inistrato userà il proprio margine di apprezzamento per indirizzare le sentenze in un senso. Il giudice di “destra” se ne servirà per indirizzarle nella direzione opposta.
Questo non sarebbe di per sé scandaloso se le forze politiche fossero presenti nelle aule di giustizia in modo corrispondente al proprio peso elettorale. Così però non è. Il centro-$inistra è sovrarappresentato, con esiti “insoddisfacenti” (eufemismo).
Fanno quello che vogliono
L’ attuale obbligo di farsi eleggere periodicamente (dal parlamento), secondo il citato prof Vetter, metterebbe in pericolo l’indipendenza dei magistrati. La realtà però è diversa. Tale giudice Yves Donzallaz, incadregato nel Tribunale federale (TF) in quota UDC, nell’estate 2019 con il suo voto determinante fece sì che il TF imponesse ad UBS di trasmettere alla Francia i dati di migliaia di clienti. Si trattò di una decisione prettamente politica. Donzallaz decise di sabotare il segreto bancario, quando avrebbe potuto benissimo determinarsi a suo sostegno: quasi la metà dei suoi colleghi l’aveva fatto. Per questa ed altre decisioni analoghe, nel settembre 2020 l’UDC postulò davanti all’Assemblea federale la non rielezione di Donzallaz. Ma venne trombata e spernacchiata dal triciclo, che confermò il leguleio contro il parere del suo partito d’appartenenza (per “fargliela”). La vicenda dimostra dunque che i giudici federali fanno in realtà quello che vogliono indipendentemente dalla politica. Non è per forza una buona notizia. Se magistrati eletti con l’incarico di rappresentare posizioni di “destra” nei gremi giudiziari si mettono a fare i $inistrati, il meccanismo salta.
Dalla padella alla brace?
Il sistema attuale è certamente lacunoso. Ha però un pregio, almeno teorico: quello di rappresentare le diverse sensibilità. Qual è l’alternativa su cui voteremo il 28 novembre? L’elezione tramite sorteggio. E questa è, per farla breve, “una cagata pazzesca” (cit. Fantozzi). Certo: i giudici verrebbero preventivamente testati per accertarne l’idoneità alla carica. Ci mancherebbe altro. Ma questo non basta. Un magistrato sorteggiato non avrebbe uno straccio di legittimità democratica. Ulteriore aggravante: secondo l’iniziativa, i giudici resterebbero in carica fino alla pensione.Se sfiga (o broglio) facesse sì che venissero sorteggiati solo – o quasi solo – magistrati di $inistra, le conseguenze sarebbero fatali. Senza possibilità di intervento.
Elezione popolare
E’ manifesto che passare dal sistema attuale all’elezione via sorteggio equivarrebbe a passare dalla padella alla brace.
L’alternativa all’elezione partitocratica può essere solo l’elezione popolare dei magistrati. Che garantisce legittimità e rappresentatività. Ed ovviamente, l’elezione deve essere a durata determinata; non fino alla pensione.
Non si vede perché un sistema elettivo che funziona per il potere esecutivo e quello legislativo sarebbe invece inapplicabile al giudiziario. Perché i giudici dovrebbero farsi campagna elettorale? E allora? Che la facciano. In democrazia il popolo elegge i propri rappresentanti. E sempre il popolo prende, in votazione, le decisioni fondamentali per il futuro del Paese. Perché non dovrebbe essere “all’altezza” (?) di incadregare dei legulei?
Lorenzo Quadri