La ministra delle finanze PLR Karin Keller Sutter è completamente fuori a sbalzo
La ministra delle finanze PLR Karin Keller Sutter (Ka-Ka-eS) intende dimezzare le franchigie per gli acquisti transfrontalieri. In concreto, vuole abbassare il limite di spesa superato il quale chi, facendo compere all’estero (nel nostro caso: in Italia), rientrando in Svizzera deve pagare l’IVA, portandolo dagli attuali 300 a 150 franchi.
Si tratta, evidentemente, di un modo per ostacolare la spesa all’estero. La quale è un tema in tutte le regioni di frontiera della Svizzera, ma in particolare in Ticino.
Non serve il Mago Otelma per prevedere che le trasferte oltreramina per riempire il frigorifero verranno ulteriormente spinte verso l’alto da una serie di fattori:
- le ripetute tranvate sui premi di cassa malati,
- l’aumento del costo della vita (inflazione pistonata dal prezzo dell’energia che lievita; e non solo per la guerra in Ucraina, ma anche per la svolta verde ideologica voluta dalla partitocrazia),
- il franco forte.
Responsabilità sociale
Noi promuoviamo, ovviamente, la spesa in Ticino: è un atto di responsabilità sociale nei confronti del territorio. Tuttavia, ci sono persone per le quali varcare il confine è necessario a far quadrare i conti, e pertanto meritano la massima comprensione. Non tutti quelli che fanno la spesa in Italia si trovano però in ristrettezze finanziarie. Tra loro ci sono anche dei liberi professionisti milionari, che dovrebbero vergognarsi.
Ka-Ka-eS allo sbando
L’incoerenza della sconsigliera federala dell’ex partitone è plateale. Da un lato ostacola la libera circolazione della spesa. Dall’altro, non fa assolutamente un tubo per arginare la devastante libera circolazione delle persone con conseguente invasione di frontalieri: che è poi la causa del continuo degrado del mercato del lavoro ticinese e del progressivo impoverimento della popolazione. Se la disoccupazione in Ticino cresce e gli stipendi vengono spinti al ribasso dal dumping salariale, è ovvio che sempre più gente risparmia sulla spesa varcando il confine. E, parallelamente, non si sente in dovere di sostenere con i propri acquisti un paese che l’ha abbandonata perché “bisogna aprirsi”.
Autogoal clamoroso
La totale assenza della PLR Ka-Ka-eS sul fronte dell’esplosione del frontalierato è scandalosa. Rispondendo ad un atto parlamentare leghista (del sottoscritto) sul tema, la consigliera federala liblab affermò che “il Ticino è vittima del suo successo”: come se 80mila frontalieri fossero “un successo”, una figata pazzesca.
Alla richiesta di pensare a delle clausole di salvaguardia per il mercato del lavoro ticinese, la ministra delle finanze replicò con un njet scandalizzato.
E questi sono solo due tra i tanti esempi possibili.
Per la serie “non c’è limite al peggio”: la Ka-Ka-eS, non contenta di non fare una fava per migliorare la situazione in Ticino, addirittura si impegna a peggiorarla. Ad esempio con il deleterio accordo sul telelavoro dei frontalieri (vedi articolo a pag. 11) che renderà il nostro Cantone ancora più attrattivo per i permessi G del terziario amministrativo: proprio quelli che nemmeno ci dovrebbero essere. Un autogoal clamoroso. Oltretutto, non si tratta neppure della consueta calata di braghe davanti a pressioni estere. No! L’Italia non era interessata a promuovere lo smartworking dei frontalieri. E’ stata la Confederella a prendere l’iniziativa e a seccare la gloria ai vicini a sud! Peggio di così. Tafazzi al confronto è un dilettante.
Eccoli qua, i grandi statisti del PLR! Ma avanti, continuate a votare per l’ex partitone…
Senza poi dimenticare che è stata la gestione della liblab Ka-Ka-eS a porre le basi per l’attuale caos asilo, poi aggravato dalla ministra del “devono entrare tutti” kompagna Baume Schneidèèèr (P$).
L’Italia s’è desta?
Le regioni di confine del Belpaese si stanno rendendo conto (dopo averne mangiate dieci fette) che gli eccessi di frontalierato danneggiano anche loro, perché ci perdono troppi lavoratori. E dunque si stanno inventando degli escamotage per rendere meno attrattivo il permesso G. Vedi la fantomatica “tassa di confine”, che Roma vorrebbe prelevare ai frontalieri per finanziare un bonus agli stipendi del personale sanitario. Difficilmente simili misure otterranno dei risultati: il divario salariale tra i due lati della ramina, ulteriormente accentuato dalla forza del franco, resta troppo importante. Ammesso e non concesso che simili misure vengano approvate dal parlatoio romano: nel Belpaese la lobby politica dei frontalieri è forte.
Al netto di queste considerazioni, è allucinante che a tentare di arginare il frontalierato non sia la Svizzera, bensì l’Italia! La quale (ovviamente) propone delle misure che sono solo pro saccoccia sua.
Tempi maturi
Il fatto che il Belpaese si sta muovendo, dimostra che i tempi sono maturi per intavolare il discorso delle clausole di salvaguardia a tutela del mercato del lavoro ticinese. Dunque di provvedimenti che rispondano anche agli interessi di questo sfigatissimo Cantone, e non solo a quelli della fascia di confine italica!
Ma Ka-Ka-eS non ne vuole sapere. Lei ed i suoi burocrati liblab stanno su un altro pianeta. Risultato: la sconsigliera federala PLR, invece di preoccuparsi dell’occupazione e del dumping salariale in Ticino, si premura di impedire ai ticinesi (in particolare ai momò) di fare la spesa in Italia. Ma sa po’?
Chiaro che nel Mendrisiotto, come pure nel Malcantone, il disappunto (eufemismo) per il prospettato dimezzamento delle franchigie è grande. Dice la vox populi: “Siamo invasi da frontalieri, traffico ed inquinamento; però, invece di intervenire su questi problemi, la Ka-Ka- eS ci vuole togliere l’unico “vantaggio” delle frontiere spalancate: ossia la spesa in Italia”.
Morale
Una cosa è certa: senza la devastante libera circolazione delle persone voluta dalla partitocrazia, il numero di ticinesi costretti a fare le provviste in Italia per ragioni economiche calerebbe sensibilmente. E’ su questo fronte che occorre intervenire: bisogna curare la causa!
Lorenzo Quadri