Raccolta e smaltimento rifiuti: già paghiamo, perché dovremmo pagare di più?
In ambito fiscale ci sono un paio di regolette che funzionano sempre. La prima: una volta che una nuova tassa è introdotta, poi non la leva più nessuno. La seconda: le nuove tasse nel tempo sono destinate ad aumentare.
La tassa sul sacco cantonale, detta “fetido balzello”, se approvata il prossimo 21 maggio in votazione popolare, non sfuggirà a questa logica.
Non c’è da “sistemare”
Ma perché bisognerebbe introdurre nuove tasse sul rüt? Contrariamente a quanto ha scritto di recente in un’Opinione uno dei pionieri di questa tassa antisociale (e se ne vanta pure), che colpisce ricchi e poveri allo stesso modo (un po’ come gli esecrati premi di cassa malati, ma senza i sussidi), non c’è alcun bisogno di “sistemare le cose” in Ticino per quel che riguarda la monnezza. Non siamo a Napoli. Il pattume viene regolarmente raccolto e smaltito. Le fatture per queste prestazioni vengono saldate. Semmai, bisognerebbe incentivare l’inceneritore di Giubiasco a ridurre le tariffe. E bisognerebbe controllare meglio i costi di raccolta. Certo non c’è bisogno di introdurre nuove tasse, addirittura sottoforma di doppia imposizione sul rüt (tassa di base più tassa sul sacco).
Perché non dovremmo essere liberi di scegliere di finanziare la raccolta e smaltimento rifiuti come più ci aggrada? Perché deve arrivare il diktat cantonale? Già oggi tutti pagano per il pattume. Anche a Lugano. In riva al Ceresio i costi di raccolta e smaltimento sono finanziati con le imposte. Che vengono prelevate in base al reddito. Quindi in modo sociale. Del resto, fanno così anche a Ginevra. Altri Comuni hanno solo delle tasse di base. Altri ancora già conoscono la “doppia imposizione”.
Ogni Comune è oggi organizzato come ritiene più opportuno – come i suoi cittadini ritengono più opportuno – e non si vede perché non si potrebbe andare avanti così. Come detto, è semmai a livello di tariffe dell’inceneritore Giubiasco e di controlli sulle fatture di raccolta che ci sono margini di azione.
Siamo nella media
In campo di applicazione del discusso principio di causalità (il politikamente korrettissimo “chi inquina paga”), il Ticino non è affatto la pecora nera della Svizzera. Lo dimostrano i rilevamenti effettuati a livello nazionale. Il nostro Cantone, per quanto attiene alla quota di finanziamento dei costi dei rifiuti tramite balzelli causali, è nella media elvetica. Anche a Ginevra, come a Lugano, non si pagano specifiche tasse di raccolta e smaltimento rifiuti. E nessuno a Berna si sogna di mandare i carri armati in riva al Lemano.
Rieducazione coatta
Dietro la tassa sul sacco c’è il solito metodo “rieducativo” ormai dilagante negli ambiti più svariati: si impone al cittadino di tenere un determinato comportamento andando a penalizzarlo sul borsello. Ma è giusto? Il potere d’acquisto dei ticinesi è già sufficientemente bastonato senza bisogno di nuove tasse.
Del resto, se l’obiettivo fosse quello di stimolare a produrre meno monnezza, non mancherebbero le soluzioni alternative. Ad esempio, distribuire un certo numero – calcolato in modo ragionevole! – di sacchi della spazzatura a prezzo di costo, per poi semmai far pagare un “surplus” a chi ne chiede di ulteriori perché manifestamente produce troppi rifiuti.
Nemmeno si può seriamente sostenere che i ticinesi non siano sensibilizzati sul tema del riciclaggio, dopo anni di campagne informative a tutti i livelli.
Fare cassetta
E’ poi evidente che dalla doppia imposizione sul rüt il cittadino non ci guadagna. Immaginare che ci saranno delle compensazioni è una pia illusione. La nuova tassa verrà utilizzata dagli enti pubblici per fare cassetta. Chi paga solo una tassa di base si vedrà “attaccar là” anche quella sul sacco. Chi già paga entrambi i balzelli (base e sacco) potrebbe vedersi diminuire il costo del sacco, ma in compenso aumenterà la tassa di base. Chi invece finanzia la raccolta e smaltimento del rüt con le imposte, si troverà due nuovi balzelli non compensati da nulla. Del resto a Lugano la maggioranza politica è favorevole al “fetido balzello” come puro strumento di incremento delle entrate. Il balzello è “fetido” mentre la “pecunia”, come già sapeva l’imperatore romano Vespasiano, “non olet”.
Occorre inoltre ricordare quanto detto in apertura: se la nuova tassa verrà introdotta, essa è fatalmente destinata ad aumentare. Basti pensare alla levata di scudi dei sindaci radikalchic sopracenerini contro la prima versione di tassa sul sacco presentata dal Dipartimento del territorio, accusata di essere troppo bassa. Una vera vergogna: non si sfrutta ogni margine per mungere il contribuente! Dove andremo a finire di questo passo?
Il prossimo 21 maggio, dunque, votiamo No al fetido balzello. Per i rifiuti paghiamo già. Non c’è motivo per pagare di più.
Lorenzo Quadri