Come noto, per attuare la volontà popolare chiaramente espressa lo scorso 9 febbraio ci sono di fatto tre anni di tempo. E’ ovvio che non si può attendere tanto a lungo per l’introduzione del necessario contingentamento dei frontalieri, come pure quello dei padroncini.
I cattivi perdenti che adesso si lamentano per il ritorno dei contingenti e trattano i votanti da scemi, fingono di dimenticarsi che i contingenti erano in vigore fino ad un decennio fa. E non è che allora la burocrazia elvetica fosse particolarmente mostruosa. Anzi.
Federalismo
Che possibilità ci sono, però, di agire prima che vengano stabilite lo modalità di creazione dei contingenti e la loro gestione?
Se non c’è una modifica di legge, si possono sempre prendere delle misure o tramite ordinanza, o di tipo burocratico-amministrativo. Poiché infatti in Svizzera vige il federalismo, questo deve valere anche per l’applicazione della devastante libera circolazione delle persone. Quindi il Ticino deve ritagliarsi un ampio margine d’autonomia per quel che riguarda le modalità di gestione dei Bilaterali.
In effetti le possibilità d’azione non mancano. E’ noto, ad esempio, che i padroncini lavorano in nero. Quindi ciò che più temono è la pubblicità ed in particolare quella nei confronti della famigerata agenzia delle entrate, che è poi una polizia fiscale. Per questo non solo non bisogna più permettere a padroncini, distaccati, ecc di notificarsi online ma bisogna rendere pubblico – magari in questo caso sì tramite sistema online – chi ha ricevuto le notifiche, di modo che il fisco italiano possa rendersene conto e verificare.
Le notifiche nel settore dell’edilizia potrebbero inoltre essere vincolate, a livello comunale, all’allestimento di un concetto di smaltimento dei rifiuti, da approvare dal Comune con tutta la burocrazia che ciò comporta. Ma si potrebbe anche pretendere, per autorizzare la ditta straniera a lavorare in Svizzera, l’iscrizione ad un apposito albo, sul modello di quanto accade in Italia: ovviamente sui tempi e le modalità di iscrizione decide unilateralmente la parte elvetica. In più, come Tremonti ai suoi tempi introdusse in dogana fiscovelox, noi possiamo realizzare i padroncino-velox.
Come si vede, si tratta solo di lasciare spazio alla fantasia, e le soluzioni si trovano…
Frontalierato
Lo stesso vale per il frontalierato.
L’esito della votazione del 9 febbraio in Ticino imporrebbe da subito la moratoria al rilascio di nuovi permessi G nel settore terziario dove è conclamato e riconosciuto, perfino dal Consiglio di Stato, che i frontalieri sostituiscono i residenti. Senza la moratoria si può comunque rallentare in modo importante la tempistica del rilascio dei nuovi permessi: perché non c’è scritto nei dieci comandamenti che, ad esempio, per rilasciare un nuovo permesso ci vogliono tre giorni e non sei mesi.
In certi casi, poi, non serve nemmeno la fantasia: basta copiare. Ad esempio copiare da Ginevra, dove per le assunzioni nello Stato, ma anche nel parastato, vige da qualche tempo un sistema particolare. L’ente che vuole assumere deve prima interpellare gli uffici di collocamento i quali sono tenuti a fornire un numero congruo di profili reputati idonei. Se tutti questi profili vengono scartati, il datore di lavoro deve giustificarsi e deve farlo in modo credibile.
Altro modello sempre dal Canton Ginvera coinvolge i comuni i quali possono vincolare il rilascio di autorizzazioni ad insediamenti aziendali all’assunzione di una determinata percentuale di frontalieri.
Gli stessi enti parapubblici possono poi fissarsi autonomamente dei paletti. Ad esempio il Servizio cure a domicilio del Luganese (SCUDO) su proposta del sottoscritto ha stabilito un’asticella massima di dipendenti frontalieri.
Quelle sopra elencate sono solo alcune possibilità: come detto, con uno sforzo creativo se ne possono trovare altre, parecchie altre, magari anche migliori. Una cosa è certa: il “non si può far niente” che i vertici del DFE si ostinano a ripetere a mo’ di disco rotto, è inveritiero ed è pure una presa per i fondelli.
Lorenzo Quadri