Primavera 2013: rapporto del Consiglio federale su frontalieri e disoccupazione?
Nessuno commissiona un’indagine per farsi dare torto: prepariamoci dunque al festival delle taroccature
Quando un’evidenza si fa, per l’appunto, troppo evidente, nemmeno nella Berna federale si riesce più a negarla, pur con tutta la “buona” volontà in questo senso. Non si riesce a negarla, ma ovviamente non per questo la si ammette, sarebbe chiedere davvero troppo. Specie quando si tratta di dare ragione a chi contesta la deleteria via del filoeuropeismo che sta portando il paese alla rovina. Quindi ci si arrampica sui vetri. E’ il caso della libera circolazione delle persone, che sta avendo le prevedibili conseguenze deleterie sul mercato del lavoro ticinese. Le cifre sono lì da vedere: 56mila frontalieri e le notifiche di tre mesi che per fine anno rischiano di aver raggiunto quota 18-20mila. E’ evidente, e l’abbiamo ripetuto più volte, che un simile ricorso a manodopera da oltreconfine può avvenire solo a scapito dei lavoratori residenti. Così si scopre che è in corso uno studio per verificare gli effetti del frontalierato sulla disoccupazione. Lo dichiara il Consiglio federale rispondendo ad una domanda del sottoscritto. I risultati dello studio sono attesi per la primavera 2013. Come se ci fosse bisogno di grandi studi per accorgersi che, se in Ticino in un anno i frontalieri aumentano di 6000 unità, ma i nuovi posti di lavoro sono 3000, è evidente che questi frontalieri lavorano a scapito dei residenti. Perché allora fare uno studio, producendo carta e costi superflui? Facile, perché ogni studio “è bello a mamma sua”. Lo studio, pilotato, serve a farsi dare le risposte che si vogliono sentire. Un esempio lampante, anche se in un altro campo, lo si è visto sulla chiusura per tre anni del tunnel autostradale del Gottardo. Al fantasioso rapporto ufficiale che proponeva come fattibile la fallimentare soluzione del transito con navetta, è stato necessario opporne un altro realistico. Dopodiché il Consiglio federale si è accorto che la chiusura triennale non stava in piedi.
Per questo, la notizia dello studio in corso sul rapporto tra frontalieri e disoccupazione non deve dare adito ad ottimismo particolare. Non si tratta, infatti, di ravvedimenti bernesi. Al contrario. Lo studio servirà al governo per farsi dire che sì, c’è qualche piccolo problemino (sostenere il contrario sarebbe chiaramente ridicolo e quindi controproducente) ma per il resto va tutto bene. A supporto verranno invocate le statistiche taroccate ed i dati interpretati a piacimento. Perché questi studi sono un po’ come gli oroscopi: gli si fa dire tutto e il contrario di tutto. Naturalmente non si dice quali misure che verrebbero prese per correggere eventuali (sic!) distorsioni. Il motivo è semplice. Non lo si dice perché in realtà tutte le misure efficaci sarebbero incompatibili con l’accordo bilaterale sulla libera circolazione delle persone. Significherebbe sconfessare la linea fina seguita.
Quindi non aspettiamoci sorprese: lo studio promesso per la primavera servirà semplicemente al Consiglio federale per farsi dire quello che vuole sentire, ossia che la libera circolazione delle persone è un successo, come improvvidamente va in giro a raccontare Economiesuisse a 20 anni dal voto contro l’UE (peraltro facendo ridere i polli). Un messaggio diverso sconfesserebbe la politica del governo e nessuno – men che meno il Consiglio federale – paga un’indagine per farsi dare torto. A maggior ragione su un tema del genere.
Lorenzo Quadri