Diktat e minacce contro l’Ungheria per la legge giudicata “omofoba”
L’Ungheria di Orban è sempre sotto attacco per l’ormai famosa (?) legge che vieta la propaganda gay nelle scuole, accusata di “omofobia”. I toni usati dalla nuova normativa possono non piacere. Il suo contenuto, però, è quello indicato sopra: non si fa indottrinamento gender in classe; a maggior ragione se a pretendere di farlo sono associazioni non riconosciute dal sistema formativo ungherese. Un contenuto che difficilmente giustifica il can-can avviato contro Budapest. Con tanto di Diktat della presidenta della Commissione UE Ursula “Sofà” von der Leyen(stesso livello del suo predecessore Juncker, ma senza nemmeno la scusante dell’ubriachezza), la quale ha sbroccato: “contro Orban invocherò tutti i miei poteri!”.
Uhhh, che pagüüraaa! E quali sarebbero questi fantomatici“poteri”? Il teletrasporto? La vista a raggi X?
Ma la galoppina dell’“Anghela” Merkel non ha nient’altro a cui pensare?
Le evidenze
Intanto, nei giorni scorsi, la discussa legge magiara è entrata in vigore. Il governo di Budapest ha dichiarato che non farà retromarcia. La differenza con i camerieri bernesi di Bruxelles è stridente.
Il caso ungherese rende evidenti, ancora una volta, due cose.
La prima. L’unica preoccupazione della fallita UE è comandare in casa d’altri. Pretende addirittura di andare a dire ad uno Statomembro chi può entrare nelle sue scuole ad indottrinare i suoi bambini e chi no. E’ palese che da un simile organismo sovranazionale la Svizzera deve stare alla larga, nei secoli dei secoli. Ed invece i $inistrati del P$ addirittura pretendono di tornare a parlare di adesione! Ricordarsene ad ogni appuntamento elettorale!
La seconda. Qualsiasi posizione non perfettamente allineata alle rivendicazioni LGBTQ+ si scontra con un muro di talebana intolleranza. Chi osa pronunciarla viene denigrato come spregevole omofobo (e naturalmente anche razzista e fascista). Dissentire non è più possibile. La libertà che i gruppi LGBTQ+ ed i loro supporter pretendono per sé stessi non sono però affatto disposti a concederle agli altri.
Il 26 settembre in Svizzera si voterà sul cosiddetto “Matrimonio per tutti”. Ed è già manifesto che chi oserà perorare la causa del No verrà investito da una shitstorm (=tempesta di cacca) che la metà basta. Questo clima intimidatorio è deleterio per una democrazia diretta che si fonda sul confronto tra posizioni diverse,e non può essere accettato.
Lorenzo Quadri