Statistica sulla povertà, Ticino – ma guarda un po’ –  “maglia nera” della Svizzera

 

Nelle ultime settimane sono state pubblicate varie statistiche sulla povertà in Svizzera ed in Ticino. Secondo l’Ufficio federale di statistica, a livello nazionale nel 2015 il 7% della popolazione (570mila persone) viveva in situazione di povertà reddituale. In Ticino, ma tu guarda i casi della  vita, questa percentuale sale di ben 10 punti, al 17%! Sicché l’Ufficio federale di statistica certifica che il nostro è il Cantone più povero della Svizzera! Non che ci volessero grandi studi scientifici per accorgersene. Basta guardare i dati dell’assistenza, della sottoccupazione e della disoccupazione.

Magari oltre a constatare i danni, ci si potrebbe anche chiedere il perché il tasso di povertà in Ticino è così clamorosamente superiore a quello medio nazionale. Dove sta la differenza tra il Ticino ed il resto della Svizzera? Sta forse nel fatto che è incuneato nel Belpaese in regime di devastante libera circolazione delle persone? E che questa situazione ha conseguenze occupazionali drammatiche (non stiamo a snocciolare per l’ennesima volta le cifre dell’invasione da sud)?

Visto che tale è la realtà, si abbia almeno la decenza di piantarla di negare l’evidenza. Oppure di ammettere che sì, le cose stanno così, ma la partitocrazia ha scientemente deciso che la libera circolazione delle persone vale più del benessere dei Ticinesi e quindi il Ticino va sacrificato sull’altare dei bilaterali. Sarebbe almeno più onesto di continuare a prenderci per i fondelli.

Presi per il lato B

Presa per i fondelli che invece continua. Infatti, ironia della sorte, pochi giorni prima della divulgazione della citata statistica le banche cantonali romande se ne sono uscite con uno studio, evidentemente farlocco, secondo cui il Ticino, dove sempre più gente ha le pezze alle culottes grazie alla deleteria politica delle frontiere spalancate, sarebbe la quarta regione più dinamica d’Europa, dopo Londra, Lussemburgo e Zurigo.

Uno studio che sicuramente NON è piaciuto all’IRE del buon Rico “E’ solo una percezione” Maggi, visto che potrebbe rubare alle sue indagini sui frontalieri, svolte da frontalieri, il premio annuale per la peggior ciofeca. E questa non è “una percezione”.

C’è chi glissa

Da notare che lo studio dell’Ufficio federale di statistica indica tra l’altro che le persone di più di 65 anni presentavano un tasso di povertà praticamente doppio rispetto alla media (quasi il 14%). Però la partitocrazia – a partire proprio dai kompagnuzzi che si sciacquano la bocca con “i ceti più sfavoriti” – ha affossato la tredicesima AVS per non darla vinta all’odiata Lega.  Su questo aspetto, chissà come mai, i commentatori di regime preferiscono glissare. Altre “scarligate” si segnalano sul fatto  il tasso di povertà tra gli stranieri è nettamente superiore alla media (del resto sono sovrarappresentati anche nelle cifre dell’assistenza).

Prima i nostri

Dunque: Altro che “immigrazione uguale ricchezza”. Immigrazione uguale più gente che dipende dall’ente pubblico e a questo fenomeno bisogna mettere un freno. Perché il “prima i nostri” deve valere anche per l’accesso alle prestazioni sociali. A questo proposito il malcontento tra la popolazione monta. Sicché, sarà bene trovare delle vie per “scremare” gli stranieri a carico del contribuente invece di continuare a nascondersi dietro il trittico “libera circolazione – divieto di discriminazione – sa pò fa nagott”. Non ci sta bene che, dopo aver allargato i cordoni della borsa dello stato sociale a vantaggio di chiunque voglia arrivare in Ticino a mungere (“dobbiamo aprirci!”)  adesso si dica che non ci sono più soldi e quindi bisogna risparmiare su tutti. Prima si blocca l’immigrazione nello Stato sociale e si disdice la libera circolazione. Poi se ne riparla.

Lorenzo Quadri