L’USTRA ha lanciato il sasso nello stagno; va da sé, con l’approvazione della Simonetta

Una simile iniziativa sarebbe nociva e discriminatoria per il Ticino

Sarà il caldo, ma in tempi recenti a Berna i burocrati federali hanno moltiplicato le uscite balzane, naturalmente tutte dirette contro gli automobilisti e anche contro il Ticino. E se il direttore di un ufficio federale come quello delle strade (USTRA) se ne esce con certe boiate sui media, è perché ha avuto preventivamente l’accordo della sua capa, ovvero la kompagnaSimonetta Sommaruga (P$). Del resto, se tale accordo non ci fosse, vorrebbe dire che l’amministrazione bernese (gonfiata come una rana e sempre più simile a quella di Roma) è andata del tuttofuori controllo.

La boutade

Tra queste boiate si annovera la boutade dell’introduzione del pedaggio al tunnel autostradale del Gottardo. Non è un discorso nuovo: se ne parlava già oltre quarant’anni fa, prima dell’apertura del traforo.

Il pedaggio al Gottardo, a parte l’eccezione di cui più sotto, è stata giudicata “una cagata pazzesca” 4 decenni fa, e tale rimane.  Se la kompagna Simonetta ed i suoi burocrati lanciano il sasso nello stagno per vedere l’effetto che fa, è solo perché costoro odiano gli automobilisti (compresi i conducenti delle auto elettriche) e quindi fanno di tutto per penalizzarli. In barba alla libera scelta del mezzo di trasporto garantita dalla Costituzione.

Non è un caso

Se il pedaggio al Gottardo viene evocato da uno dei massimi burocrati federali, non dal Gigi di Viganello, ciò non accade per caso. Si vuole cominciare ad abituare la gente all’idea.

Questa ci mancava. Già la partitocrazia federale – compresi i politicanti del cosiddetto “centro” PLR-PPD che  hanno infiltrato le associazioni a presunta difesa degli automobilisti – rifiutano di concedere sconti sulla benzina. E’ chiaro che di creare nuovi balzelli a carico di chi si sposta in automobile non se ne parla nemmeno.

Di nuovo discriminati

E’ inoltre manifesto che un pedaggio al Gottardo equivale ad una discriminazione del Ticino. Tutti gli altri Cantoni si raggiungono gratis dal resto della Svizzera. Per arrivare nel nostro, invece, si pagherebbe un balzello. Vuol dire rendere il Ticino, anche simbolicamente, sempre meno Svizzera e sempre più Lombardia. La svendita tramite devastante libera circolazione delle persone ancora non bastava?

E anche un eventuale esonero dal pedaggio dei ticinesi e degli urani non sarebbe una soluzione. Il problema è un altro: per quale cavolo di motivo un domani il turista bernese o zurighese per arrivare da noi dovrebbe eventualmente pagare un pedaggio, mentre per andare in Vallese no? Perché per attraversare la Svizzera da est ad ovest non si pagano balzelli mentre per attraversarla da nord a sud sì?

Altro che costi…

Certamente non si possono addurre, a motivazione del pedaggio,fantasie sul costo del nuovo traforo del Gottardo (quello approvato dal popolo nel febbraio 2016, grazie al quale sotto il massiccio passeranno due tunnel monodirezionali di una corsia ciascuno): a parte che la spesa verrà comunque coperta con i soldi prelevati agli automobilisti, ci sono in Svizzera interna viadotti anche più cari. Come la mettiamo, ad esempio, con la dispendiosissima realizzazione di gallerie artificiali in località discoste per tutelare dal rumore due mucche e quattro capre, quando la stessa soluzione è invece stata negata a Bissone?

Stranieri in transito

Al massimo, un pedaggio lo si potrebbe far pagare agli stranieri che non si fermano in Svizzera, ma che la usano semplicemente come corridoio per recarsi altrove. Vedi i germanici che vanno in vacanza nel Belpaese. O i TIR UE in transito parassitario. Questi ultimi pagano un prezzo irrisorio per attraversare il nostro Paeseda confine a confine. Ciò a seguito delle calate di braghe dell’allora ministro dei trasporti $ocialista, il kompagno Moritz “Implenia” Leuenberger, davanti ai balivi di Bruxelles quando si trattava di discutere l’ammontare della tassa sul traffico pesanteper i camion europei. D’altronde, dai politicanti di un partito, il P$, che  ha appena elaborato un piano in tre tappe per far entrare la Svizzera nella fallita UE, mica ci si può aspettare che si oppongano alla DisUnione europea.

Rivogliamo i bus per la Malpensa

Altra cappellata viaria che penalizza il Ticino è l’abolizione dei bus per la Malpensa. I torpedoni viaggiavano grazie ad una concessione federale, che però è stata revocata con il completamento della tratta ferroviaria Lugano-Malpensa. Peccato che prendere il treno per la Malpensa significhi, se va bene, impiegare un’ora e 40 minuti con di regola un cambio (ma in certi orari anche tre). Ciò comporta oltretutto esporsi al rischio di lavori in corso, guasti sulla linea, scioperi ferroviari nel Belpaese, ritardi assortiti, perdita di coincidenze, e chi più ne ha più ne metta.

Le concessioni agli autobus sono state revocate alla fine del 2019. Il disservizio è stato voluto dalla Confederella (il solito Dipartimento Simonetta) perché bisogna (?) privilegiare la ferrovia e mazzuolare la gomma. Anche in campo di trasporto pubblico. A farne le spese è ancora una volta il Ticino. Non solo i viaggiatori che partono in aereo dal nostro Cantone, ma anche quelli che arrivano. Vedi in particolare i congressisti. E Lugano intende puntare su un nuovo centro congressuale.

La Lega era intervenuta a più riprese a Berna a sostegno del mantenimento dei pulman per la Malpensa. Ma Sommaruga ed i suoi burocrati non ne hanno voluto sapere. A fine 2022 saranno tre anni senza la concessione per i bus. Dopo un lasso di tempo del genere, è legittimo chiedere di rivalutare la situazione. La Lega non mancherà di farlo.

Lorenzo Quadri