L’UTP contesta il proliferare delle zone a 30 Km/h che tanto piacciono alla casta
E chi l’avrebbe mai detto! Qualcuno osa contestare le politikamente korrettissime zone a 30 Km/h. Questo qualcuno non sono i soliti beceri destrorsi, bensì nientemeno che le aziende di trasporto pubblico, idolatrate dai $inistrati. I quali, nell’apprendere la notizia, devono essere diventati sì verdi; ma dal nervoso.
Fatto sta che, in una recente presa di posizione, l’Unione dei trasporti pubblici (UTP) si è messa per traverso alla moda delle zone 30 ovunque. Una moda incentivata anche dalla Confederella: con un’ordinanza entrata in vigore quest’anno, il governicchio federale mira a promuovere il proliferare incontrollato delle aree a velocità ridotta. A questo punto verosimilmente l’UTP ha sentito il dovere di tirare il freno a mano. La sua presa di posizione pubblica, accolta assai male dalla stampa di regime, contiene in realtà delle ovvietà. Ossia che le zone a 30 Km/h rallentano il ritmo dei trasporti pubblici e quindi allungano i tempi. Per mantenere la stessa cadenza delle corse servono dunque più mezzi e più autisti. Conseguenza: più inquinamento, più costi, e dunque tariffe più elevate. Se invece non si aumenta il numero delle corse, il risultato è minore efficienza e dunque anche minore attrattività del trasporto pubblico.
L’UTP si lamenta pure dei ciclisti: l’autorizzazione accordata alle biciclette di utilizzare alcune corsie dei mezzi pubblici è un’ulteriore causa di rallentamento e può creare delle situazioni di pericolo, oltre che stressare gli autisti.
Il cortocircuito
Ecco dunque il cortocircuito: per mobbizzare gli odiati automobilisti, le politichette ro$$overdi (sposate anche dal sedicente “centro” PLR-PPD) si inventano zone a 30 all’ora ovunque, tra un po’ anche in autostrada. L’obiettivo è quello di ostacolare gli spostamenti in auto – e dunque di rendere meno interessante la mobilità individuale – ma anche di multare a gogo’.
Dopo aver reso di proposito “inefficiente” l’automobile, la casta invita a prendere i mezzi pubblici… ma anch’essi rimangono impegolati nelle misure anti-auto!
Verso la fregatura
Deve essere chiaro che i $inistrati sono contrari a tutte le automobili, comprese quelle elettriche. E’ infatti evidente che gli ostacoli viari di cui sopra si applicano anche a queste ultime; stesso discorso per la soppressione di parcheggi e per le tariffe stellari degli autosili. Tariffe peraltro già condannate da Mister Prezzi. Però la partitocrazia, ma tu guarda i casi della vita, fa orecchie da mercante.
Non solo. Con la scusa della “transizione ecologica” si vuole elettrificare l’intera mobilità. Al di là del fatto che una simile operazione avrebbe costi economici e sociali insostenibili, è evidente che poi non ci sarà abbastanza elettricità per tutti. Quando la corrente scarseggerà, cosa farà la politichetta? Prima di costringere la gente a stare al buio ed a spegnere il riscaldamento, interverrà – con la massima goduria! – sull’odiata mobilità individuale, che era nel mirino fin dall’inizio. Di conseguenza le auto elettriche dovranno stare in garage, o potranno circolare solo a giorni alterni e/o in determinate fasce orarie. In questo modo una libertà fondamentale dei cittadini, quella di movimento, verrà mandata a ramengo!
Stile dittatura cinese
Per non farsi mancare niente, da Berna sta per arrivare l’ennesima vessazione a danno dei conducenti. Tramite nuove disposizioni nell’ordinanza e nella legge sul traffico stradale, si vogliono rendere multabili – con la scusa del “rumore evitabile” che genererebbero – gli automobilisti che guidano con il motore troppo su di giri, o con il volume della radio troppo alta.
E chi deciderà se il volume è troppo alto o i giri troppo elevati? Il polizotto di turno? Oppure verranno emanate delle prescrizioni di legge anche su questo, con poi la necessità di garantirne l’applicazione?
Svizzera sempre più simile ad una dittatura cinese! Grazie, partitocrazia!
Lorenzo Quadri