Il sistema di calcolo degli alimenti mette in difficoltà tanti genitori non affidatari
Il numero di divorzi è in continua crescita e con esso le diatribe sui contributi alimentari che il genitore non affidatario è tenuto a versare per i figli.
Questi contributi in Ticino vengono ancora calcolati in base alle cosiddette tabelle di Zurigo. Una scelta che venne compiuta decenni orsono dalla Prima camera civile del Tribunale d’appello.
Le tabelle di Zurigo, come si può intuire, sono concepite per la realtà di Zurigo. Dove gli stipendi sono “un po’” più alti di quelli ticinesi. E la “forchetta” continua ad allargarsi (ringraziamo la devastante libera circolazione delle persone voluta dalla partitocrazia, che alla gente ha portato solo disoccupazione e dumping salariale).
Di conseguenza, anche genitori non affidatari (spesso si tratta dei padri, ma non necessariamente) che lavorano a tempo pieno e con stipendi buoni possono comunque trovarsi in grosse difficoltà a causa degli alimenti da versare. Le difficoltà crescono nel caso si siano costruiti una nuova famiglia.
Ulteriori difficoltà
Ad acuire ulteriormente il problema, il fatto che per poter tenere presso di sé i figli durante i periodi di sua spettanza, il genitore non affidatario deve disporre di un appartamento di dimensioni adeguate ad ospitarli, e dunque pagare il relativo affitto. Non può vivere in un monolocale per risparmiare. In caso contrario, si trova privato del suo diritto di tenere i figli con sé.
Altra incoerenza: il genitore non affidatario deve versare i contributi alimentari anche per i periodi in cui figli alloggiano presso di lui, ed è pertanto lui a provvedere al loro sostentamento. Quindi per questi periodi l’ex coniuge incassa i contributi alimentari “senza giusta causa”.
Sotto il minimo vitale
Il risultato di questa situazione è che vari padri (ma anche madri) separati, pur lavorando, si trovano a vivere al di sotto del minimo vitale riconosciuto dalla LAS (Legge sull’assistenza sociale).
L’utilizzo delle tabelle di Zurigo non è un obbligo. Altri Cantoni sono regolati diversamente. Si sono creati i loro sistemi e le loro tabelle adeguandoli ai costi della vita in loco. Perché noi no?
La mozione del 2011
Nell’ormai lontano 2011 (!) chi scrive presentò una mozione in Gran Consiglio con la richiesta di rivedere il sistema e di abbandonare la tabelle di Zurigo. E’ vero che in questi anni è intervenuta qualche modifica legislativa, ma il problema di fondo rimane immutato. Nell’ottobre del 2018 (!), quindi ben sette anni dopo (per la serie: non mettiamoci fretta…), la maggioranza del Gran Consiglio approvò la mozione, che nel frattempo – avendo il sottoscritto lasciato il parlamento cantonale – era stata ripresa da Michele Guerra.
Si muove qualcosa, oppure…?
Il parlamento ha in sostanza chiesto al Consiglio di Stato la creazione di un gruppo di lavoro che coinvolga tutti i portatori d’interesse, oltre all’autorità giudiziaria ed alle autorità regionali di protezione, per rivedere gli attuali metodi di calcolo dei contributi per i figli. Recita la saggezza popolare: se vuoi che un problema non venga mai risolto, crea un gruppo di lavoro.
Ci piacerebbe dunque sapere se il fantomatico gruppo di lavoro, a distanza di quasi un anno e mezzo, è stato a) creato e b) se ha partorito qualcosa, o se invece occorrerà aspettare ancora anni ed annorum.
“Parità di genere”?
Il minimo che si può dire è che non pare esserci molta fretta di correggere una situazione che mette in difficoltà tanti padri ticinesi, oltre che le loro nuove famiglie.
Prima il Gran Consiglio impiega sette anni per dare seguito ad una mozione, e dopo un altro anno e mezzo dalla decisione nulla si sa del seguito che le è stato dato. Nel frattempo di anni ne sono trascorsi 9.
Oggi si conducono grandi battaglie sulla “parità di genere”. Le nuove leggi mirano ad un maggiore coinvolgimento dei padri come genitori, vedi ad esempio il congedo paternità: il loro ruolo non deve quindi essere limitato a quello di bancomat ambulanti. Eppure in questo caso, proprio su un tema legato alla parità di genere (che deve valere anche per gli uomini), si sta procedendo in modo assai strabico.
Lorenzo Quadri