Ma guarda un po’, adesso ci si mette anche il ministro degli esteri austriaco a calare sentenze, non richieste, sul voto svizzero del 9 febbraio.

Il ministro ha avuto l’alzata d’ingegno di dichiarare che  il Sì all’iniziativa “Contro l’immigrazione di massa” non è stata una scelta intelligente.

Capiamo che all’Austria, che entrando nell’UE si è defalcata i gioielli di famiglia, possa dare fastidio che ci sia invece qualcuno che alla propria autonomia ci tiene. E visto che la popolazione austriaca qualche domandina sull’UE giustamente se la pone, meglio tentare di prevenire. Ma,  se farsi comandare a bacchetta dagli eurofalliti è così bello, spieghi il ministro austriaco perché, alle ultime elezioni europee, nel suo paese gli euroscettici hanno raggiunto il 20% dei consensi.

E’ chiaro dunque che il ministro telecomandato da Bruxelles denigra il voto elvetico nel tentativo di scoraggiare eventuali emulazioni in patria. Lo fa nel modo peggiore possibile: accusando, in sostanza, gli svizzeri di essere scemi.

Secondo l’”austriaco felice” – che, c’è da scommetterci, della situazione del nostro paese sa be poco – il voto intelligente sarebbe stato quello a favore dell’invasione di frontalieri, padroncini, disoccupati che si mettono in tempo di record a carico dello Stato sociale elvetico? Sarebbe stato intellingente continuare ad accettare una situazione intollerabile, rinunciando a difendersi solo per non scontentare gli euro burocrati? Il voto intelligente sarebbe stato accettare passivamente che di fatto ciò che è regolato dagli accordi bilaterali, come la devastante libera circolazione delle persone, è sottratto dalla sfera d’influenza dei diritti popolari? Di fatto dunque il popolo elvetico non potrebbe più decidere su questioni di capitale importanza: come, appunto, l’immigrazione.

Il solito trucchetto
Le roboanti dichiarazioni UE secondo cui la libera circolazione delle persone non si negozia sono solo il solito vecchio trucchetto: quello di fare la voce grossa con gli svizzerotti sapendo che si sottomettono subito. Ma qui c’è di mezzo un voto popolare e quindi le cose, giocoforza, dovranno andare diversamente. Blocher, che come ex ministro della Giustizia queste cose le sa, sulla stampa domenicale d’Oltregottardo l’ha detto chiaramente: la possibilità di ulteriori negoziati è espressamente contenuta nell’accordo sulla libera circolazione delle persone. Se Bruxelles non vuole trattare con la Svizzera, è lei a violare le regole. Non noi.

Come si spiegano allora i njet?
Da un lato con la sorpresa del voto del 9 febbraio. Il Consiglio federale si è genuflesso per anni, permettendo che l’UE assumesse, nei confronti del nostro paese, un atteggiamento coloniale. Poi arriva un’iniziativa popolare – a Bruxelles avranno dovuto consultare wikipedia per capire di cosa si trattasse – e scombina tutte le carte in tavola. La reazione è stata quella più scontata: ricorrere al mezzo che finora ha sempre funzionato (anche se solo con la Svizzera). Ovvero fare la voce grossa.

Dall’altro a Bruxelles si teme che fare concessioni (?) alla Svizzera crei un pericoloso precedente con tutti quegli Stati membri, sempre più numerosi, che invocano la restituzione della sovranità scippata dall’UE.

Né le poco intelligenti esternazioni “a comando” del ministro austriaco, né i njet europei devono scoraggiare. Se si trova un accordo soddisfacente con l’UE, bene. In caso contrario, che saltino tutti i trattati bilaterali: uno scenario sicuramente preferibile alla situazione attuale.

I casi della vita
“Stranamente”, la sempre partigiana e partiticamente schierata R$I ha dato ampio rilievo alle boutade del politico austriaco (di cui in precedenza tutti ignoravano l’esistenza). Scontato il disegno della radiotelevisione di sedicente servizio pubblico: fare il lavaggio del cervello agli utenti e convincerli di avere effettivamente votato “sbagliato”. E quindi, far digerire di buon grado che il voto quasi 6 mesi fa finisca in nulla. Eh no, cari kompagni radiotelevisivi: non è così che funziona!

Lorenzo Quadri