In Consiglio nazionale è stata depositata un’iniziativa parlamentare che chiede che a fissare la nuova imposta ex canone sia il legislativo e non il governo, come dev’essere per un’imposta. Se l’iniziativa dovesse diventare realtà, per la RSI sarebbero cavoli amarissimi. Un problema che non si sarebbe posto rimanendo al vecchio sistema. Ohibò, qualcuno ha forse toppato alla grande la strategia?

 Il Ticino, come noto, lo scorso 14 giugno ha detto No al canone obbligatorio per tutti. Che poi altro non è se non una nuova imposta. Infatti verrĂ  prelevato senza una causa. Pagheranno tutti, anche quelli che non vogliono o non possono usufruire delle prestazioni per cui sborsano la pillola piĂą cara d’Europa.

I Ticinesi, dunque, non si sono piegati ai ricatti e alle minacce. Ricatti e minacce che si sentono sempre più spesso da parte federale. In particolare quando in discussione ci sono temi relativi al Dipartimento federale dei trasporti, dell’energia e delle telecomunicazioni: ovvero il Dipartimento della Doris uregiatta. Ma non solo lì. Basti pensare alle sordide sceneggiate pre- e post 9 febbraio.

 Modifica passata, ma…

In votazione lo scorso 14 giugno non c’era l’ammontare delle risorse destinate alla SSR. Nemmeno la ripartizione delle medesime tra le varie regioni linguistiche. Tuttavia è stato detto e ripetuto che, se non fosse passata la modifica di legge – quindi la nuova, iniqua imposta – i finanziamenti alla RSI sarebbero stati a rischio. La modifica è passata ma adesso si tenta di far credere che i finanziamenti per il Ticino siano comunque in pericolo. Si passa da una balla all’altra, dunque. Senza alcun ritegno. O meglio: in realtà il rischio c’è. Ma per motivi ben diversi.

 Propaganda non è servizio pubblico

Grazie alla nuova imposta, la SSR può dormire tra quattro guanciali. Lavori bene o male, rispetti o – come è il caso ora – se ne impipi dei dettami del servizio pubblico, utilizzi in modo razionale le risorse o le scialacqui, piaccia o no al pubblico, non cambierà nulla: le entrate sono assicurate dalla nuova imposta. E questa nuova imposta potrà venire aumentata, in caso di necessità, dai compagni di merende del Consiglio federale, ovviamente a manina con l’azienda. Senza chiedere niente a nessuno e senza che il cittadino-contribuente possa in qualche modo difendersi dal ladrocinio.

Ad ogni cip di protesta si suonerà l’ipocrita manfrina sentita nei mesi scorsi: la coesione nazionale esige, la difesa dell’italianità in Svizzera esige, la promozione culturale esige; come se un’emittente lottizzata che fa propaganda pro-UE, pro-aperture e pro-$inistra avesse qualcosa da spartire con i massimi sistemi sopra elencati.

 IpersensibilitĂ 

I Ticinesi hanno detto No alla nuova imposta pro-SSR. Con questo No hanno mazzuolato sonoramente la RSI. Negli sfarzosi uffici dirigenziali di Comano, però, non si ha certo l’abitudine a mettersi in discussione. La bastonatura popolare si è dunque tradotta in un’ipersensibilità stizzosa nei confronti di qualsiasi critica, sfociata a sua volta in prese di posizione assolutamente inadeguate. Vedi la polemica innescata a difesa dell’ennesimo acquisto da oltreconfine, ossia la virtuosa interprete di Cicciolina piazzata dietro i microfoni della rete 1 previo corso di formazione. Ma questo è solo un piccolo esempio.

Perché, intanto che ci si sollazza con simili diatribe di “alto profilo”, nubi scure si addensano all’orizzonte. La responsabilità è dell’ingordigia dell’azienda e dei suoi referenti politici.

 Il gioco sporco

Si è  voluto a tutti i costi trasformare il canone radioTv in un’imposta. Lo si è però voluto fare aggirando i principi del diritto fiscale. Esso prescrive che  l’ammontare di un’imposta sia fissato in una legge; non in un’ordinanza come nel caso concreto del “canone obbligatorio”. E prescrive pure che gli aumenti d’imposta devono essere approvati dal parlamento (o dal popolo in caso di referendum). Non decisi dal governo (a manina con l’azienda) senza che nessuno possa fare un cip, come è invece il caso della nuova imposta pro SSR.

In sostanza, dunque, i promotori dell’iniqua gabella hanno giocato sporco: hanno trasformato il canone in un’imposta prendendo però, dell’imposta, solo le caratteristiche che facevano comodo a loro (riscossione da tutti senza motivo) e lasciando da parte quelle che, invece, giocavano contro.

Ma la resa dei conti potrebbe non tardare.

 Iniziativa pericolosa

In casa SSR forse non l’hanno ancora scoperto, ma, nella sessione estiva del Consiglio nazionale, è stata depositata un’iniziativa parlamentare, sottoscritta da numerosi firmatari, che chiede che a definire l’ammontare della nuova imposta pro-radioTV sia il parlamento – come correttamente dovrebbe avvenire per un’imposta – e non il governo. Questa iniziativa, pericolosissima per la SSR, non sarebbe stata depositata se la modifica della LRTV non fosse passata. Il primo firmatario lo ha detto chiaramente. In altre parole, l’iniziativa non avrebbe visto la luce se non si fosse tirata troppo la corda.

 Motosega in arrivo?

Perché si tratta di un’iniziativa pericolosissima? Perché, se a decidere l’ammontare dell’imposta ex canone fosse un domani chiamato il Parlamento, non c’è bisogno del Mago Otelma per rendersi conto che in quella sede si potrebbero facilmente trovare i numeri per una decurtazione mica da ridere. E allora sì che sarebbero dolori. In primis per la RSI, che potrebbe davvero vedersi falcidiata la propria fettona di risorse. L’emittente di Comano, con il vecchio sistema, non rischiava poi molto. Però lo si è voluto cambiare. Così si è andati a svegliare il can che dorme. E, se il cane, oltre a svegliarsi, azzannerà anche, i grandi strateghi della radiotv di Stato (o piuttosto: di regime) potranno ringraziare solo loro stessi.

Lorenzo Quadri