No all’iniziativa leghista: per i politicanti le remunerazioni devono rimanere segrete
Alla faccia della « trasparenza », con cui la partitocrazia ama sciacquarsi la bocca! Giovedì scorso la Commissione delle istituzioni politiche del Consiglio nazionale (CIP-N) ha bocciato per 13 voti contro 9 l’iniziativa parlamentare leghista, presentata da chi scrive, che chiedeva che i deputati che occupano cadreghe nei consigli d’amministrazione o negli organi direttivi delle casse malati o di loro associazioni mantello fossero tenuti a dichiarare quanto percepiscono per questi mandati. Spesso e volentieri si tratta di una paccata di soldi per qualche riunione all’anno.
Lobbisti nelle istituzioni
Vari parlamentari federali sono contemporaneamente membri di CdA di casse malati; quindi fanno i lobbisti degli assicuratori malattia. Questi deputati siedono nelle Commissioni della Sicurezza sociale e della Sanità di entrambe le Camere; partecipano ai dibattiti ed alle votazioni su temi che riguardano gli assicuratori malattia, sia nelle Commissioni preparatorie che nei rispettivi plenum. Senza pudore, assumono perfino il ruolo di relatori.
Il conflitto di interessi è dunque evidente: questi politicanti agiscono come emissari degli assicuratori malattia o fanno l’interesse dei cittadini? Se i flussi finanziari tra le casse malati ed i singoli deputati-lobbisti sono particolarmente elevati, ci sono fondati motivi per sospettare che sia l’interesse degli assicuratori malattia a prevalere.
Da qui la richiesta di fare – almeno – trasparenza. Ma la maggioranza della partitocrazia rifiuta! Non vuole compiere neppure questo piccolo passo!
Due strade
Il lobbismo ad opera dei parlamentari è una realtà (non sempre negativa). Esistono due vie per tutelare la credibilità delle istituzioni: o il divieto ai deputati di assumere particolari mandati, oppure la trasparenza. Il Consiglio degli Stati aveva in un primo tempo adottato (per poi però respingere il disegno di legge che avrebbe dovuto concretizzarla) l’iniziativa del senatore uregiatto Beat Rieder, la quale chiedeva che ai parlamentari fosse proibito “assumere mandati retribuiti conferiti da imprese o organizzazioni, che potrebbero essere interessate da norme giuridiche oggetto di deliberazioni in commissioni di cui i parlamentari sono membri”. Un’iniziativa parlamentare del 2008 chiedeva che i deputati federali non potessero sedere negli organi di direzione delle casse malati.
Questi divieti non hanno trovato delle maggioranze nel parlatoio bernese. L’argomento addotto è che essi non sarebbero compatibili con la libertà economica. Dunque – questa la visione maggioritaria – occorre lavorare con le norme sulla trasparenza.
Un obbligo generale di pubblicazione delle remunerazioni dei parlamentari è stato respinto dal Consiglio nazionale in quanto troppo ampio e generico.
Settore particolare
L’iniziativa sulla pubblicazione delle remunerazioni che i deputati-cassamalatari ricevono dalle assicurazioni malattia chiede più trasparenza (non divieti) in un settore specifico. Un settore che non è scelto a caso, bensì perché presenta delle peculiarità che giustificano un trattamento ad hoc. Una cassa malati non è un’azienda privata come le altre. Offre un’assicurazione che il cittadino è obbligato per legge a sottoscrivere, pagando ogni anno svariati biglietti da mille. E la fattura continua ad impennarsi: sia per i singoli che per lo Stato, chiamato a versare (con i soldi dei contribuenti) i sussidi a chi non è in grado di pagare i premi di cassa malati. La Confederella non riesce a metterci un freno. Tra le cause del FLOP, spicca il lobbismo dei deputati-cassamalatari. Un esempio concreto tra i tanti possibili: uno di questi deputati-cassamalatari al Consiglio degli Stati ha funto da relatore contrario alla mozione di chi scrive, poi affossata dalla Camera dei Cantoni, che chiedeva di rendere obbligatoria la restituzione ai cittadini delle riserve in eccesso cumulate dagli assicuratori malattia. Serve aggiungere altro?
La presa per il lato B
Vista la situazione, è incredibile che la maggioranza dei politicanti della CIP-N non sia nemmeno d’accordo con la pubblicazione delle remunerazioni dei deputati-cassamalatari! Il pretesto del njet è che – udite udite – tale obbligo colpirebbe arbitrariamente un solo settore. Quando si dice la presa per i fondelli! Se si chiedono regole generali, l’obiezione è che sono troppo estese. Se si chiedono regole settoriali, si protesta che sono arbitrarie. Se si propongono dei divieti, si lamenta che sono eccessivi e che lo strumento deve essere la trasparenza. E quando si postulano norme sulla trasparenza, si obietta che sono “voyeurismo”! Insomma, tutto e il contrario di tutto! Qual è il risultato? Che non si fa mai un tubo!
Inutile dire che attendiamo al varco la partitocrazia al momento del voto in Consiglio nazionale sull’iniziativa sui deputati-cassamalatari. Chiaramente il Mattino riferirà chi voterà come.
Lorenzo Quadri