Visto che non pagano l’imposta sugli oli minerali, il DATEC cerca altri modi per mungere

Il prezzo della benzina, come noto, è schizzato alle stelle a causa della guerra in Ucraina.

Chiaramente il peggio deve ancora venire. Anche perché, accodandosi servilmente (more solito) alle sanzioni contro la Russia decretate dalla fallita UE, la Confederella non ha solo rottamato la storica neutralità, riducendola ad una barzelletta. Si espone pure alle controsanzioni del Cremlino. Il prezzo delle ritorsioni russe lo sconteranno i cittadini. Lo ha ammesso perfino l’italosvizzero Cassis. Ciò avverrà negli ambiti più svariati. A cominciare da quello energetico.

Al proposito, la Lega si è attivata sia a Berna che a Bellinzona per chiedere che l’ente pubblico – gonfiato come una rana – rinunci ad incassare almeno una parte dei balzelli sulla benzina (imposta sugli oli minerali) così da alleviare un po’ il salasso ai cittadini. Si ricorda che le tasse ammontano a circa 80 centesimi su ogni litro di benzina. E poco meno della metà di questi balzelli finisce nelle casse generali della Confederazione (il resto è a destinazione vincolata per i costi delle infrastrutture viarie). Il governicchio federale ha dunque ampio margine di manovra. Servirsene è un dovere: con le sue cappellate (vedi sopra: rottamazione della sovranità con quel che ne segue) ha contribuito alla situazione di palta, attuale e futura.

Basta fastidi grassi

E’ evidente che, date le circostanze, di andare ad ulteriormente mazzuolare gli automobilisti in nome dell’isterismo climatico non se ne parla nemmeno. Le priorità sono altre. Il tempo dei fastidi grassi è finito. Il colmo è che i Verdi-anguria esultano per la benzina alle stelle. I cittadini vengono rapinati e questi $inistrati festeggiano. Avanti, votateli…

Scendere dal pero

Come sappiamo, la partitocrazia e la stampa di regime continuano a puntare – anche a suon di tasse e balzelli – all’elettrificazione integrale del parco veicoli elvetico, sia pubblico che privato. I Verdi-anguria addirittura pretendevano che a partire dal 2023 (!) non fosse più possibile immatricolare in Svizzera automobili diesel o a benzina.

Tuttavia, se qualcuno crede di mettersi al riparo dagli invasati Torquemada ro$$overdi convertendosi alla mobilità elettrica, farà bene a scendere dal pero. Tanto per cominciare, non è affatto detto che un domani ci sarà elettricità per tutti. Specie vista la situazione attuale.

Ma soprattutto: le auto elettriche non pagano – per ovvi motivi – l’imposta sugli oli minerali. Quindi non contribuiscono ai costi della rete viaria. Però la usano. E, più auto elettriche circolano, meno gettito generano i balzelli sulla benzina. E’ già dai tempi della Doris uregiatta (quella dell’uscita dal nucleare: complimenti!) che i burocrati del DATEC vogliono inventarsi una tassa per veicoli elettrici che supplisca a quella sugli oli minerali. Presto ci arriveranno.

Non solo gas di scarico

C’è poi un’altra questione su cui gli ecoisterici tacciono. Le automobili non inquinano solo con i gas di scarico. Ci sono anche le polveri fini generate dai copertoni e quelle prodotte dall’attrito dei freni. Se nel corso degli anni le emissioni di monossido di carbonio e di ossidi di azoto sono diminuite in modo sensibile (tra il 2005 ed il 2019 il calo è stato del 48% rispettivamente del 33%, stando ai dati pubblicati dall’Ufficio federale dell’ambiente) le microparticelle da usura di copertoni e da frenata sono invece aumentate di circa il 10%. Da notare che, sotto questi aspetti, i veicoli elettrici sono più inquinanti di quelli a benzina in quanto pesano di più.

L’impatto sulla salute di queste polveri fini è ancora sconosciuto.

Inutile dire, poi, che la stampa di regime e la politichetta mainstream continuano a tacere omertose sulle polveri fini generate dai magnificati treni.

Inoltre, se l’obiettivo è la decarbonizzazione, ovvero la riduzione delle emissioni di CO2, non si spiega l’accanimento nei confronti dei motori diesel, che di diossido di carbonio ne producono meno rispetto a quelli a benzina (emettono invece più ossidi d’azoto).

Fare i conti

Visto che le emissioni di polveri fini da parte dei veicoli sono direttamente proporzionali al peso, conoscendo i nostri polli (tassaioli) non si può certo escludere l’arrivo di ecobalzelli in base, appunto, al pesodelle vetture. E visto che i veicoli elettrici sono più pesanti di quelli a benzina a causa delle batterie (in media, a parità di prestazioni, il 24% in più) sarebbero anche i più esposti a questo genere di mungitura.

Ciò significa che, in un futuro nemmeno tanto lontano, i proprietari di auto elettriche dovranno fare i conti con:

una tassa “sostitutiva” a quella sugli oli minerali, finalizzata al finanziamento delle infrastrutture stradali;
ecobalzelli sulle “polveri fini” calcolati in base al peso (superiore) dei veicoli.

Morale della favola

Non facciamoci illusioni: gli ecoisterici come la kompagna Simonetta ed i suoi burocrati hanno dichiarato guerra agli automobilisti, indipendentemente dal sistema di propulsione (elettrico o a benzina che sia). Loro non vogliono la mobilità individuale!

Lorenzo Quadri