I ro$$overdi non vogliono che si sappia quante nazionalità hanno i loro soldatini a Berna

Certo che è un po’ deprimente dover considerare un successo ciò che è, in effetti, un’ovvietà. Oltretutto, la conquista è di quelle a dir poco minimaliste. Ma d’altronde dalla partitocrazia allo sbando, con il centro costantemente genuflesso alla cricca ro$$overde (vedi la sciagurata Legge sul CO2), non ci si possono attendere grandi imprese.

Fatto sta che giovedì in Consiglio nazionale la maggioranza ha accettato un’iniziativa parlamentare, depositata nella scorsa legislatura dal presidente Udc Marco Chiesa, la quale chiedeva che i deputati alle Camere federali fossero tenuti ad indicare, nel registro pubblico degli interessi, anche le nazionalità. In sostanza, i doppi (e tripli) passaporti dovranno uscire allo scoperto. Il che è davvero il minimo: i deputati, a seguito delle fregole di cosiddetta “trasparenza” portate avanti dai $inistrati, devono indicare anche se fanno parte di una bocciofila. Però i loro passaporti dovrebbero essere protetti dal segreto di Stato? Suvvia, non siamo ridicoli.

Trasparenza a senso unico

Inutile dire che ad insorgere scandalizzati contro la proposta sono stati proprio i kompagni ro$$overdi. Quelli che la trasparenza –così come la morale, la legalità, eccetera – la vogliono solo a senso unico.

La criminalizzazione ro$$overde delle cosiddette relazioni d’interesse è facile da spiegare. La gauche-caviar sogna un parlamento di politicanti professionisti. Molti dei loro soldatini, specie dopo le elezioni federali del 2019, in effetti non svolgono altre attività. Vedi i numerosi studenti a vita di trent’anni o più, che non hanno mai lavorato un giorno, iscritti all’Università da 20 e più semestri, senza naturalmente mai concludere un curricolo. Non avessero la cadrega bernese, costoro sarebbero in disoccupazione o in assistenza. Questo è il “nuovo che avanza” grazie alla cosiddetta onda verde. I cittadini faranno bene ad esserne consapevoli.

L’elettore non deve sapere

Tuttavia, ma tu guarda i casi della vita, i kompagni che si sciacquano la bocca con la “trasparenza”, quando si tratta di doppi e tripli passaporti si trasformano in fautori della più bieca opacità. Secondo costoro, il cittadino elettore non ha il diritto di sapere se il parlamentare Pinco Pallo fa politica nelle massime istituzioni elvetiche con in tasca anche il passaporto di un altro Stato, da estrarre a seconda della convenienza contingente.

Il perché di questa smania di segretezza è ovvio: la $inistraro$$overde è farcita di politicanti neo-svizzeri dal passaporto plurimo. A cominciare dal co-presidente nazionale CédricWermuth (Cédric chi?) studente a vita con varie cittadinanze che vorrebbe rendere l’albanese ed il serbo-croato lingue nazionali ed introdurre lo ius soli. Sicché, la pubblicazione dei passaporti dei soldatini ro$$overdi è, per i partiti direttamente interessati, fonte di “imbarazz, tremend imbarazz”.

Lealtà?

“Così – strillano indignati i $inistri fautori dell’opacità – si vuole mettere in dubbio la lealtà al paese di chi ha più passaporti!”. Ossignùr! Della “lealtà al paese” di chi, pur facendo politica a livello federale, non si sente nemmeno abbastanza svizzero per tenere soltanto il passaporto rosso, dubitare non è solo lecito ma financo doveroso.

Se la $inistra ro$$overde è sempre schierata contro la Svizzera e le sue specificità, un qualche motivo ci sarà.

L’obiettivo della Lega

Ricordiamo al proposito che in Australia, proprio per motivi di lealtà, l’accesso al parlamentoe quindi al governo è precluso a chi ha più di un passaporto. E questo è l’obiettivo a cui mira anche la Lega. Vuoi farti eleggere alle Camere federali, ed a maggior ragione nel governicchio federale? Prima rinunci alla cittadinanza del paese d’origine. Poi se ne riparla. Se non sei disposto/a alla rinuncia, è meglio che ti dedichi ad altro.

Naturalmente questa proposta è finora sempre stata avversata dalla partitocrazia multikulti. Ma questo non vuol dire che siamo disposti a metterla in soffitta. Anzi.

Lorenzo Quadri