In un interessante contributo pubblicato giovedì sul Corrierone del Ticino, il prof Marco Bernasconi fa due conti sulla fiscalità dei frontalieri. Fatto sta che nella migliore delle ipotesi il Ticino, rispetto alla situazione attuale, nel passaggio al sistema di tassazione ordinaria con “splitting” del gettito con il Belpaese, ci guadagna una dozzina di milioni all’anno.

Quindi il nuovo sistema porterebbe vantaggi fiscali esigui per il Cantone. Le briciole. Vantaggi che andrebbero addirittura sottozero nella denegata ipotesi in cui ci dovesse essere una retromarcia sul moltiplicatore comunale dei frontalieri al 100%. Le cose si metterebbero ancora peggio se andasse in porto la scellerata modifica di legge per riconoscere ai frontalieri le stesse deduzioni fiscali dei residenti, partorita dalla ministra del 5% (quella che viene in Ticino a mettere fuori la faccia in operazioni di marketing).

A guadagnare una paccata di soldi dai nuovi accordi sulla fiscalità dei frontalieri sarebbe per contro la vicina Penisola: il prof Bernasconi stima il maggiore incasso per il fisco italico in 300 milioni annui.

Alcune considerazioni.

1)       Il Ticino avrebbe tutto il diritto di attendersi, dal nuovo sistema fiscale, un maggior gettito pari almeno a quanto versa attualmente in ristorni (grazie ai partiti $torici che si ostinano a volerli pagare senza alcun motivo plausibile). Quindi almeno 60 milioni di Fr in più. Però secondo l’ex ministra delle finanze PLR Laura Sadis, l’accordo che da anni è “ad un passo dalla conclusione” e da cui il Ticino uscirebbe con le briciole se non addirittura in perdita, è il non plus ultra.

2)       Che il Belpaese avesse un ingente interesse economico nel passaggio ad un sistema di imposizione ordinaria dei frontalieri era evidente fin dall’inizio. Il prof Bernasconi ora cifra questo interesse in 300 milioni. Ma, se ci sono centinaia di milioni da prendere, perché l’Italia, che è alla canna del gas, non si fionda sulla ghiotta opportunità? Perché i suoi politicanti, per squallido calcolo elettorale, non si sognano di far pagare le tasse ai frontalieri come al resto degli italiani, che vivono e lavorano nella Penisola. Ma oltreconfine votano solo i frontalieri e tutti gli altri no?

3)       La volontà politica di difendere contro ogni ragionevolezza i privilegi dei frontalieri bene emerge dalla panna che alcuni politicanti d’Oltreconfine continuano a montare contro il casellario giudiziale ed il moltiplicatore al 100%.

4)       Il presidente dell’ex partitone Rocco Cattaneo, candidato al consiglio nazionale, dopo averne mangiate 40 fette, si accorge che era polenta: eccolo così dare libero sfogo alla sua indignazione contro l’iniqua distribuzione dei vantaggi: 15 milioni al Ticino e 300 all’Italia? E i nostri rappresentanti a Berna che fanno? Vale la pena ricordare al presidente in campagna elettorale che la ministra delle finanze del suo partito considerava questa ripartizione una vera pacchia. Soprattutto, Cattaneo non ha di certo scoperto l’acqua calda.

5)       Che il Ticino dagli accordi-ciofeca in perenne gestazione ci avrebbe guadagnato, nella migliore delle ipotesi, le briciole, mentre l’Italia avrebbe potuto farsi gli attributi d’oro, su queste colonne l’abbiamo ripetuto un’infinità di volte. Ma come, non dovevano essere tutte balle populiste? Secondo la prassi abituale, l’ex partitone prima denigra poi fotocopia.

6)       Che le cose stanno come al punto precedente, i rappresentati leghisti l’hanno detto anche a Widmer Schlumpf e De Watteville, che comunque ci erano arrivati anche da soli: non c’è bisogno di essere dei premi Nobel e soprattutto non c’è bisogno del presidente PLR in campagna elettorale.

7)       Se a Berna la situazione sopra descritta è nota, ciò non vale per l’opinione pubblica italiana. I contribuenti italiani non frontalieri devono sapere che, mentre loro vengono spremuti come limoni, i loro politicanti, per squallido calcolo elettorale, rinunciano ad incassare centinaia di milioni annui dai frontalieri. L’ammanco lo coprono i restati contribuenti! Questa è la consapevolezza che deve varcare il confine: ce ne sarebbe più che abbastanza per una rivolta fiscale. Se i negoziatori svizzerotti, vero De Watteville?, non fossero scandalosamente “intreghi”, non butterebbero al vento questa potente arma. Però purtroppo lo sono. E la controparte se la ride a bocca larga.

Lorenzo Quadri