Basta con le stragi! E basta sperperare milioni pubblici per difendere l’indifendibile!
Ennesima strage di pecore ad opera del lupo: questa volta si parla di una ventina di ovini sbranati in Val Rovana. Ormai si è perso il conto delle vittime del predatore, ma in questa stagione alpestre siamo già ampiamente sopra i 70 capi di bestiame.
La domanda è una sola: fino a quando si pensa di andare avanti così? Vogliamo davvero la fine dell’agricoltura di montagna (e non solo di montagna) per ostinarci stoltamente nell’anacronistica protezione pressoché totale del lupo?
Non serviva il Mago Otelma…
Che il lupo e le attività umane – in particolare, appunto, la pastorizia – siano incompatibili non lo si scopre oggi. E’ risaputo dalla notte dei tempi. Se il lupo è entrato nel folklore come “nemico naturale” dell’uomo, c’è un perché. E che i lupi possano aggredire, oltre al bestiame, anche dei bambini, non se lo sono inventato i fratelli Grimm.
Non ci voleva il Mago Otelma per prevedere che l’incremento esponenziale della popolazione lupesca avrebbe reso impossibile l’attività pastorizia. In particolare in Ticino, dove il 70% degli alpeggi non è proteggibile, come emerge dallo studio AGRIDEA del 2017.
Leggi vetuste
Le basi legali attuali, come già scritto su queste colonne, risalgono a più di quarant’anni fa (a partire dalla Convenzione di Berna del 1979). A quei tempi, in Svizzera di lupi non ce n’erano più. Facile farsi le pippe mentali sul lupo da proteggere e da santificare quando non c’è, e quindi non può fare danni. Oggi la situazione è completamente diversa.
Gli animalisti da salotto urbano – quelli che non hanno mai visto nemmeno una pecora, per cui figuriamoci un lupo – non possono imporre la rottamazione di un intero settore economico con le loro pippe mentali ecotalebane.
Per secoli
Il lupo sarà anche bello da vedere in fotografia. Ma non è un innocuo cagnolone ingiustamente denigrato e perseguitatodall’uomo “vera fonte di tutti i mali del mondo”, come per decenni si è voluto far credere (quando il lupo appunto non c’era).
Con il solito lavaggio del cervello politikamente korretto, la casta salottiera ha fatto strame dell’esperienza vissuta dai nostri antenati. Essi hanno lottato per secoli contro il lupo. E non certo per divertimento, ma per sopravvivenza.
Reagire all’emergenza
La casta sputasentenze ha bollato la ferocia e la perniciosità del predatore come delle fake news, frutto dell’ignoranza e del pregiudizio di bifolchi e di secoli bui. Come se si stesse parlando di streghe o di maghi. Invece adesso il lupo, quello vero, è tornato. E ha dimostrato, al di là di ogni dubbio, quale sia la sua natura: quella di un predatore. Non di un peluche decorativo. Bisogna fare i conti con la realtà. C’è un’emergenza ed occorre reagire. Negare l’evidenza per ostinazione ideologica e nascondersi dietro a leggi obsolete non è un’opzione. Lupo e pastorizia non sono compatibili; pertanto bisogna scegliere tra i due. E chi sceglie il lupo, poi non venga più a blaterare di prodotti a chilometro zero.
Anche negli abitati
Se, poi, dobbiamo ridurre la nostra dipendenza alimentare dall’estero – esigenza che nessuno pare mettere in discussione – è ancora più chiaro che non ci possiamo permettere il lupo.
Non solo. Se il lupo continua a prendere piede (zampa), presto comincerà ad aggirarsi anche negli abitati, costituendo un concreto pericolo per animali domestici e bambini. Al primo caso di pargoletto aggredito da un lupastro, si assisterà al solito desolante teatrino dei politicanti che starnazzano per mettersi in mostra sui media, dopo aver permesso che si arrivasse fino a questo punto.
Il terzo attore
Oltre a predatore ed agricoltori, c’è anche un terzo attore, di cui però non si parla mai. Trattasi del solito sfigato contribuente. E’ il contribuente che finanzia i milioni stanziati dallo Stato per misure di protezione (in gran parte inapplicabili) e risarcimenti agli allevatori cui sono state decimate le greggi. Ed è sempre il contribuente che copre i costi della mostruosa burocrazia messa in piedi a tutela del lupo.
Buttare nel water i milioni pubblici per il lupo non ci sta bene, ma proprio per niente!
Sono queste le priorità della nostra politichetta?
Fuoco libero!
La kompagna Simonetta Sommaruga, P$, disastrosa direttora del DATEC (Dipartimento dell’ambiente, del trasporti, dell’energia e delle comunicazioni) invece di fare la guerra agli automobilisti,cominci a farla ai lupi. Prima che a qualche agricoltore esasperato venga in mente di farsi giustizia da solo. O che qualcuno pensi di mettere una taglia sul lupo.
Si può girarla e pirlarla come si vuole, ma la soluzione è una sola. Quella dei nostri antenati. Fuoco libero sul lupo! E che gli animalisti da salotto urbano vadano a Baggio a suonare l’organo.
Lorenzo Quadri