Virus cinese, meno pressione sugli ospedali. Il problema sono le assenze dal lavoro

Dal fronte dello stramaledetto virus cinese arrivano (finalmente) notizie positive. Malgrado da settimane il numero di contagi sia attestato su livelli molto elevati, i ricoveri ospedalieri ed i pazienti in cure intense calano. Questo vuol dire che chi si contagia guarisce senza problemi. Le complicazioni sono sempre più rare.

Ricordiamo inoltre che i dati delle ospedalizzazioni sono taroccati. Chi viene ricoverato perché si è rotto una gamba e scopre di essere positivo al covid, viene conteggiato come ricoverato per covid, quando in realtà è in ospedale per tutt’altro motivo. Idem per i decessi: i morti con covid sono spacciati per morti per covid.

Visti i numerosi contagi di questo periodo, tutti conosciamo variepersone che si sono ritrovate “positive” (aggettivo che prima della pandemia rallegrava, oggi fa saltare sulla sedia).  Quanti hanno affrontato decorsi più gravi di quello di una normale influenza?

E questo vale, per fortuna, anche per la popolazione più fragile. Ad esempio, nelle case per anziani della città di Lugano, nelle scorse settimane si sono verificate una ventina di infezioni tra gli ospiti: nessuno è stato male e tutti sono guariti.

Il “merito” del miglioramento va ai vaccini ed alla variante Omicron, più contagiosa ma meno pericolosa. In Ticino la Delta è pressoché sparita. Omicron “buca” più facilmente gli anticorpi, sia dei vaccinati che dei guariti, ma comunque il vaccino protegge in modo efficace da un decorso grave. Quindi vale la pena “boosterarsi”.

Telelavoro, vaffa!

Il governicchio federale mercoledì ha deciso di prolungare l’obbligo di telelavoro fino a fine febbraio (invece che fine marzo). Non metteremo mai abbastanza in guardia contro i rischi che il telelavoro comporta. Adesso che, per colpa dello stramaledetto virus cinese, è stato ampiamente collaudato, ci sono aziende che hanno deciso di orientarsi stabilmente su questa modalità. Così risparmiano sugli affitti. Le conseguenze di scelte del genere sono deleterie per il mercato del lavoro ticinese. Il telelavoro può essere svolto tranquillamente dall’Italia. O da qualsiasi altra parte del mondo. In più, il telelavoro svuota i centri cittadini dagli impiegati. A tutto danno degli esercizi pubblici edei negozi. E che dire dei lavoratori blindati in casa davanti ad un computer, magari in camera da letto, da mattina a sera, senza vedere nessuno se non in video?

Quindi, che lo Stato smetta di incoraggiare questa deriva!

Latitanza fortunata

L’attuale evoluzione della pandemia dimostra – semmai ce ne fosse bisogno – che la latitanza del governicchio federale nel periodo natalizio è stata una fortuna. I $inistrati chiusuristi, nonché certi medici e burocrati affetti da perniciosa dipendenza da visibilità mediatica, pretendevano un nuovo lockdown. Per fortuna che i camerieri dell’UE in Consiglio federale erano in ferie. Altrimenti avrebbero calato le braghe e decretato chiusure deleterie. Con il seguente risultato: oggi la situazione sanitaria sarebbe stata esattamente la stessa. Però molte più attività economiche si troverebbero in fallimento o attaccate alla flebo degli aiuti pubblici, mentre la popolazione sarebbe ancora più depressa e frustrata.

Difficile da capire

Nei giorni scorsi il premier britannico Boris Johnson ha deciso che, a partire dal prossimo 26 gennaio, la Gran Bretagna abolirà tutte le misure di protezione in vigore, dal telelavoro al green pass alle mascherine. Sul telelavoro abbiano scritto.

Sul green pass c’è da chiedersi, visto il numero dei contagi giornalieri (e le conseguenti guarigioni), e considerando che la maggior parte della popolazione è vaccinata, in quanti ancora non l’abbiano. Il green pass serve sostanzialmente a proteggere i no vax, evitando la promiscuità tra vaccinati potenzialmente asintomatici e non vaccinati a rischio di decorsi gravi. Come tutte le restrizioni, prima lo si toglie, meglio è. Tuttavia non è una tragedia se resta in vigore ancora per qualche settimana.

Su mascherine, distanze, eccetera: la scelta inglese è difficile da comprendere. Le mascherine danno forse un po’ di fastidio, mitigato comunque dal fatto che siamo in inverno (ci fossero 35 gradi, sarebbe un’altra storia). Ma non costituiscono di per sé una limitazione della libertà. E servono a rallentare il contagio. La prospettiva è cambiata. La pressione sugli ospedali è in calo. Adesso il rischio è che troppe persone si ammalinocontemporaneamente. La massima parte di loro presenterà sintomi lievi o addirittura inesistenti. Non andrà quindi ad occupare letti ospedalieri. Sarà però blindata in casa per giorni. Assieme ai contatti stretti. Col rischio di bloccare l’economia, settori essenziali compresi. Mica tutte le attività si possono svolgere in remoto. Se in Ticino abbiamo 1500 contagi al giorno con le mascherine, figuriamoci senza. Quindi tanto vale tenerle ancora per un po’. Servono anche a nascondere certe facce di palta, il che non è un danno.

Basta con gli isterismi

Giusto contenere i contagi, giusto vaccinare. Giusto anche puntare sui medicamenti contro i decorsi gravi; medicamenti di cui si parla troppo poco.

A dover finire subito è il tempo degli isterismi. Servono solo allastampa di regime (quella che sogna di MUNGERE altri sussidi pubblici) per riempirsi le pagine. E a certi burocrati e medici per mettersi in mostra sui media e gonfiarsi l’ego.

Lorenzo Quadri