I vicini a sud se ne fregano degli accordi del 2015. Se non blocchiamo i ristorni…
Ha varcato la ramina la bislacca mossa del governicchio cantonale di commissionare all’Università di Lucerna, snobbando il Centro di competenze tributarie della SUPSI, uno studio sulle conseguenze di un’eventuale disdetta della Convenzione del 1974 con il Belpaese.
La mossa è bislacca perché commissionare studi – a chicchessia – serve a ben poco. I camerieri dell’UE in Consiglio federale, come pure la partitocrazia bernese, non si sognano di disdire la Convenzione con l’Italia. Perché il prezzo di questa Convenzione lo paga solo il Ticino. E del Ticino lor$ignori se ne sbattono. A cominciare dalla presidenta di turno della Confederella, kompagna Simonetta Sommaruga (la ministra del “devono entrare tutti”).
Ci prendono per i fondelli
Sono anni che lo predichiamo da queste colonne. Il Consiglio di Stato, se vuole che qualcosa si muova nei rapporti con il Belpaese, deve compiere una sola mossa, peraltro semplicissima: tornare a finalmente BLOCCARE I RISTORNI. Altrimenti i vicini a Sud semplicemente meneranno il can per l’aia all’infinito. Si diceva che la notizia dello studio commissionato a Lucerna sull’eventuale disdetta della Convenzione del 1974 ha varcato la frontiera, e lo ha fatto in fretta. Comprensibile, visto che tanti (troppi) comuni della fascia di confine italica con i ristorni dei frontalieri ci campano, usandoli per la gestione corrente (altrimenti dovrebbero dichiarare bancarotta). Altro che “investimenti infrastrutturali di interesse comune italosvizzero”.
Ed infatti, già la scorsa domenica il quotidiano La Provincia dedicava un articolo alla questione, interpellando un parlamentare comasco del Movimento 5 Stelle, tale Giovanni Currò, ed il sindacalista UNIA Sergio Aureli.
Quanto emerge è la conferma che, se il Consiglio di Stato non blocca i ristorni come da ANNI sostengono la Lega, i due ministri del nostro Movimento ed il Mattino, i vicini a sud continueranno a prenderci sontuosamente per i fondelli.
Degli accordi del 2015 ai politicanti della vicina Penisola importa meno di zero. Loro parlano solo della “granitica” (?) Convenzione del 1974, che penalizza scandalosamente il Ticino.
Ottimi rapporti?
Penosa, a tal proposito, la posizione del citato politicante comasco 5 Stelle, che si riempie la bocca con la storiella degli “ottimi rapporti”, per sostenere la tesi che non si arriverà mai ad una rottura tra Svizzera ed Italia. Ah, ecco. Naturalmente i rapporti sono ottimi solo quando fa comodo ai vicini a sud. Questi signori, con la complicità della partitocrazia calabraghista, hanno fatto saltare il nostro segreto bancario con tutte le conseguenze del caso, ci mantengono iscritti su liste nere illegali, negano l’accesso alla loro piazza finanziaria agli operatori svizzeri, strillano contro la chiusura notturna dei valichi secondari, ci invadono con 70mila frontalieri e svariate migliaia di padroncini però fanno in modo che in casa loro le ditte ticinesi non battano un chiodo, se ne fregano degli impegni presi (road map del 2015), sono inadempienti più o meno su tutto, tanto per non farsi mancare nulla scaricano la cacca direttamente nel Ceresio perché incassano i ristorni ma non eseguono i lavori infrastrutturali ed i depuratori non fanno eccezione, eccetera eccetera… e poi hanno ancora il coraggio di invocare “amicizia” e “ottimi rapporti”? E noi siamo così FESSI da abboccare?
Molto più sensata la posizione di Sergio Aureli che indica cosa accadrebbe in caso di disdetta della Convenzione del 1974: i frontalieri dovrebbero finalmente pagare le tasse come gli italiani che lavorano in Italia, e non sarebbero più dei privilegiati fiscali rispetto ai loro connazionali. Il che non suona esattamente come uno scandalo, anzi!
Ricordiamoci che il Lussemburgo…
Poiché al di là della ramina degli accordi presi nel 2015 se ne impipano alla grande, è evidente che, se non blocchiamo i ristorni, i vicini a sud continueranno a menarci per il naso e per altre parti anatomiche all’infinito.
Esponenti del triciclo PLR-PPD-P$ in Consiglio di Stato, SVEGLIA!
Ricordiamoci – e ricordiamo ai vicini a sud – che il Lussemburgo per i suoi frontalieri versa ZERO ristorni. Per cui, nulla ci vieta di fare la stessa cosa.
Lorenzo Quadri