La RSI va alla guerra contro l’Ufficio federale della comunicazione
Tempi grami per la Pravda di Comano e Besso: l’Ufficio federale della comunicazione (Ufcom) ha commissionato a Publicom uno studio sulla pluralità dell’informazione della RSI dalla quale è emerso che la Lega viene silenziata dalla radio di Stato, ottenendo solo lo 0,2% delle presenze. “È interessante notare come la Lega dei ticinesi, che comunque è la seconda forza del Gran Consiglio e del Canton Ticino e conta due consiglieri di Stato nel Governo cantonale, venga praticamente ignorata dalle radio RSI”. Questa frase, che non lascia spazio a molte interpretazioni, sta scritta nella ricerca pubblicata; mica sul Mattino della domenica. Decisamente imbarazzante, con lo spettro dell’iniziativa No Billag che aleggia sempre nell’aria: il Consiglio nazionale ne dibatterà giovedì 14 settembre. Adesso la RSI, dopo aver ottenuto il diploma di faziosità dall’Ufficio federale della comunicazione, corre ai ripari e contrattacca: lo studio dell’Ufcom è farlocco, commissioneremo un audit esterno “indipendente” per smentirlo! Ohibò, questa sembra davvero la commedia dei Pupi. In sostanza, i vertici della RSI accusano i responsabili dell’Ufficio federale di comunicazione di essere dei bambela che divulgano indagini fasulle che non valgono una sverza. C’è allora da chiedersi per quale motivo l’Ufcom avrebbe dovuto commissionare, pagare (con i nostri soldi) e diffondere uno studio per nuocere alla RSI: non risulta che il direttore di detto ufficio si chiami Tafazzi, e nemmeno Leopold Von Sacher – Masoch.
Naturalmente non ci vuole molta fantasia per immaginare quanto “indipendente” sarà l’audit commissionato dai vertici della RSI – e pagato con i soldi del canone, ça va sans dire – con il preciso mandato di farsi dire, per poterlo poi strombazzare urbis et orbis, che “l’è tüt a posct”, che l’emittente statale è un esempio da manuale di equidistanza politica, nonché di informazione oggettiva e sopra le parti.
Del resto, la presa di posizione pubblicata sul Corriere del Ticino dal direttore della RSI Maurizio Canetta (ma il direttore di una radiotelevisione comunica tramite lettere sui giornali?) è sempre all’insegna del negare ad oltranza: “Di parte, noi? Tutte fandonie”. Chissà se l’annunciato audit “indipendente” (ma pagato da noi) conteggerà anche quanti rappresentanti di partito – naturalmente del partito “giusto”, con le idee “giuste” – vengono infilati in ogni trasmissione, dibattito o approfondimento della RSI, spacciati come “esperti”? Oppure quanti servizi di informazione, o addirittura programmi d’intrattenimento, sono in realtà operazioni di propaganda di regime pro-UE, pro-frontiere spalancate, pro-immigrazione e naturalmente contro gli odiati “populisti e xenofobi”?
Lorenzo Quadri