LIA: abrogazione o no, di tornare al Far West non se ne parla proprio, vero “triciclo”?

 

Intanto attendiamo i sindacati al varco dell’iniziativa contro la devastante libera circolazione delle persone

Prosegue la telenovela della LIA, la Legge sulle imprese artigianali.

La LIA venne plebiscitata in Gran Consiglio tre anni fa (era il marzo del 2015)  da tutte le forze politiche. Che naturalmente tentarono anche di saltare sul carro, attribuendosi meriti che non avevano. Perché l’iniziativa di creare una legge per tutelare gli artigiani e le piccole imprese ticinesi dalla concorrenza sleale d’Oltreramina venne dal Consigliere di Stato leghista Claudio Zali. Niente di strano: se aspettiamo che la partitocrazia spalancatrice di frontiere, che ha messo nella palta questo Cantone con la devastante libera circolazione delle persone, faccia qualcosa per rimediare, aspettiamo un pezzo. Basta vedere quel che è successo con Prima i nostri e, in precedenza, con il 9 febbraio.

Hai capito il triciclo PLR-PPD-P$? Prima fa il disastro. Poi, non ancora contento, si arrampica sui vetri per non frenarlo, a suon di “sa po’ fa nagott”.

Becchini delle misure accompagnatorie

E che dire dei $inistrati? Costoro fortissimamente vogliono la libera circolazione delle persone senza alcun limite. La difendono a suon di campagne d’odio contro chi non ci sta (perché gli svizzerotti, “chiusi e gretti”, devono “aprirsi”; perché “devono entrare tutti”). Poi si riempiono la bocca con le misure accompagnatorie (cerotti sulla gamba di legno: se si trattasse di provvedimenti efficaci, sarebbe già scattato il muro di gomma dei “sa po’ mia”). E adesso queste misure accompagnatorie le vorrebbero però gettare nel water in nome dell’asservimento all’UE. Il P$ è infatti accanito supporter dello sconcio accordo quadro istituzionale, quello che ci trasformerebbe a tutti gli effetti in una colonia dell’UE, mandando a ramengo la nostra autonomia e la nostra democrazia. Si guardano però bene dal dire, i kompagnuzzi, che la diretta conseguenza della sottoscrizione dello scellerato accordo sarebbe proprio la fine delle misure accompagnatorie.

“Io non c’ero…”

Tornando alla LIA. Al momento della votazione parlamentare, tutti hanno tentato di saltare sul carro. Ma quando sono cominciati a sorgere dei problemi, si è assistito al consueto, e vigliacco, fuggi-fuggi generale. All’insegna dell’ “io non c’ero, e se c’ero dormivo”!

Addirittura il PPD prima ha votato a piene mani la legge (con una sola opposizione) e poi, quando il governo ha comunicato l’intenzione di ritirarla, si è messo a sbraitare pretendendo rimborsi. Facendosi peraltro bacchettare dal suo ex deputato ed ex municipale di Bellinzona Filippo Gianoni.

Il fronte contro l’abrogazione

Adesso si aggiunge una nuova puntata. Spunta infatti il fronte contro l’abrogazione della LIA. L’Unione delle Associazioni dell’Edilizia nei giorni scorsi ha lanciato un appello, tramite conferenza stampa, affinché la legge rimanda al suo posto. “Ha tantissimi aspetti positivi e solo alcune criticità – ha dichiarato il presidente dell’UAE Piergiorgio Rossi –. Va quindi corretta e non snaturata”. Traduzione: non gettiamo il bambino assieme all’acqua sporca.

Anche i sindacalisti di UNIA e OCST presenti alla conferenza hanno sostenuto questa posizione. Lo hanno fatto descrivendo con toni accorati il degrado sul mercato del lavoro ticinese: “c’è un imbarbarimento; i sindacati passano ore in procura per reati di natura penale come l’usura e la tratta di esseri umani che coinvolgono il mondo del lavoro”. Peccato che ci “si” dimentichi  di citare un fatto essenziale (ma tu guarda i vuoti di memoria che brutti scherzi che giocano). Non si dice infatti che la causa del degrado e dell’imbarbarimento è la devastante libera circolazione delle persone. E chi l’ha voluta? Risposta: i sindacati, assieme al padronato e alla partitocrazia! E allora, signori sindacalisti, chi pensate di prendere in giro con le vostre lacrime di coccodrillo? Visto che ormai anche i paracarri hanno capito che nella realtà ticinese frontiere spalancate e tutela dei lavoratori fanno a botte, scegliete da che parte stare. O fate gli spalancatori di frontiere e di conseguenza gli affossatori del mercato del lavoro ticinese, oppure fate i difensori dei lavoratori. Entrambe le cose assieme non è possibile; è una contraddizione in termini. Aspettiamo dunque al varco  i sindacati sull’iniziativa contro la libera circolazione.

Due certezze

Quale sarà il destino della LIA non sappiamo. Due cose però sono certe:

  • Se il gran consiglio deciderà di abrogare la LIA, bisognerà inventare subito un altro sistema per difendere l’artigianato e le PMI ticinesi dall’invasione di padroncini e distaccati in arrivo dalla vicina Penisola. Un sistema che non crei difficoltà agli operatori locali, ma metta i bastoni tra le ruote a quelli esteri. Protezionismo? Sì, e ce ne vantiamo. Del resto, i vicini a sud hanno poco da starnazzare, dal momento che fanno esattamente la stessa cosa.
  • In Consiglio di Stato, solo gli esponenti della Lega si preoccupano di tutelare il paese dalla devastante libera circolazione delle persone: vedi LIA, vedi casellario giudiziale, eccetera. Gli altri? Stendiamo un velo, anzi un burqa pietoso…

Lorenzo Quadri