Il motivo è semplice: i frontalieri non vogliono pagare più tasse, ed i politicanti…

Arieccoli! Lo scorso mercoledì, i  Consigli sindacali interregionali Ticino-Lombardia-Piemonte e Lombardia-Grigioni hanno diramato un logorroico comunicato stampa congiunto sul tema della tassazione dei frontalieri. Un fiume di parole e di dichiarazioni fumogene in cui ancora si persevera nell’accusare la Svizzera in generale ed il Ticino in particolare di “discriminare” i frontalieri. Del resto, finché a Berna nessuno fa un cip mentre la Farnesina si permette di convocare d’urgenza (uhhh, che pagüüüraaa!) l’ambasciatore svizzero per i tre valichi secondari chiusi di notte, ovvio che la shistorm (=tempesta di cacca) contro la Svizzera prosegue. E’ mediaticamente pagante, come ben si è visto.

Discriminazione?

Infatti, è davvero molto plausibile che in un Cantone che “discrimina” i frontalieri ce ne siano 65mila, ossia quasi il 30% della forza lavoro, ed in continuo aumento.  Nella loro ardimentosa arrampicata sui vetri, i Consigli sindacali interregionali arrivano addirittura a dire che la chiusura notturna dei tre valichi secondari sarebbe una misura contro i frontalieri. Signori, ma ci si siete o ci fate? E allora come la mettiamo con la reintroduzione dei controlli sistematici ai confini da parte del Belpaese a seguito del G7? Questo provvedimento sì che ostacola i frontalieri…

Invece delle solite accuse…

Sarebbe anche bene sentire di tanto in tanto da queste associazioni che rappresentano i frontalieri, invece delle solite squallide recriminazioni contro il Ticino anti-italiano, una qualche parola di gratitudine. Perché senza il Ticino “chiuso e gretto”, i cittadini italiani da loro rappresentati non avrebbero la pagnotta da mettere sul tavolo. E, se aspettano le soluzioni dai politicanti azzurri in fregola di visibilità mediatica, quelli che per una comparsata in video venderebbero anche la nonna, fanno a tempo a morire d’inedia.

Il discorso è semplice

I fiumi di parole, i fumogeni ed i discorsi roboanti delle associazioni dei frontalieri servono a mascherare una realtà molto semplice. Addirittura banale. Ovvero che i frontalieri rifiutano i nuovi accordi fiscali perché, se entrassero in vigore, dovrebbero pagare più tasse. Dovrebbero pagarle come i loro connazionali che lavorano in Italia. Ed invece, i frontalieri – comprensibilmente, dal loro punto di vista – vogliono mantenere l’attuale status di privilegiati fiscali (a scapito degli altri contribuenti). Essendo i politicanti d’Oltreramina famelici dei voti dei frontalieri e dei loro familiari, ne sostengono le richieste ad oltranza. Ecco perché il nuovo accordo sui frontalieri non entrerà mai in vigore. Il resto sono solo scuse per nascondere le vere motivazioni del “gran rifiuto”. Una volta è la richiesta del casellario, un’altra il voto su Prima i nostri, una terza la chiusura notturna dei tre valichi secondari… Balle solenni! Se un domani per delirio d’ipotesi – e speriamo che davvero di delirio si tratti – la parte elvetica dovesse aderire a tutte le svalvolate richieste in arrivo da oltreramina (che sono, né più né meno, degli attentati alla nostra sovranità  nazionale) nel Belpaese troverebbero sempre nuove scuse per non ratificare gli accordi.

Vale la pena?

La domanda è: ma questi nuovi accordi sono davvero così interessanti per il Ticino? In altre parole: Vale davvero la pena “scaldarsi l’urina” per averli? La risposta è no. Nell’erario del nostro sempre meno ridente cantone non entrerebbero molti soldi in più di ora. In quello del Belpaese, per contro, ne entrerebbero eccome. Eppure la vicina Repubblica questi soldi sembra non volerli. Per noi, il vantaggio del nuovo regime sarebbe che l’aumentata pressione fiscale potrebbe avere, quale effetto collaterale, una certa funzione calmierante sul dumping salariale. Forse.

Decisamente un po’ poco. In più, con i nuovi accordi, non ci sarebbero più i ristorni dei frontalieri. Quindi il Ticino non disporrebbe più del suo unico mezzo di pressione efficace, sia verso Berna che verso Roma.

E allora, dobbiamo davvero stracciarci le vesti per i nuovi accordi che l’Italia non vuole? Prendiamone atto e procediamo come segue:

  • conferma della richiesta del casellario giudiziale e della chiusura notturna di tutti i valichi secondari;
  • applicazione rigorosa di Prima i nostri;
  • avanti con l’abolizione della libera circolazione;
  • blocco dei ristorni.

 

Lorenzo Quadri