Il governicchio federale tenta di aggirare la volontà popolare con le norme d’attuazione

Con grande scorno dei fautori del fallimentare multikulti e dell’immigrazionismo (partitocrazia, stampa di regime, intellettualini da tre e una cicca) nel mese di marzo del 2021 è stata approvata l’iniziativa popolare che prevede l’introduzione di un divieto di dissimulazione del viso a livello nazionale.

Tale divieto, come noto, è già in vigore in Ticino dal 1° luglio2016 dopo che i cittadini, il 22 settembre 2013, hanno approvato l’iniziativa popolare “antiburqa” – lanciata dal Guastafeste Giorgio Ghiringhelli e sostenuta dalla Lega e dal Mattino – con ben il 65.4% di sì (quindi: governicchio e parlamenticchio ci hanno messo quasi 3 anni per partorire la legge d’applicazione).

Da notare che quella ticinese è stata la prima norma “no burqa” ad entrare in vigore per decisione popolare (la legge francese, che è antecedente, è stata voluta dal parlamento). Ed ha fatto da modello per l’iniziativa federale.

Un conto è la mascherina…

Certo, può sembrare bizzarro parlare di “dissimulazione del viso”dopo due anni di pandemia da stramaledetto virus cinese e più o meno un anno e mezzo di mascherine (prima il kompagno Berset ed i burocrati ro$$i dell’UFSP le avevano qualificate di “inutili e potenzialmente nocive”, per il semplice fatto che non ce n’erano). Ma un conto è una mascherina che, per evidenti motivi sanitari, copre naso e bocca, senza distinzioni di genere. Altra cosa è costringere le donne a nascondere integralmente il volto, ed anche tutto il resto. E nemmeno per motivi religiosi: l’islam non prescrive burqa e niqab, tant’è che il velo integrale alla Mecca è proibito.

Donne discriminate

Il velo integrale è, a non averne dubbio, una pesante discriminazione delle donne. Ma le femministe ro$$overdi, quelle che usano la lingua “inclusiva” (ovvero: sgrammaticata) con asterischi ed altri obbrobri, erano favorevoli al burqa.

Per non parlare delle scellerate iniziative della fallita UE, la quale, in una delle sue campagne del piffero (ritirata in tempo di record) lo scorso mese di novembre pretendeva di sdoganare il velo islamico – non il burqa, per fortuna – come “simbolo di libertà”.

Giochino sporco

Dopo la votazione nazionale sul velo integrale, si tratta ora di mettere in vigore quanto deciso. E qui – come c’era da attendersi – casca l’asino: il governicchio federale (contrario al divieto) tenta adesso di svuotare la decisione popolare di gran parte della propriaportata.

In effetti, i burocrati del Dipartimento di Giustizia diretto dalla ministra PLR Karin Keller Sutter (Ka-Ka-eS), la quale ha fatto campagna contro il divieto di burqa, vorrebbero inserire nelle norme d’attuazione una sfilza di eccezioni.

Si tratta del solito giochino sporco, perché di queste eccezioni non c’è affatto bisogno. Del resto ai burocrati bernesi sarebbe bastato fare copia-incolla delle disposizioni ticinesi. Invece partoriscono deroghe anche per “interventi individuali e riunioni negli spazi pubblici, se la dissimulazione del viso è necessaria all’esercizio del diritto fondamentale della libertà d’espressione o di riunione”.  

Signori, ma ci siete o ci fate? In Svizzera non c’è alcun bisogno di nascondere il viso durante una manifestazione. Se qualcuno lo fa, è perché intende commettere reati. Vedi i sedicenti “autogestiti” che si mascherano per okkupare. Del resto uno degli obiettivi dell’iniziativa antiburqa, oltre a combattere un simbolo dell’islam politico (il velo integrale), è proprio di dire basta alla copertura del viso per motivi di delinquenza nell’ambito delle manifestazioni.

Avviso ai naviganti: non ci potrà essere un divieto di burqa “light”, magari analogo all’immonda ciofeca denominata “preferenza indigena light”, voluta dal triciclo eurolecchino, che è una NON preferenza indigena. Piaccia o non piaccia alla partitocrazia immigrazionista la quale, davanti ad un voto popolare, può solo adeguarsi.

Infibulazione

Intanto, domenica 6 febbraio cadeva la giornata mondiale contro le mutilazioni genitali femminili, leggi infibulazione. Ebbene, ma chi l’avrebbe mai detto, risulta che il fenomeno è in crescita anche in Svizzera. Motivo: è aumentata l’immigrazione dai paesi – soprattutto islamisti – dove l’infibulazione è praticata. Ed ecco l’ennesima dimostrazione che in Svizzera arrivano stranieri non integrati e non integrabili, grazie alla politica del “devono entrare tutti”; politica particolarmente cara alle femministe ro$$overdi. Altro che difendere le donne!

Infibulazioni, islamismo, orride palandrane (burqa e niqab): è questo il futuro che si prospetta per la Svizzera? Grazie, politicanti della casta!

Lorenzo Quadri