Ristorni dei frontalieri: il triciclo PLR-PPD-P$ si arrampica sui vetri per non decidere
Come volevasi dimostrare, i rappresentanti della partitocrazia PLR-PPD-P$ in Consiglio di Stato non ne vogliono sapere di difendere gli interessi dei ticinesi. Ed infatti sui ristorni preparano l’ennesima calata di braghe.
Nuova dimostrazione che il triciclo è succube dei rispettivi partiti federali (che di quello che succede in questo sfigatissimo Cantone se ne impipano). Del resto, da una partitocrazia che affossa la preferenza indigena votata due volte dal popolo, e che si illude di scaricarsi delle proprie responsabilità invocando il trito mantra del “sa po’ mia”, cosa ci si poteva attendere?
Il triciclo (assieme a tutta la casta) ha voluto la devastante libera circolazione delle persone. E quando si tratta di rimediare al disastro fatto? Forse che recita il mea culpa? Forse che cerca di trovare delle soluzioni? Ma col piffero! Si nasconde dietro la foglia di fico del “Sa po’ mia”, affossa le proposte altrui e rottama le votazioni popolari!
Nemmeno sul minimo…
Sui ristorni, l’impostazione non cambia. Sul tavolo, come noto, c’è la proposta di Zali, appoggiata da Gobbi, di vincolare parte di questo “tesoretto” – che ricordiamo ammonta ormai ad oltre 80 milioni di Fr all’anno, e scusate se sono pochi– alla realizzazione, da parte del Belpaese, di opere di interesse transfrontaliero. Così come previsto dalla Convenzione del 1974. Il pagamento verrebbe effettuato, per ovvi motivi, solo a realizzazione avvenuta. Una proposta, lo abbiamo già scritto, assolutamente sensata. Addirittura minimalista. Un “compromesso svizzero”. Eppure, la partitocrazia non ne vuol sapere. E, pur di non dare ragione all’odiata Lega, si arrampica sui vetri per non decidere. Non decide perché sa bene che un No alla proposta leghista costituirebbe un clamoroso autogol, oltre che una figura marrone di proporzioni epiche. Ma bene!
Nulla di fatto
L’ammucchiata antileghista in Consiglio di Stato è così arrivata a tirare in ballo anche la visita del governatore della Lombardia Attilio Fontana. L’evento mondano si è tenuto venerdì. Ovviamente non ha portato nulla di nuovo. Lo si sapeva fin dall’inizio. Ma, quando si è a caccia di pretesti, tutto fa brodo. Oltretutto si tratta dell’ennesima dimostrazione di incoerenza. Il triciclo ha sempre rifiutato qualsiasi intervento cantonale nella questione dei ristorni con la scusa che si tratta di competenza nazionale: quindi di Berna da un lato e Roma dall’altro. Una versione che tra l’altro è stata appena sconfessata dal Consiglio federale.
E adesso per non decidere – e quindi per non dare ragione all’odiata Lega – ci si attacca all’incontro con Fontana? Che è governatore della Lombardia, mica presidente del Consiglio! Proprio vero che al ridicolo non c’è fine.
Nessuna sorpresa
In un passato ormai sepolto (2014) il PLR aveva lanciato una petizione per la disdetta della Convenzione del 1974; oggi evidentemente la musica è cambiata (sarà perché l’attuale presidente dell’ex partitone di lavoro fa il funzionario della Confederella?) ed il partito si è adagiato sull’integralismo calabraghista. E, in duetto con i kompagni, blatera di trattative con l’Italia. Come se con il Belpaese gli svizzerotti non avessero già trattato ad oltranza, prendendola regolarmente in quel posto! Non ci sono quindi dubbi sul fatto che PLR e PS, anche per accontentare i rispettivi partiti nazionali, vogliano a tutti i costi regalare anche quest’anno 80 milioni di ristorni Belpaese. Delude invece la posizione del Beltraministro PPD, visto che il suo partito ha comunque mostrato delle timide aperture verso l’idea di vincolare i ristorni all’esecuzione di opere di interesse comune transfrontaliero. Opere che, pur essendo state promesse da lungo tempo, giacciono imboscate nei cassetti! Oppure non funzionano: vedi il trenino dei puffi Stabio-Arcisate, titolare del record mondiale dei ritardi. Intanto però i vicini a sud investono nella costruzione di una nuova strada per agevolare l’invasione del Ticino da frontalieri e padroncini in arrivo uno per macchina. Per quella i soldi ce li hanno.
La fregnaccia delle “trattative”
I tapini della partitocrazia, come detto, ancora farneticano di trattative con il Belpaese sul nuovo accordo fiscale sui frontalieri. Ed intanto il presidente del Consiglio regionale della Lombardia ha già scritto ai presidenti di Camera e Senato chiedendo di NON ratificare il nuovo accordo! Il quale ormai è morto, sepolto e mummificato.
Cosa deve ancora succedere perché la partitocrazia si decida a bloccare i ristorni? Ma teniamoci questi soldi e piantiamola di farci prendere per i fondelli! Sveglia!
Lorenzo Quadri