Qual è la prima emergenza di questo sempre meno ridente Cantone? Alla faccia delle statistiche taroccate ad arte, è il lavoro. Taroccate ad arte, è chiaro, per far credere che vada tutto bene, che non esiste un problema occupazione in Ticino. Che sono tutte balle populiste e razziste. Taroccate ad arte nel patetico tentativo di dimostrare che, in regime di devastante libera circolazione delle persone, “tout va bien, Madame la Marquise”. Ci sono però dei dati che non possono essere manomessi dalla SECO (tirapiedi del Consiglio federale e delle sue politiche spalancatrici di frontiere): sono quelli dell’assistenza.
Come noto a questo proposito in Ticino si è infranto ogni record: le persone in assistenza sono infatti 8500. E questa cifra impressionante – che si traduce a sua volta in costi impressionanti a carico del contribuente – è un campanello d’allarme evidente. Non indica tutto il problema: infatti, e per fortuna, non tutti i disoccupati sono in assistenza. Ma è la punta dell’iceberg-disoccupazione. Del resto, basta parlare un po’ con la gente. E, parlando con la gente, emerge in modo plateale che la prima preoccupazione dei ticinesi – che spesso si trasforma in un incubo – è il lavoro. La politica deve quindi prenderne atto e agire di conseguenza.
Invasione
Per colpa della devastante libera circolazione delle persone il mercato del lavoro ticinese è stato invaso, col risultato che non c’è più posto per chi vive qui, giovane o meno giovane che sia. Invece di dare il lavoro prima ai nostri, poi agli altri, è successo esattamente il contrario.
Se il 9 febbraio in Ticino il 70% dei cittadini ha plebiscitato l’iniziativa “contro l’immigrazione di massa” è per il problema della disoccupazione, quindi per l’immigrazione nel mondo del lavoro, con conseguente espulsione dei residenti. A ciò si aggiunge la questione del dumping salariale. Al proposito occorre essere in chiaro: l’unica soluzione è il contingentamento abbinato alla preferenza indigena. Che peraltro era in vigore fino al 2004, per cui non si tratta di certo di inventarsi chissà cosa.
Voto in pericolo
Attenzione però, perché quel voto di un anno e otto mesi fa è oggi in pericolo. E’ in pericolo perché, secondo i sondaggi, in Ticino le elezioni federali potrebbero premiare, a scapito della Lega, il partito socialista. Detto senza giri di parole: la Lega potrebbe perdere il secondo seggio in Consiglio nazionale, a vantaggio del P$. Ossia di quel partito il cui obiettivo è la cancellazione del “maledetto voto” e quindi l’adesione all’UE. Non facciamoci ingannare. Non esistono $ocialisti contrari alla libera circolazione delle persone. Nessun kompagno si è mai schierato contro i bilaterali. Nessun kompagno ha mai sostenuto il 9 febbraio. Qualcuno vuole far credere di aver cambiato idea, ma solo per ottenere voti.
Servono schede Lega
Se alle elezioni federali il Ticino premia chi vuole cancellare il “maledetto voto” è evidente che la preferenza indigena ce la possiamo scordare. Per sempre. Permettere che il P$ ticinese ottenga due seggi a Berna significa gettare nel water il 9 febbraio. Cosa fare per evitarlo? Bisogna votare Lega. Non si può plebiscitare l’iniziativa “contro l’immigrazione di massa” perché il mercato del lavoro ticinese è andato a ramengo a furia di aperture e poi, quando si tratta di eleggere i rappresentanti a Berna, premiare chi vuole le aperture e quindi l’invasione indiscriminata ed il dumping. Non basta votare bene. Bisogna anche eleggere di conseguenza. Altrimenti la volontà popolare resta lettera morta.
Non votare scheda Lega equivale a voltare le spalle al 9 febbraio e quindi alle migliaia e migliaia di ticinesi che non hanno un lavoro. Servono schede della Lega per impedire che il P$ affossatore del 9 febbraio raddoppi la propria rappresentanza a Berna. Chi ancora non ha votato, ci pensi.
Lorenzo Quadri