Per fortuna il Ticino si è per ora risparmiato questo atto tafazziano. Speriamo continui
Con lo scopo evidente di demoralizzare l’elettorato leghista, la stampa di regime ha montato la panna ad oltranza sul cattivo risultato del nostro Movimento all’elezione del Gran Consiglio. E’ chiaro che la Lega dovrà fare autocritica senza cercare pretesti, se vuole recuperare il terreno perso. Altrimenti si va a finire come gli uregiatti, che dal 1991 ad oggi hanno perso per strada oltre la metà dei consensi. Però dopo ogni elezione se ne escono a dire che “non è vero che abbiamo perso, perché…”. Sicché, a furia di essere “diversamente vincenti”, poi ci si ritrova più che dimezzati. Magari a dire che è sempre meglio che finire ridotti ad un quarto, e quindi anche questa è una “vittoria”.
Dato positivo
Uno dei pochi dati positivi della scorsa domenica è che la cosiddetta “onda verde” non ha varcato il Gottardo. Questo malgrado sia stata – e continui ad essere! – pompata ad oltranza dalla stampa di regime. In particolare dalla radioTV di Stato, con i soliti obiettivi di propaganda politica in favore degli amichetti (altro che servizio pubblico!).
In Ticino le forze ecologiste sono dunque rimaste ferme al palo. E per i cittadini è senz’altro un bene. Per vari motivi.
Primo
Le vittorie verdi in Svizzera interna si sono trasformate in tempo di record in una pletora di ulteriori balzelli e vessazioni a danno dei soliti sfigati automobilisti, che sono poi la maggioranza dei cittadini. Un esempio su tutti: il nuovo piano (?) allo studio del Consiglio federale, ovvero del DATEC ahinoi passato alla kompagna Simonetta Sommaruga. Un piano grondante ideologia ro$$overde che, con il solito pretesto politikamente korrettissimo e buono in tutte le salse della “promozione dei mezzi pubblici”, prevede, allo scopo di mazzuolare gli “automobilisti cattivi”, delle “cagate pazzesche” (cit. Fantozzi) che gridano vendetta. Come se la ciofeca Via Sicura, risultato della calata di braghe del tandem PLR-PPD davanti al populismo di $inistra, non fosse già sufficientemente persecutorio.
Secondo
In Svizzera come pure in Ticino, i Verdi sono come le angurie: verdi fuori, ro$$i dentro. Alle Camere federali, le volte in cui Verdi, Verdi liberali (?) e P$ non votano allo stesso modo, si contano sulle dita di una mano. In particolare, ro$$i e Verdi hanno immancabilmente la stessa posizione su temi quali:frontiere spalancate, piegamenti a 90 gradi davanti alla fallita UE, introduzione di nuove tasse, balzelli e divieti, naturalizzazioni facili, svendita del segreto bancario, multikulti, islamizzazione della Svizzera, accoglienza indiscriminata ai finti rifugiati con lo smartphone, regali miliardari all’estero, rottamazione delle specificità elvetiche, eccetera eccetera.
Di conseguenza, una vittoria del populismo climatico comporta, in automatico, una vittoria degli spalancatori di frontiere.
Terzo
Il populismo climatico è evidentemente pilotato da chi ne trae vantaggio per il proprio tornaconto.
Quarto
In questo sfigatissimo Cantone, i problemi d’inquinamento dell’aria, oltre che di collasso stradale, sono in gran parte imputabili ai 65mila frontalieri ed alle svariate migliaia di padroncini che ogni giorno entrano in Ticino uno per macchina. Ergo: chi vuole combattere l’inquinamento in casa nostra deve per prima cosa combattere la libera circolazione. Senza contare che avrebbe pure dovuto essere favorevole all’iniziativa Ecopop. Invece i sedicenti ambientalisti “de noartri” fanno tutto il contrario. Perché, appunto, sotto la vernice verde trovi il ro$$o profondo. Colmo dei colmi: il flash mob (uella!) tenutosi sabato scorso in Piazza Riforma a Lugano durante Autonassa, è stato organizzato dai no borders. Il bersaglio di costoro sono sempre e solo gli automobilisti ticinesi. Se questa non è una pagliacciata!
Quinto
I $inistrati da lunedì altro non fanno se non autoerotizzarsi cerebralmente su congiunzioni di liste e speranze di incrementare le proprie cadreghe a Berna. Perché in fondo è questa l’unica cosa che interessa a lor$ignori: le cadreghe. Altro che ambiente. Se il populismo climatico “à la page” portasse ad un rafforzamento, nella deputazionicchia ticinese a Berna, della casta spalancatrice di frontiere ed euroturbo, di cui gli ambientalisti fanno parte a pieno titolo, per il popolo ticinese sarebbe un disastro.
Sesto
La casta sostiene il populismo climatico proprio nella speranza che il fenomeno possa portare ad un rafforzamento del fronte spalancatore di frontiere contro gli odiati “sovranisti”.
Settimo
In Ticino il principale problema non sono di certo i cambiamenti climatici. L’emergenza è il LAVORO. Ergo, seguire l’onda del populismo verde significa aggravare ancora di più l’unica vera emergenza del Ticino. Praticamente un atto tafazziano. Per fortuna, almeno questo autogoal la scorsa domenica ce lo siamo risparmiati. E’ importantissimo che anche alle elezioni federali di ottobre l’esito sia lo stesso.
Lorenzo Quadri