Nelle scorse settimane da queste colonne avevamo segnalato un’altra vicenda incresciosa: evidentemente per i vicini a sud “sconfinare” è un abitudine! La misura è colma: atto parlamentare a Berna in arrivo.

Ma guarda un po’: dall’edizione di ieri del Corrierone del Ticino apprendiamo che l’Italia sarebbe arrivata all’arresto del fiduciario luganese Filippo Dollfus con modalità illegali. In sostanza avrebbe effettuato controlli telefonici su un numero ticinese all’insaputa delle nostre autorità. Ohibò, l’Italia che non rispetta le regole? Chi l’avrebbe mai detto!

Accade regolarmente

L’Italia avrebbe dunque violato la sovranità territoriale elvetica. Niente di strano; accade regolarmente. Già, perché la vicina Penisola della sovranità degli svizzerotti se ne fa un baffo. E da parte nostra, naturalmente, nessuna reazione. Siamo terra di conquista!

Qualche settimana fa, da queste colonne, abbiamo denunciato un caso di plateale “invasione di campo” da parte dei Carabinieri. Fatta con una nonchalance ed una spavalderia allarmante. E’ chiaro che sono abituati.

Nel caso descritto sul Mattino, i Carabinieri sono entrati in Svizzera in incognito e illegalmente. Hanno pedinato una persona, che tra l’altro ha anche passaporto svizzero e non è inquisita in Italia, con grave violazione della sua sfera privata. Ed infatti sono stati spiati solo movimenti privati. Spiati e pure fotografati.

Queste vicende, con corollario fotografico, sono allegramente confluite in un verbale giudiziario. Che peraltro può servire solo a scopi voyeuristici e a null’altro; in particolare a nulla che abbia attinenza con la giustizia.

Atto parlamentare in arrivo

Adesso la vicenda Dollfus dimostra che per la Vicina Penisola impiparsene della sovranità elvetica è un’abitudine. Per due casi che vengono alla luce, chissà quanti si consumano invece nell’ombra, senza che se ne sappia alcunché.

Logica conseguenza di quanto sopra è che gli spioni della Guardia di finanza – che pedina(va)no illegalmente, sul nostro territorio, i clienti italiani delle banche ticinesi – più volte denunciati da queste colonne, non erano affatto una fantasia dettata da paranoie xenofobe di via Monte Boglia, come hanno tentato di far credere i soliti politikamente korretti da tre e una cicca. Erano, e sono, la realtà.

E’ chiaro che queste violazioni territoriali non possono in nessun caso essere tollerate. Sul tema verrà presentato un atto parlamentare in Consiglio nazionale. E’ ora di cominciare a farsi rispettare.

E hanno ancora da ridire?

In questo contesto, è proprio il colmo che in Lombardia qualcuno – ovviamente per farsi propaganda politica tra i connazionali – abbia il coraggio di mettersi a starnazzare contro la decisione di Norman Gobbi di far dipendere  il rilascio di nuovi permessi B o G dalla presentazione del casellario giudiziale e del certificato dei carichi penali pendenti.

Del tutto ridicolo il tentativo italico di attribuire al sacrosanto “cambio di paradigma” conseguenze apocalittiche, con tribunali italiani intasati dalle richieste. Ma chi si pensa di prendere per i fondelli? Tanto per cominciare, l’autocertificazione sui precedenti penali di cittadini UE che vogliono trasferirsi in Svizzera è solo l’ennesimo “regalo avvelenato” della devastante libera circolazione delle persone. Fino a pochi anni fa era del tutto normale presentare l’estratto del casellario di giudiziale. Inoltre, stiamo parlando dei permessi B e G nuovi o eventualmente da rinnovare (che non scadono tutti assieme). Quindi evitiamo di raccontare favolette sui tribunali presi d’assalto! Del resto, se in Italia non sono organizzati, il problema è solo loro. Che si arrangino a trovare una soluzione.

La ricreazione è finita

E’ evidente che Gobbi – malgrado il kompagno Manuele “bisogna rifare il voto del 9 febbraio” Bertoli a quanto si capisce abbia tentato di aizzare la kompagna Sommaruga ad Expo per farsi dire che chiedere l’estratto del casellario giudiziale “sa po’ mia” – non deve retrocedere di un millimetro dal sacrosanto sistema introdotto.

E, se da Roma dovessero effettivamente arrivare delle pressioni 1) si va avanti lo stesso e 2) si bloccano i ristorni dei frontalieri. Tanto per chiarire agli amici italiani che, come scrivevamo la scorsa settimana, “la ricreazione è finita”.

Lorenzo Quadri