Notizia passata più o meno inosservata, pubblicata di recente dall’Ufficio federale di statistica: il numero dei lavoratori in Svizzera aumenta a seguito dell’apporto di stranieri. Nel corso del 2014 la manodopera svizzera è salita del 2.1%, ma la progressione degli stranieri è assai più marcata avendo conosciuto un incremento del 4.5%. Ad aumentare più di tutti sono i permessi di dimora B (+8.9%) ma anche i frontalieri crescono del 2.6%. A proposito dell’aumento dei frontalieri manca ancora il dato stabilito per Cantone, ma guarda un po’…
Senza bisogno di essere economisti, il quadro è chiaro. Sempre più posti di lavoro in Svizzera vengono occupati da lavoratori stranieri. E non ci si venga a raccontare che sono tutti impieghi per cui non si trovano “profili” elvetici. La logica conseguenza di tale situazione è dunque che sempre più svizzeri si vedono precluse possibilità lavorative in casa propria a causa dell’immigrazione senza controllo. Quindi è in atto la famosa sostituzione. Ma come, non dovevano essere tutte balle della Lega populista e razzista?
Permessi B
L’impennata di permessi B è preoccupante non solo per l’occupazione ma anche per il sociale. Se infatti questi dimoranti in arrivo dall’UE perdono il lavoro, vanno in disoccupazione prima ed in assistenza poi. La caduta in assistenza dovrebbe portare automaticamente alla revoca del permesso di dimora: infatti è ottenuto per esercizio dell’attività lavorativa; dunque, non ha più ragione di essere se la persona va in assistenza. Però questo non accade.
Ci siamo persi qualcosa?
La situazione rende quindi ulteriormente evidente, nel caso ce ne fosse ancora bisogno, la necessità di limitare la libera circolazione delle persone. Invece sappiamo che al proposito nemmeno tra Berna e Bruxelles nemmeno si negozia. Infatti c’è chi si ostina a non rendersi conto della gravità della situazione. Specie della situazione ticinese.
A questo proposito è particolarmente eloquente un’intervista al kompagno Alain Berset pubblicata sul Corrierone una decina di giorni fa. Berset sostiene senza imbarazzo che “in tempi recenti il Consiglio federale ha preso molte decisioni che tengono conto della situazione ticinese”. Forse ci siamo persi qualcosa. Chiamato a concretizzare la curiosa asserzione, il kompagno indica: il tunnel di risanamento del San Gottardo – cui lui, tra l’altro, come $ocialista era senz’altro contrario – e il messaggio sulla cultura con cui si intende rafforzare la presenza dell’italiano.
Decisione della BNS?
Ohibò, senza voler nulla togliere alla presenza dell’italiano, magari c’è qualche altro tema dalle ripercussioni più pesanti ed immediate su cui il Consiglio federale avrebbe fatto bene a chinarsi. Ad esempio, alla faccia della “situazione ticinese”, i sette hanno congelato il pacchetto di rafforzamento delle misure accompagnatorie alla devastante libera circolazione delle persone. Quale argomento a favore di tale sciagurato congelamento, Berset indica la decisione della BNS di abbandonare il tasso di cambio fisso con l’euro. Al più tardi a questo punto ci si rendo conto che il kompagno ministro non ha la più pallida idea dei problemi del mercato del lavoro del nostro Cantone. L’abbandono del tasso di cambio fisso era semmai un motivo per potenziare le misure accompagnatorie, visto che fomenta il dumping salariale. Non certo per congelarle!
Sarebbero queste le decisioni nell’interesse del Ticino?
Fiscalità dei frontalieri
E non dimentichiamo che prossimamente ci cadrà addosso anche una delle innumerevoli perle della ministra del 5% Widmer Schlumpf, ossia l’oscena revisione di legge che vuole concedere ai frontalieri le stesse deduzioni fiscali di cui beneficiano i residenti. Una pura follia. Il Ticino dovrebbe mettere in piedi – e pagare – tutto un apparato burocratico per incassare meno imposte e fare così un regalo fiscale ai frontalieri. Quando invece le imposte dei frontalieri devono essere aumentate a livelli italiani. Non certo abbassate a suon di deduzioni che non hanno ragione di essere, visto che i frontalieri vivono in Italia a costi della vita italiani! L’immonda modifica legislativa è stata momentaneamente bloccata in sede di commissione parlamentare, ma presto a Berna si dovrà prendere una decisione: o si trova una maggioranza per far cadere gli scandalosi regali fiscali ai frontalieri, o questi entreranno in vigore. E questo grazie al Consiglio federale ed in particolare alla ministra del 5%.
Rinfrescare la memoria
Il congelamento delle misure accompagnatorie e i regali fiscali ai frontalieri sono solo due esempi di decisioni del Consiglio federale deleterie per il Ticino. Tanto per rispondere ai due indicati da Berset, e magari rinfrescargli un po’ la memoria. Altro che “decisioni che tengono conto della situazione ticinese”!
Lorenzo Quadri