Lugano: “autogestiti” föö di ball! E se vorranno un altro spazio, se lo cercheranno da sé
Non c’è scritto da nessuna parte che l’autogestione deve rimanere a Lugano. Anzi…
Alla buon’ora! Dopo quasi due decenni, il Consiglio comunale di Lugano – con l’opposizione della solita $inistra – ha deciso che i cosiddetti autogestiti dovranno sloggiare dall’ex macello. Il progetto di riqualifica della struttura, da anni in condizioni deplorevoli, non prevede infatti la presenza dell’autogestione. Del resto, ci mancherebbe solo che si investissero oltre 26 milioni nella riqualifica dell’ex macello – questo il costo stimato del progetto – per lasciarci dentro i molinari.
Ovviamente, come già detto e scritto, lo sfratto non avverrà in tempi brevi. Ci vorranno ancora anni. Ma la via è segnata. Altrettanto ovvio è che:
- non sta alla città di Lugano fare da agenzia immobiliare per i molinari; e
- non c’è scritto da nessuna parte che la cosiddetta autogestione debba rimanere a Lugano.
Di conseguenza, se vorranno un’altra sede, gli “autogestiti” se la dovranno andare a cercare sul mercato. Non sarà la città a cercarla per loro; men che meno sarà il solito sfigato contribuente a pagare un affitto al loro posto. Se il Gigi di Viganello riceve la disdetta per il suo appartamento, quello nuovo non glielo trova il vecchio padrone di casa. E neppure glielo finanzia.
La reazione
Ovviamente, qualche giorno dopo la votazione in Consiglio comunale, è arrivata la scomposta reazione degli occupanti dell’ex macello, tramite allucinata presa di posizione dell’assemblea del CSOA (ma cosa si fumano questi?). I sedicenti autogestiti, come previsto, annunciano di non voler sloggiare; poi si lanciano in una sequela di ridicoli improperi: “città marcia ed ipocrita”; “arraffoni, papponi, razzisti, fascisti” ed avanti col solito ritornello. E nel mezzo hanno pure la tolla di blaterare di condivisione, di diversità e di alterità. Certo, come no!
Lorsignori sono dei tali sostenitori della diversità da non tollerare nessuna posizione diversa dalla loro: gli altri sono tutti fascisti e razzisti. Sono così “aperti” che hanno blindato gli spazi da loro occupati piazzando recinti e lucchetti che fanno impallidire le barriere di Orban e Trump. E poi accusano gli altri di essere “escludenti”. Sono così “tolleranti” da organizzare manifestazioni con insulti e sputi.
Sarebbe poi interessante sapere quanto è costato in totale, al solito sfigato contribuente, un ventennio di autogestione, tra interventi di polizia, dispositivi di sicurezza per manifestazioni non autorizzate, vandalismi alla proprietà pubblica e privata, eccetera.
Convenzione farlocca
Da notare che la famosa convenzione per l’utilizzo dell’ex macello da parte del CSOA è farlocca: da un lato gli occupanti non ne hanno mai rispettato le condizioni. Dall’altro, hanno peso possesso di molti più spazi di quelli a loro assegnanti. Di conseguenza, questo accordo è carta straccia.
Quanto poi alla storiella che senza i molinari l’ex macello sarebbe stato demolito (?): trattasi di una semplice fregnaccia inventata dai $inistrati per giustificare gli amichetti.
Dialogare non serve
Visto che i molinari rifiutano il dialogo con il municipio, non c’è alcuna necessità di cercarlo. Semplicemente, quando sarà il momento, lorsignori verranno fatti sloggiare, volenti o nolenti. Del resto, visto che, a loro parere, Lugano sarebbe una città “marcia ed ipocrita”, cosa ci rimangono a fare? Föö di ball!
E se magari gli “autogestiti” immaginano di mobilitare le folle scendendo in strada, hanno fatto male i conti. Basta chiudere le frontiere per evitare a foffa da centro sociale d’oltreramina di arrivare a loro supporto, ed i molinari rimarranno in quattro gatti. Quattro gatti dai quali evidentemente la città non si fa ricattare. E ci mancherebbe!
Lorenzo Quadri