Malgrado il silenzio-stampa, i flussi di migranti economici sono ancora ben presenti

Negli ultimi mesi si sente parlare solo di profughi ucraini. Come se i migranti economici fossero scomparsi e non ne arrivassero più. Sappiamo però che non è affatto così. Anzi.

Dall’Europa giungono infatti notizie tutt’altro che tranquillizzanti.

Migliaia di finti rifugiati magrebini in questi giorni sono ammassati alla frontiera serbo-ungherese. Ovviamente la loro destinazione è l’Europa occidentale. Le autorità locali, secondo “Le Monde”, affermano di non aver mai visto così tanti migranti economici dai tempi del caos asilo del 2015. Inutile dire che gli asilanti sono tutti giovani uomini soli che non scappano da nessuna guerra, ma cercano invece un tenore di vita migliore.

Secondo Frontex, l’agenzia europea di controllo delle frontiere esterne dell’UE, da gennaio di quest’anno sulla rotta dei Balcani sono stati individuati oltre 70mila passaggi. Vale a dire il triplo (!)rispetto allo stesso periodo del 2021.

Non ci vuole molta fantasia per immaginare che la presa del potere dei talebani in Afghanistan, avvenuta un anno fa, è destinata a rilanciare i flussi migratori verso il vecchio continente.

Anche da sud

Lo scenario a sud, come riferisce la stampa italiana, è analogo a quello ad est. A Lampedusa è di nuovo emergenza. Nei giorni scorsi è capitato che, in meno di 24 ore, sbarcassero oltre 1000 asilanti: un vero record. L’hotspot dell’isola ha una capienza di 350 persone; però ce ne sono il triplo. E’ chiaro che l’unica soluzione per evitare il collasso sta nell’impedire la partenza dei barconi.

Non c’è più spazio

Per ovvi motivi geografici, questi arrivi in massa nei Paesi UE avranno conseguenze anche per noi. E per fortuna ci sono Stati che hanno costruito dei muri sui confini, vedi l’Ungheria, che servono a contenere l’invasione dello spazio Schengen.

I camerieri dell’UE nel governicchio federale faranno bene a stare all’erta. Col piffero che siamo disposti a far entrare i rifugiati ucraini e poi anche i migranti economici. Visto che già dobbiamo accogliere gli ucraini, è evidente che per altri non c’è spazio, e nemmeno risorse. Inoltre, come ci ripete quotidianamente la casta, l’inverno prossimo mancherà energia. Poiché ogni persona in più significa ulteriore consumo… frontiere blindate!

Statuto da abolire

Ed i sinistrati, che nel business ro$$o dell’asilo ci tettano dentro alla grande, si scordino di poter estendere lo statuto S (con i privilegi che esso comporta) anche agli altri richiedenti l’asilo. Magari cianciando di parità di trattamento. Il permesso S va semplicemente abolito; così si ripristina, tra l’altro, anche la citata parità.

Lo statuto S va abolito in prima linea perché, ben lungi dall’essere “orientato al rimpatrio”, invoglia invece a rimanere qui.

Risorse?

La recente cronaca ci ha inoltre chiarito, al di là di ogni dubbio,quanto i migranti economici siano meritevoli di sostegno. In quel di Sierre, ad esempio, un giovane afghano è stato da pococondannato per avere, nel 2020, costruito un coltello con cui voleva uccidere il guardiano notturno ed evadere dal centro educativo per minori in un cui si trovava per aver commesso una serie di reati. Più vicino a noi, a Bellinzona, un richiedente l’asilo ubriaco, sempre afghano, dopo aver litigato con un avventore di un esercizio pubblico ha distrutto a calci la porta in vetro, procurandosi varie ferite, ed è stato fermato dalla polizia solo con grande difficoltà, a causa del suo comportamento minaccioso. Com’era già il mantra degli spalancatori di frontiere? “Immigrazione uguale ricchezza”? Certo, come no!

Elezioni svedesi

In Svezia, paese che si è dato all’accoglienza sfrenata con conseguenze disastrose (ghetti, guerre tra gang, quartieri infrequentabili,…) oggi domenica 11 settembre si tengono le elezioni parlamentari. Il partito dei democratici svedesi, descrittocome “euroscettico ed anti-immigrazione”, secondo le previsioni diventerà la seconda forza politica a livello nazionale. Se ne desume dunque che anche la politica d’asilo di Stoccolma sia destinata a cambiare.

Restando in Scandinavia, sappiamo che la Danimarca (governo di $inistra) persegue l’obiettivo “zero asilanti”.

Danimarca e Gran Bretagna sono i Paesi che intendono realizzare dei centri d’accoglienza per migranti in Africa. Ovvero: gli asilanti che entrano in quegli Stati non vengono alloggiati lì durante la procedura, bensì spostati nei nuovi centri extraeuropei. Londra quale partner ha scelto il Ruanda. Nei mesi scorsi il primo volo britannico destinato al trasferimento di migranti economici in Ruanda è però stato bloccato per via giudiziaria. Poi non se ne è più saputo nulla ed in seguito (per altri motivi) sono arrivate le dimissioni del premier Boris Johnson.

La Lega ha presentato vari atti parlamentari a Berna affinché anche la Svizzera segua la via britannica e danese. Ma “naturalmente” il governicchio federale non ne vuole sapere.

E il governicchio?

La guerra in Ucraina, gli effetti boomerang delle sanzioni alla Russia, l’impennata del costo dell’energia e delle materie prima, a cui si aggiunge l’onda lunga della pandemia di stramaledetto virus cinese, provocheranno una crisi economica disastrosa. Anche da noi. Di soldi – e stiamo parlando di miliardi di franchetti ogni anno – per mantenere migranti economici non ce ne sono più.

Cosa intende fare il governicchio federale per evitare che la Svizzera venga travolta dalla nuova ondata di caos asilo che si prospetta all’orizzonte? Forse che, come al solito, non intende fare proprio un tubo?

Lorenzo Quadri