Da Berna pensano di far ritirare il casellario giudiziale offrendo una “compensazione”
L’indennizzo ci spetta comunque e senza ricatti, perché sono quattro decenni che il Ticino paga per tutti il costo degli accordi con l’Italia. E continuerà a farlo anche nella denegata ipotesi in cui i nuovi trattati col Belpaese dovessero venire “finalizzati”

Ah, ecco. A quanto pare, che il Ticino si difenda dall’invasione da sud, suscita parecchi mal di pancia. Sia oltreramina che a Berna. E a livello federale, pur di togliersi il fastidio, sono disposti ad allargare i cordoni della borsa. Cosa mai vista prima.

Indennizzo parziale
In effetti il Consiglio federale sarebbe pronto a concedere un indennizzo (parziale, beninteso) al Ticino in materia di fiscalità dei frontalieri. Nel concreto: rivediamo la perequazione finanziaria in modo da farvi avere 20 milioni all’anno in più ma voi la smettete di infastidire gli italiani con la richiesta del casellario giudiziale (e, verosimilmente, anche con l’albo artigiani).

Davanti ad una simile “proposta” – uno se la immaginerebbe formulata da un signore con la coppola – la domanda è una sola: si tratta di un ricatto o di una mazzetta? In ogni caso, sia l’uno che l’altra vanno respinti al mittente. Quindi, il casellario e l’albo artigiani devono rimanere al proprio posto.
Ammissione di colpa

Che Berna parli di risarcimenti è però indicativo. Si tratta infatti di un’ammissione di colpevolezza da parte della Confederazione. Addirittura di doppia colpevolezza. Equivale infatti a riconoscere che:
1) Il Ticino da oltre 4 decenni è penalizzato dalla Convenzione sulla fiscalità dei frontalieri del 1974;
2) Anche con i “nuovi” accordi, continuerà ad essere sacrificato!
Ma come: negli anni scorsi è stato chiesto più volte alla Confederazione, con atti parlamentari della Lega, di risarcire il Ticino che da oltre quarant’anni paga per tutti il costo degli accordi fiscali con l’Italia. La risposta è sempre stata un njet categorico.

Ma come: da mesi il tirapiedi De Watteville e soci tentano di venderci la fregnaccia che i nuovi accordi con il Belpaese sarebbero “vantaggiosi per il Ticino”. Però adesso mettono sul tavolo una compensazione. Ma allora non è vero che i nuovi accordi sono vantaggiosi per noi. E’ vero, invece, il contrario. Come è vero che la Lega ed il Mattino, quando parlavano di “accordi ciofeca”, avevano (ancora una volta) ragione.

Dovere istituazionale
Sicché, la Confederazione ora ammette di aver penalizzato il Ticino da quattro decenni e che – oltretutto – intende continuare a farlo con i nuovi accordi con il Belpaese. Di conseguenza, un indennizzo per il nostro Cantone, che peraltro ci ha smenato assai più di 20 milioni all’anno, è un dovere istituzionale. Ma adesso si cerca, in modo assai poco decoroso, di camuffarlo da mazzetta: vi diamo (una parte di) quello che vi spetta, ma a condizione che voi smettiate di infastidire gli italiani con il casellario giudiziale e l’albo artigiani.
Qualcuno è forse caduto dal seggiolone da piccolo?

Due cosette
Punto primo. Il casellario è una misura di polizia, che serve a tutelare questo sempre meno ridente Cantone dall’arrivo in massa di pregiudicati dalla Penisola. Un problema che in Svizzera abbiamo solo noi. L’albo artigiani è un provvedimento a tutela del mercato del lavoro ticinese, devastato dalla concorrenza sleale dei padroncini italiani. Anche questa è una realtà che solo il nostro Cantone subisce. Entrambe le iniziative esulano dall’oggetto delle trattative con l’Italia. Esse vertono infatti sulla fiscalità dei frontalieri. Un tema diverso, dunque. Ergo: cosa venite a disintegrare i “gioielli di famiglia” mischiando il burro con la ferrovia?

Punto secondo. Il fatto che il casellario, e pure l’albo artigiani, suscitino reazioni (anche spropositate) al di là del confine è la dimostrazione che sono efficaci. Quindi vanno mantenuti ad oltranza. Eh già: i vicini sud sono abituati a considerare il Ticino “terra di conquista”. Non gli va giù che quest’ultimo – contraddicendo la consuetudine bernese della braga abbassata ad altezza caviglie – osi invece difendersi.

Non si cede al ricatto
Con la goffa offerta (mazzetta?), la Confederazione ha messo sul piatto un’ammissione di colpevolezza nei confronti di questo sempre meno ridente Cantone. Questo significa che l’indennizzo ci spetta. Senza condizioni. I ricattini e le mazzette non onorano chi li propone. La nostra sicurezza (e il nostro mercato del lavoro) non si svendono per una piatto di lenticchie, seppur milionario. Il casellario e l’albo artigiani devono rimanere al proprio posto. Non solo: altre misure a tutela del Ticino devono seguire. La Confederazione prima ci ha imposto la libera circolazione delle persone, poi ci ha lasciato in balia della devastante invasione da sud senza muovere un dito. E adesso pensa che siamo disposti a rinunciare a difenderci in cambio di un’elemosina?
Lorenzo Quadri