Perché, invece, non li mandano a lavorare sui cantieri? Forse perché in questo caso qualcuno non avrebbe il suo rendiconto?

Dopo il Caso Carlos, dopo la famiglia di asilanti eritrei che costa al contribuente 60mila Fr al MESE (non all’anno; vedi articolo a pagina 16) ecco che arriva un ulteriore esempio di come l’ “industria della socialità” sperpera senza ritegno e senza un minimo di coscienza i soldi del contribuente.

Nel Canton San Gallo un 14enne problematico, indicato con lo pseudonimo di Marco, è stato mandato a fare un giro in barca a vela della durata di 40 settimane, al costo di 160mila franchetti. La “gravosa punizione” è stata imposta dall’autorità tutoria di Linth al ragazzo, residente a Schmerikon.  

Il veliero si trova da maggio nell’Atlantico. La crociera è organizzata da una Fondazione  che si occupa di aiutare giovani problematici tra i 14 ed i 18 anni a reintegrarsi nella società.

Sulla barca ci sono 16 “utenti”, ognuno dei quali costa 430 Fr al giorno.

Quindi Marco non è un “caso isolato”, per utilizzare la scusa cui fanno  puntualmente ricorso i politikamente korretti per giustificare ogni aberrazione – specie se diretta conseguenza delle frontiere spalancate.

Per certuni, ogni delinquente straniero è un caso isolato, ogni Carlos è un caso isolato, ogni famiglia di asilanti che costa oltre 700mila Fr all’anno è un caso isolato; e, da un caso isolato all’altro, ci si ritrova con alla Stampa l’80% di detenuti stranieri.

 

“I problemi peggiorano”

La crociera di Marco dovrebbero pagarla i familiari ma, visto che non se lo possono permettere, il conto graverà sul groppone del contribuente.  Al danno si aggiunge la beffa: la madre del giovane ha infatti dichiarato che, ben lungi dal migliorare, in crociera i problemi comportamentali del figlio peggiorano. E al suo ritorno non avrà nemmeno un diploma scolastico.

 

Sito chiuso

Stranamente il sito degli organizzatori di crociere per giovani problematici, www.jugendschiff.ch, dopo lo scoppio dello scandalo non è più accessibile (chissà come mai?). Ma il quotidiano di Rapperswil Obersee Nachrichten – il primo a portare alla luce l’ennesimo caso di abuso sociale pagato dal contribuente – ha pubblicato una delle foto che appaiono sul portale. Vi si vede un gruppo di ragazzotti sorridenti, rilassati ed abbronzati, in costume da bagno; parecchi dei quali evidentemente “non patrizi”.

 

A chi mancheranno i soldi?

E’ sempre più evidente che l’industria sociale, gestita dalla solita corrente politica, è andata del tutto fuori rotta. Gli esempi si sprecano. Oltre quelli elencati, ricordiamo anche – in Ticino – l’asilante minorenne che costava 8114 Fr al mese, o l’ultima pensata friborghese di proporre (a carico del contribuente) dei corsi alle signore in assistenza per imparare a truccarsi.

Simili derive, dalla crociera in barca a vela per giovani problematici al caso Carlos, dimostrano che si è perso il controllo. Piatto ricco mi ci ficco, recita il noto proverbio: e così in tanti “fornitori di prestazioni” si sono inseriti con successo nel business della socialità, lucrandoci alla grande. Tanto il conto lo paga il contribuente. Il pretesto è sempre lo stesso: giustificare i più balzani progetti pro sacoccia come “risposta a dei bisogni”; e si sa che ogni presunto bisogno a $inistra diventa un diritto, e che sui diritti non si transige.

 

Nessuno sembra rendersi conto che i soldi impiegati per mantenere una famiglia di asilanti a 60mila Fr al mese, per foraggiare i corsi di Thai Boxe al delinquente straniero Carlos, per la crociera da 160mila Fr a “Marco” mancheranno poi per le esigenze dei normali cittadini contribuenti, che finiscono sempre sacrificate.

 

Come la rana

Perché invece di mandare il 14enne problematico in crociera a spese del contribuente non lo si manda a lavorare su un cantiere? Forse perché, se così si facesse, certuni “imprenditori del sociale” non potrebbero tettarci dentro senza ritegno?

Lorenzo Quadri