Scandaloso: gli eurocrati vogliono comandare in casa nostra e ci dettano pure i tempi

Ecco a cosa è servito sbloccare il pizzo da 1.3 miliardi all’UE! Grazie, partitocrazia! Grazie, governicchio federale!

“Consigliere federale Cassis, resti a casa“. Questo il titolo, eloquente, pubblicato una decina di giorni fa dal settimanale Weltwoche a pagina 3.

Il riferimento non è alla cadrega del ministro PLR (ex) doppiopassaporto, che notoriamente scanchigna (vedremo tra due anni cosa succederà) bensì ai suoi inopinati viaggi a Bruxelles. Trasferte che sortiscono un unico effetto: quello del boomerang.Grazie ex partitone, per regalare al paese simili luminose figure di grandi statisti! L’altra è la ministra di giustizia Karin Keller Sutter (Ka-Ka-eS), secondo la quale l’invasione da sud del nostro Cantone (quasi 75mila frontalieri dichiarati, più quelli in nero) non sarebbe una devastante distorsione del mercato del lavoro, ma quando mai. Indicherebbe invece che “il Ticino è vittima del suo successo”. No comment!

Altro che “oliare”

L’ultimo pellegrinaggio a Bruxelles del ministro degli esteri italosvizzero doveva forse servire ad “oliare” i rapporti con la fallita UE. A fine settembre la partitocrazia alle Camere federali, dietro insistente richiesta del governicchio, ha calato le braghe per l’ennesima volta, decidendo di versare a Bruxelles, senza uno straccio di contropartita, il pizzo da 1.3 miliardi. Questo perché, secondo la narrazione del triciclo, dopo la chiusura delle trattative sullo sconcio accordo quadro istituzionale, la Svizzera avrebbe dovuto dimostrare alla DisUnione europea di essere un “partner affidabile”. Ohibò, qui qualcuno è fuori come un pannello solare. I funzionarietti di Bruxelles (non eletti da nessuno) pretendono di imporre al nostro Paese un accordo coloniale ed inaccettabile. Il governicchio federale – per PAURA di un referendum – dice no, grazie. E perché mai la Svizzera dovrebbe scusarsi per questo? All’UE si può forse dire solo di sì, e tutto il resto è reato?

L’ordine di marcia

Verosimilmente il buon Cassis, andando a Bruxelles, si aspettava che l’eurocommissario competente per i rapporti con la Confederazione, lo slovacco Maros Sefcovic (Maros chi?) avrebbe ringraziato per il regalo  miliardario. Del resto, questo è proprio l’argomento farlocco utilizzato dalla partitocrazia per giustificare l’ingiustificabile: paghiamo il pizzo, così gli amici europei ci tratteranno con i guanti. Invece è successo proprio il contrario. Altro che ringraziamenti, altro che riverenze, altro che salamelecchi. A Bruxelles il KrankenCassis si è visto impartire un vero e proprio ordine di marcia. Gli eurofalliti vogliono imporre alla Svizzera la ripresa dinamica, ossia automatica, del diritto UE ed i giudici stranieri. In più pretendono che i contributi miliardari diventino ricorrenti. Berna deve presentare delle proposte concrete in tal senso entro gennaio. E’ il colmo!

E il regalo da 1,3 miliardi? Non è servito assolutamente ad un tubo! Altro che oliare: gli eurobalivi rifiutano perfino di associare la Svizzera ai programmi Horizon.

Resi ricattabili

A tal proposito, su queste colonne abbiamo più volte scritto che, pagando il pizzo, la Svizzera avrebbe dimostrato non certo di essere affidabile (poiché lo è sempre stata, al contrario dell’UE) bensì di essere ricattabile. Pertanto sarebbe stata sempre ricattata. La previsione si sta avverando.

Quanto alla trasformazione del contributo da 1.3 miliardi in un obolo ricorrente: questa scandalosa pretesa era già contenuta nell’accordo quadro istituzionale. Il Mattino lo ha scritto a più riprese. Ma la casta si ostinava a negare. E invece…

Sempre gli stessi Diktat

La Svizzera ha giustamente (e ci sarebbe mancato altro) rifiutato lo sconcio trattato coloniale. Ma i balivi di Bruxelles insistono. Tornano sempre sugli stessi Diktat. Vogliono comandare in casa nostra. Pretendono che la Confederazione diventi una succursaledell’UE. Agli eurofunzionarietti bisogna dire chiaro e tondo che non se parla nemmeno!

Come scrive la Weltwoche: se concludessimo un accordo commerciale con la Cina, non ci verrebbe mai in mente di impegnarci a riprendere il diritto cinese, né di sottometterci a giudici cinesi.

Accordi da disdire

Per tornare alla frase iniziale dell’articolo: perché Cassis “deve stare a casa”? Perché i consiglieri federali che vanno a Bruxelles pensando di negoziare (?) “hanno già perso”. Specialmente l’attuale ministro degli esteri.

L’UE vuole un segnale chiaro? Eccolo: altro che resuscitare lo sconcio accordo quadro istituzionale, altro che bilaterali III. Non si firma più nessun trattato internazionale con gli eurobalivi. Al contrario, si comincia a DISDIRE qualcuno di quelli in essere. A cominciare dalla devastante libera circolazione delle persone.

Lorenzo Quadri