Il popolo ticinese non tollererà sconci teatrini come quelli bernesi sul 9 febbraio

 

Qual è il principale problema di questo sempre meno ridente Cantone? Risposta: la libera circolazione delle persone ed i suoi effetti nefasti. Sia dal profilo occupazionale che per quel che riguarda l’immigrazione nello Stato sociale (con conseguente esplosione della spesa a carico del contribuente per mantenere gli “ultimi arrivati” che mai hanno partecipato al finanziamento del pubblico erario, dal quale però attingono a piene mani). E anche, ovviamente, per la questione della sicurezza.

Per l’introduzione della fallimentare libera circolazione delle persone senza limiti ci sono, è arcinoto, dei precisi responsabili politici: leggi la partitocrazia. Ma i Ticinesi, è bene ricordarlo, hanno sempre votato No a tutto ciò che emanasse putrido fetore di UE.

Statistiche farlocche

Per anni si è tentato di farci credere, a suon di statistiche  taroccate sull’occupazione, che la libera circolazione delle persone è una figata pazzesca. Che anche in Ticino va tutto a meraviglia. Che la sostituzione sul mercato del lavoro di ticinesi con residenti non esiste, e nemmeno il dumping salariale: sono tutte  balle della Lega populista e razzista. Le statistiche taroccate servono, evidentemente, a prendere per i fondelli la gente. A convincerla a proseguire sulla strada che ci sta portando nel baratro.

Peccato che la tattica del “negare sempre, negare comunque, negare ad oltranza”, accompagnata al disprezzo dei cittadini (beceri e xenofobi), dei loro problemi e delle loro richieste, non porti lontano. Ed infatti anche l’ex ministra degli esteri Micheline Calmy Rey, P$$, assai poco sospetta di simpatie leghiste, ha detto che non si può continuare a chiudere gli occhi davanti all’evidenza. Ed ha aggiunto che, se c’è sempre più insofferenza nei confronti dei frontalieri, un motivo c’è.

E le conseguenze?

E’ chiaro: si sono volute spalancare le frontiere – “bisogna aprirsi!” – senza minimamente pensare alle conseguenze deleterie che ciò avrebbe comportato per i cittadini, ed in particolare per quelli delle zone di confine. I campanelli d’allarme sono stati snobbati e liquidati con spocchia come dimostrazioni di razzismo e xenofobia. E adesso l’élite spalancatrice di frontiere ne paga le conseguenze ad ogni votazione. E, soprattutto, ad ogni elezione.

Sono passati due mesi…

Da quasi due mesi la partitocrazia ticinese si trova confrontata con l’iniziativa “Prima i nostri” (preferenza indigena); un’iniziativa che ha tentato di affossare in ogni modo. Venendo, come da copione, clamorosamente bastonata dalle urne.

Eppure, invece di dimostrare di aver imparato la lezione, e quindi di prendere in mano con urgenza la concretizzazione di “Prima i nostri”, la partitocrazia gioca a scaricabarile tra governo e parlamento. L’obiettivo è fin troppo chiaro: inventarsi scuse per dire che applicare la volontà popolare “sa po’ mia”. Quando la realtà è ben diversa, ossia che non si vuole. Perché i voti popolari sgraditi vanno sabotati. Lo sconcio teatrino bernese contro il 9 febbraio messo in scena dal triciclo PLR-PPD-P$$ ha aperto gli occhi a tutti.

Lavarsi la coscienza?

La stessa maggioranza PLR-PPD-P$ del governo ticinese, quindi, non può pensare di sbolognare l’applicazione di “Prima i nostri” ad una commissione parlamentare ed illudersi di aver in questo modo fatto i compiti. Scaricare un tema fondamentale per il Ticino sul groppone di un gruppetto di parlamentari di milizia pretendendo che se la sfanghino loro è una presa per i fondelli di quel 60% di ticinesi che ha plebiscitato “Prima i nostri”. Serve ben altro, e servono anche altri interlocutori, non solo un pugno di deputati.

Chi fa melina?

Il ministro leghista Norman Gobbi ha giustamente dichiarato che  l’applicazione di “Prima i nostri” nel settore pubblico e parapubblico è di competenza governativa. Cosa è stato fatto al proposito? Nella maggioranza PLR-PPD-P$ c’è forse qualcuno che sta facendo melina? E dove sono gli interventi a Berna per promuovere la decisione del popolo ticinese (ben diversa dalla volontà della partitocrazia)?

Attenzione, perché far passare (intenzionalmente o per negligenza) tutti i treni e poi uscirsene con il bollito mantra del “sa po’ fa nagott” non inganna più nessuno. A maggior ragione nel contesto attuale dove i politicanti del “sa po’ fa nagott” per frenare l’immigrazione fuori controllo ed i suoi nefasti effetti, vengono spazzati via. E questo a livello internazionale. Trump e Brexit insegnano.

Lorenzo Quadri